La Staffetta della Unesco Cities Marathon sarà solo domani mattina, ma il riscaldamento l'ho già iniziato oggi. Riscaldamento più per la temperatura che per la corsetta mattutina. Picco di caldo in questo week-end dopo qualche giorno più in linea con la media stagionale. Dev'essere un vizio della zona, visto che anche lo scorso anno quando avevo deciso di provare a correre la mezza maratona alla Bavisela il caldo aveva sorpreso un po' tutti. Ma questo ci ha permesso già di entrare in clima-gara. Questa mattina a Palmanova conferenza stampa di presentazione dell'evento. Bella e diversa la cornice all'aria aperta nella bianca piazza centrale della città. Presente Ruggero Pertile promotore e vincitore della passata edizione. Noi la maratona la faremo divisa-in-due, ma non sarà certo una passeggiata. Corriamo nella storia per la storia.

Non c'è niente da fare. Quando un allenamento di ripetute va bene, la giornata prende tutta un'altra piega. Ero partito un po' dubbioso visto che mi sentivo un po' stanco e malandato in questi giorni e invece come succede quasi sempre concentrazione e voglia di migliorare hanno avuto la meglio. Quindi oggi parto positivo per quel che sarà la gara di domenica alla Unesco Cities Marathon, la staffetta in coppia con Chiara. Due terzi di percorso per lei, ultimo terzo per me. Esattamente come suggeriscono i nostri rispettivi obiettivi infra-stagionali. Se per caso sarete in zona tra Cividale, Palmanova o Aquileia non dimenticatevi di fermarvi un attimo a tifare per il Corro Ergo Sum team.

Visto che domani alla Stramilano pioverà, mi è sembrato giusto uscire oggi non appena le prima gocce hanno cominciato a cadere. E devo dire che non mi è per nulla dispiaciuto. A parte i primi minuti, una volta abituato al fresco e alla pioggia è stato piacevole. 10 Km di lento per muovere le gambe. Ma soprattutto per vedere come come stavo veramente. Il polpaccio mi ha dato qualche fastidio in settimana e speravo che un giorno di riposo aiutasse a riassorbire tutto. E ieri, per non farci mancare nulla, c'è stato un piccolo allarme gastro-intestinale. Ma visto i problemi avuti lo scorso anno alla vigilia della Maratona di Milano non ho voluto prendere sottogamba anche i più piccoli segnali. Tutto però sembra è essere sottocontrollo, sia per le gambe che per il resto. Quini domani appuntamento sotto il gonfiabile della partenza. Aspettando il colpo di cannone.

Simone, Franco, Dario, Daniela. Saremo noi i porta-bandiera di CORRO per AiCRA tra due settimane alla Relay Milano Marathon. Quarantadue chilometri per testimoniare a Markiyan la nostra/vostra solidarietà. E saremo affiancati da una decina di altre staffette di AiCRA. Un'idea nata poco più di due mesi fa. Credevo sarebbe stato più semplice organizzare tutto e invece mi ci è voluta un po' più di fatica di quanto immaginato. Ma vuol dire che il risultato finale sarà ancora più gratificante. Come gratificante è stato vedere maturare in frettissima la raccolta fondi su Rete del Dono, sempre in favore della nostra causa. Obiettivo ormai raggiunto da tempo, ma non per questo dimenticato. Dateci una spinta, donate adesso!

Poco più di una settimana. Quanto manca al via di questa nuova Maratona di Milano ed alla Staffetta. E sarà una nuova esperienza anche per me. In queste settimane insieme ad AiCRA abbiamo sistemato i dettagli, raccolto le adesioni, fatto le iscrizioni, preparato il materiale. I prossimi giorni saranno quelli per gli accordi dell'ultimo minuto, il ritiro dei pettorali, la tensione pre-corsa. Tensione, si. Perchè se anche non sarà una gara contro il tempo, sarà comunque una prova da non sottovalutare. 42,195 metri con la bandiera di AiCRA per portare Markiyan con noi. Un traguardo diverso, ma sempre un obiettivo da raggiungere.

C'è una cosa che mi è rimasta in mente da qualche giorno alla quale ho pensato oggi mentre correvo. Ne avevo già parlato velocemente qualche settimana fa perchè la ritenevo una cosa ormai superata. Ma invece ascoltando o leggendo certi discorsi in questo fine settimana mi sono stupito di quanto ancora il discorso non sia chiaro ai più. Mi riferisco al chilometraggio dei GPS. Sempre qualcuno che si lamenta che il proprio fido compagno da polso indichi una distanza differente da quella ufficiale dichiarata degli organizzatori. Ma mai una parola sul fatto che ogni gps indichi una distanza differenta dal quello di un altro. E se si può chiudere un occhio riguardo ai commenti riferiti alle tapasciate, mi chiedo come ci sia ancora gente che non capisca come i percorsi certificati siano misurati a rotella e non dal satellite.

Avevo ancora in sospeso i due chilometri lasciati nello spogliatoio martedì, così con l'ultima seduta infrasettimanale li ho recuperati. Ma contro ogni aspettativa, pur essendo giornata post-ripetute, il ritmo lento è stato un po' più veloce. Nei primi chilometri mi sono sentito ingolfato, ma una volta sciolte le gambe, il ritmo è venuto da solo. Forse anche merito della giornata fresca nonostante il sole. Senza spingere il ritmo viene ormai naturale. Sono a due mesi e mezzo dalla ripresa e tutto sembra andare in linea con i programmi. Ma il vero esame sarà tra tre settimane a Trieste, bora permettendo.

Con queste giornate uscire a correre è solo un piacere. Ed un piacere sentire l'aria fresca che entra dalla canottiera e sale dai pantaloncini. Divisa estiva obbligatoria, almeno per me. Mi ricordo ancora le prime volte che ho provato gli svolazzini: una sensazione di libertà e leggerezza inspiegabili. Gambe libere da ogni attrito, aria fresca che le accarezza fino all'inguine. Una sensazione di corsa, nuova, diversa. Sono ancora pochi quelli che li provano. Ma sono quel salto che una volta fatto è difficile tornare indietro. Sembra addirittura di andare più forte, anche se magari così non è. Ma non avere più nessuna minima costrizione nei movimenti è come prendere la rincorsa e aprire le ali. Un balzo per correre liberi.

La prima cosa che ho fatto è prenderle in mano ed annusarle. E' una cosa che faccio spesso con qualsiasi prodotto nuovo per la corsa. Per riconoscerne i materiali. L'olfatto è uno dei sensi più fini e con più memoria e ritrovare le stesse sensazioni, riconoscere gli odori dei materiali mi risulta facile. Nonchè piacevole. Il profumo di nuovo, di fresco, di scatola. Saucony Jazz 17. L'ormai consolidata conformazione inaugurata con le Jazz 16 è stata solo migliorata, senza stravolgerla, apportando piccole modifiche strutturali, materiali ed estetiche che hanno accompagnato ad uno step successivo la vecchia serie, inaugurata un anno fa con l'abbassamento del drop tacco-punta.

Ho appena spento la tv dopo aver visto in differita la Stramilano corsa questa mattina. Mi ero chiesto come avessero mai potuto pensare di inserire in calendario nello stesso giorno due gare importanti come la mezza meneghina e la maratona nella capitale. Poi ho fatto uno-più-uno. Ed è uscito 80000, runner più runner meno. Ottantamila podisti raccolti nelle due città più importanti d'Italia per una mattinata di corsa. Il pubblico delle grandi occasioni, se si parlasse di calcio o anche di musica. Ma qui non si tratta di spettatori, qui si parla di atleti, a partire dal vincitore di Milano, Thomas Lokomwa, all'ultima arrivata a Roma, la 74enne Maija Kainulainen. In mezzo tanti come noi. Quelli che la domenica mattina si alzano presto, ancora prima che in settimana, si infilano il loro paio di scarpe e cominciano a correre all'impazzata lungo gli argini dei fiumi, nei parchi delle grandi città, che piova, tiri vento o ci sia il sole.

Tornato nello spogliatoio la prima cosa che ho notato è stato il segno dell'abbronzatura fresco. Il sole a picco lascia delle piccole macchioline rosse nelle zone lucide ancora di sudore. E se ho potuto vederle vuol dire che è tutto è andato bene. Sono ancora vivo. Ancora più vivo. Meglio di settimana scorsa in pista, ma comunque allenamento tirato. Ma inizio ad apprezzare queste ripetute brevi con recupero corto. I piccoli passi si vedono di settimana in settimana e notare anche un solo lieve miglioramento dà fiducia e voglia di ritornare presto in pista. Come un criceto che riprende a fare girare la sua ruota.

Più che una tapasciata mi è sembrato un vero e proprio trail. Ma senza dislivello. E' incredibile come la disabitudine a correre lungo i sentieri si senta immediatamente quando non lo si fa per un po'. E per un po', intendo qualche mese. La velocità costante dell'asfalto sembra quasi un sogno. I muscoli che entrano in gioco ad ogni passo molti più di quelli che si possa pensare. Di certo allenarsi così ha ancora più valore, potenzialmente. Per quello amo le tapasciate. E anche perchè lasciano la mente molto più libera. Non c'è cronometro di gara che possa farti cadere in tentazione di fare qualcosa di diverso da quello che hai programmato. E' solo corsa per sè stessi, una semplice scampagnata in attesa dello sparo.