Saucony Jazz 17
La prima cosa che ho fatto è prenderle in mano ed annusarle. E' una cosa che faccio spesso con qualsiasi prodotto nuovo per la corsa. Per riconoscerne i materiali. L'olfatto è uno dei sensi più fini e con più memoria e ritrovare le stesse sensazioni, riconoscere gli odori dei materiali mi risulta facile. Nonchè piacevole. Il profumo di nuovo, di fresco, di scatola. Saucony Jazz 17. L'ormai consolidata conformazione inaugurata con le Jazz 16 è stata solo migliorata, senza stravolgerla, apportando piccole modifiche strutturali, materiali ed estetiche che hanno accompagnato ad uno step successivo la vecchia serie, inaugurata un anno fa con l'abbassamento del drop tacco-punta.
Saucony Progrid Jazz 17
I cambiamenti non sono stati molti per una scarpa già quasi perfetta per molti aspetti. Il primo, notato appena messa ai piedi (e come suggerito dall'amico Michele di Affari&Sport) è stato l'aumento di carico nella parte anteriore del piede. Forse è stato proprio questo il difetto maggiore sulla vecchia serie, che la faceva scaricare molto prima rispetto ai vecchi modelli. All'occhio mi sono poi saltate piccole differenze estetico-strutturali: le stringhe diventate piatte e non più tonde che dovrebbero garantire una più sicura ed aderente allacciatura; la linguetta più alta e gonfia per aiutare la stabilità scarpa-piede; una minore presenza di pelle-sintetica soprattutto nella parte anteriore esterna dell'avampiede (spero che la tomaia non si consumi troppo proprio in quella zona di appoggio delle dita verso l'esterno); cambio nel disegno dei supporti Flywire, più sottili e frequenti per avvolgere meglio il piede che mi hanno ricordato molto altre case. La novità che meno mi convince è la zona sopra l'arco plantare, dove il baffo interno è stato sostituito da un elemento che esteticamente non mi piace e del quale non capisco l'utilità. Ma si tratta solo di gusti.
Gli 8 km di prova sono stati più che piacevoli. Quando le scarpe calzano bene e sono nuove ascoltare la corsa è come essere rapiti dalla musica. Un allenamento leggero, rilassante, fin troppo corto. E' come stringere un patto di amicizia fedele per i prossimi mesi con le compagne dei prossimi chilometri. In salita, discesa, col sole, la pioggia, nei lenti e nei lunghi. Finchè morte (o un infortunio) non ci separi.