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Giro del Monte Ubione (Ubiale Clanezzo)

Non basta la testa a volte. Se il fisico non le va dietro, si può pensare in alto, lavorare per migliorarsi, provare a fare sempre meglio ma senza portare a casa nulla. Solo ieri mi sembrava di volare, senza fastidi, con la mente a spingere le gambe. Oggi, nonostante la voglia che ti trascina ogni volta che fai bene, una giornata estremamente no. I segnali che nei giorni scorsi il ginocchio destro mi aveva mandato sono diventati un allarme. Ero partito bene, voglioso di chiudere questa settimana di carico, più di novanta chilometri. Ma ad un certo punto mi sono ritrovato a camminare per riuscire a superare le salite. Fiato a volontà, ma fitte al ginocchio che hanno superato la sopportazione.

Valli bergamasche. Una certezza quando si tratta di trovare il clima giusto per correre. Se la temperatura non scende rimangono sempre comunque i boschi. Cielo coperto, quasi troppo fresco per essere ad agosto. Come sempre la maggior parte dei partecipanti alle 7:30 del mattino sono già partiti da un po'. Mi servono venti chilometri tranquilli per chiudere la settimana, per cui un giro da quattordici chilometri più un'andata-ritorno di tre chilometri nel finale. Di piano non ce n'è molto, ma già avere l'asfalto è un vantaggio. Sono partito bene sulla vecchia strada che ci porta a Clanezzo. Qualche curva e poi il passaggio bellissimo sul vecchio ponte in pietra che scavalca il Brembo. Neanche quattro chilometri e già le ginocchia cominciano a darmi fastidio. La cosa strana è che il tutto accade in salita. Ogni volta che appoggio la gamba destra e provo a dare spinta, una fitta parte sul retro-esterno del ginocchio, in maniera analoga a quando già successo a luglio per l'altra gamba. Discesa e tratti di piano diventano momenti di rilassamento quasi, dove sembra che tutto sia a posto. Ma non appena le salite invece di piccoli strappi diventano più lunghe e impoprtanti il dolore diventa forte. Lo sforzo prolungato per salire sul Monte Ubione mi costringe prima a qualche sosta, poi a camminare per cercare di non forzare troppo la spinta. E sono solo a metà del percorso. La fase di discesa, soprattutto su ciottolato e sterrato peggiora la situazione. Il carico sull'altro ginocchio aumenta e anche la gamba sinistra comincia a farmi nuovamente male. Non riesco a godermi il paesaggio, il fresco, la corsa, la giornata. Penso solo a quando sarò all'arrivo. Rallentando la corsa si raffreddano anche i muscoli e la gamba mi diventa rigida. Eppure in piano sembra che non ci siano problemi. Finisco i 14 Km in 1h 24' 49" (circa il tempo complessivo che avrei dovuto correre) con ancora negli occhi l'allenamento di sabato e mi chiedo come sia possibile che da un giorno all'altro le cose cambino così in fretta. All'arrivo provo a ripartire per gli ultimi sei chilometri, ma tiro subito i remi in barca, visto che il dolore comincia a diventare pressante. Sperando che un nuovo giorno, ghiaccio e un po' di riposo ribaltino nuovamente le cose.