E' stato come arrivare in cima al Mortirolo. Due ali di folla che si aprono davanti, ad imbuto, mentre stai seguendo affannato chi ti precede. Applausi, grida, mani che vogliono un cinque. Il sudore che cola sugli occhi, la divisa fradicia di acqua versata, le gambe che scoppiano per la fatica. Ma come fai a fermarti? Avrei potuto continuare per altri dieci chilometri sospinto da quella forza che solamente la gioia di esserci del pubblico sa darti. Ti guardano e ti incitano come se fossi un campione che tu lo sia veramente o che tu sia l'ultimo che arriva. E le forze che credevi disperse negli ultimi chilometri rinvigoriscono di nuovo i muscoli, aumentando il passo e provando a farti riprendere quel campione che ti sta davanti. Solo dopo l'arrivo la fatica esce di botto, mentre cerchi la transenna e ti pieghi cercando di riprendere il fiato che i polmoni non riescono a trovare. Con la coda dell'occhio vedi il cronometro sotto l'arrivo che continua ad andare avanti un secondo alla volta e pensi, "ce l'ho fatta, sono ancora vivo"...
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