Progressivo aggressivo. Quando avevo letto per la prima volta la tabella del prof. Massini gli avevo subito chiesto se i ritmi non fossero un po' troppo lenti. Me ne sono pentito subito il giorno dopo, appena cominciati gli allenamenti. La sua previsione sul caldo era indovinata. E guardando il progressivo di questa mattina, ho subito pensato ancora una volta ad una seduta facile. Mai previsione fu più sbagliata.

Si, mi manca correre in compagnia. E me ne sono accorto ieri accompagnato da Franco lungo il Naviglio. Correre come facevo quando avevo iniziato qualche anno fa. Quanti chilometri in compagnia con Zio, Fabio, Walter, Massimo, Simone, Alberto, Iacopo. Aumentando la velocità i compagni sono cambiati ma sono anche sempre più rimasto solo. Ritornare a correre con qualcuno ti fa riscoprire la bellezza della corsa. Quel gesto spontaneo che ti viene da fare mentre racconti le tue giornate, i tuoi problemi, i tuoi progetti. Corri mentre non ti accorgi nemmeno di farlo. Solo arrivando a casa i piccoli acciacchi risaltano fuori come a ricordarti che non era solo una passeggiata.

Il regalo di compleanno me lo sono fatto in serata. E anche il tempo ha voluto dare il suo contributo. Giornata grigia, climaticamente parlando. Pioggia dal mattino che ha rinfrescato completamente questo strano metà-agosto. Aria frizzante per tutto il pomeriggio e, nonostante un po' di sole che ha provato ad affacciarsi tra le nuvole, temperatura ideale intorno ai 22°C. Non si vedeva da tempo. Fa più caldo in casa che fuori. E da parte mia non vedevo l'ora di sfogarmi con una buona dose di ripetute. Voglia che si trasforma in maledizione non appena inizia la prima sessione. Il fiato diventa corto. Il respiro affannato. Le gambe stanche e pesanti. Il sudore cade negli occhi. La voglia di fermarsi è all'apice. Eppure tutto poi si evolve in gioia, quando arrivi a casa sfinito ma sai di avere dato anche questa volta tutto.

Mi è sembrato di ritornare nel 1982, all'oratorio, quando ci si sfidava sul campetto al sole volendo essere Paolo Rossi o Dino Zoff. Ed in comune con loro avevamo solo la voglia di giocare ed il pallone tra i piedi. Oggi, mi sono infilato le mie scarpe, la mia canottiera, i miei pantaloncini, i miei occhiali, il mio cronometro e sono uscito a correre. In comune con loro avevo solo la voglia di correre, la voglia di tagliare il traguardo, la voglia di divertirmi, il sogno di arrivare per primo. Valeria Straneo, Emma Quaglia, Daniele Meucci. Ho corso con loro, con le immagini delle loro fatiche. Con il tricolore alzato e il sorriso di Valeria. Con la caparbietà e la grinta di Emma. Con l'orgoglio e la fatica di Daniele. E non a caso è stato un allenamento perfetto.

Che non sarebbe stata una passeggiata lo sapevo fin da subito. Il terzo giorno consecutivo post-ripetute sapevo mi avrebbe segnato le ginocchia. E così ho anche completato il percorso maratona suddiviso in tre giorni. Analizzare lo stesso allenamento fatto a due giorni di distanza ed avere sensazioni contrastanti. Ma vuol dire che ho lavorato bene. Rimane sempre il dubbio su cosa fare per riuscire a correre senza il fastidio. Ci vorrebbe una settimana di riposo forse. La preoccupazione più grossa mi rimane in riferimento alle gare: un conto è correre dieci-quindici chilometri con le ginocchia doloranti, un conto è farne trenta o quaranta. Ma già con il lungo di domenica e il doppio del week-end potrei avere qualche risposta.

In realtà la media sui 14 Km che avrei dovuto correre come medio-veloce parla chiaro: 4' 04". Non ci sono scuse. Non conta essere arrivati stanchi alla domenica sera. Non conta aver corso con 28°C all'ombra. Non conta avere fastidi vari tra anca e ginocchia. Conta solo il cronometro. Mi trovo in difficoltà certi giorni, mi sembra di stare bene in altri. Questa è la cosa che forse più di tutte mi sta sfiancando, non avere il controllo. Non sapere. Lavorare sempre e comunque come devo, al massimo, ma non trovare quei risultati che vorrei. E nonostante l'allenamento non sia andato come previsto, non ho nulla da rimproverami. Più di così non avrei potuto fare.

Allarme rientrato. Paura anche. Probabilmente il consiglio dato da Fulvio sul non correre in salita visto che mi ha provocato il problema di domenica, è la cosa più corretta da fare. Con un po' di ghiaccio e di riposo. Sono rimasto stupito anche io d'essere riuscito a correre senza problemi stasera. Per come mi sentivo dopo la corsa di Ubiale domenica pomeriggio credevo che mi sarei dovuto fermare per una settimana almeno. A questo punto opto per il fatto che la scorsa settimana sia stata parecchio pesante dal punto di vista atletico e che correre in montagna alla ricerca del fresco sia stata una pessima idea.

Visita Medica con ECG (elettrocardiogramma) obbligatoria anche per le corse amatoriali. Ho letto la notizia in anteprima su Podisti.net e subito ho cercato chiarificazioni in rete, finendo proprio sul sito del CONI Trentino, dal quale la news era partita. A quanto pare da cinque giorni (dal 4 agosto 2013, nda) è resa obbligatoria da parte di tutte le società sportive, fornire certificazione medica relative ai propri atleti anche per le corse non-competitive (ricordo che attualmente in Europa solo Italia e Francia richiedono lo stesso per gli agonisti). Cosa succederà nelle prossime tapasciate domenicali?

Quando ritorno a casa con il sorriso so di aver fatto bene. Quando mi sono specchiato per un attimo nella piccola telecamera del videocitofono ho visto la faccia distrutta, il sudore che riempiva ancora il viso e la divisa, il respiro ancora pesante nonostante i minuti passati per lo stretching. Ma mi sono visto soddisfatto, mi sono ri-visto spingere per tutti i sette chilometri di ripetute, mi sono ri-sentito incitare nella testa per non-mollare negli ultimi duecento metri in ogni step, ho risentito la stanchezza e la leggerezza nelle gambe contemporaneamente. E ho guardato avanti nel tempo. C'era un gonfiabile sopra di me e un pettorale sulla divisa.

Week-end-infrasettimanale ferragostiano passato indenne. Due uscite mattiniere di corto-lento che completano la quattrogiorninonstop prima del week-end vero e proprio dove ci sarà da divertirsi. Sperando nella buona sorte del meteo, visto che correrò di sera. Peccato non siano previsti temporali. Un po' per incastrare gli impegni, un po' per correre col fresco sia giovedì che venerdì sono uscito al mattino, non troppo presto, sfruttando le ferie. Aria diversa dal tramonto. Fresco e calma piatta.

Non basta la testa a volte. Se il fisico non le va dietro, si può pensare in alto, lavorare per migliorarsi, provare a fare sempre meglio ma senza portare a casa nulla. Solo ieri mi sembrava di volare, senza fastidi, con la mente a spingere le gambe. Oggi, nonostante la voglia che ti trascina ogni volta che fai bene, una giornata estremamente no. I segnali che nei giorni scorsi il ginocchio destro mi aveva mandato sono diventati un allarme. Ero partito bene, voglioso di chiudere questa settimana di carico, più di novanta chilometri. Ma ad un certo punto mi sono ritrovato a camminare per riuscire a superare le salite. Fiato a volontà, ma fitte al ginocchio che hanno superato la sopportazione.

Un altro mondo. E' bastata una giornata di pioggia per portare le temperature a qualche grado in meno. Risultato: una corsa senza affanno. Non senza fatica, ma per lo meno senza dover forzare per portare a termine anche un lento. La pioggia è caduta tutta in mattinata e nel primo pomeriggio purtroppo, per cui corsa quasi asciutta, se non si tiene conto delle sporadiche gocce cadute ma che non mi hanno nemmeno bagnato. L'umidità è comunque rimasta. All'arrivo la canottiera sembrava appena uscita dalla lavatrice da quanto era zuppa di sudore. Ma non poteva essere solo una passeggiata di piacere.