Alla fine si parte. Sono rimasto dubbioso fino a ieri se correre o no la Milano City Marathon 2013. Giovedì mi sembrava impossibile, ieri un azzardo. Oggi una scommessa. Si perchè comunque il virus che ha deciso di colpire proprio a tre giorni dalla maratona qualche immancabile segno lo ha lasciato. Debolezza, piccoli crampetti muscolari anche a riposo, disidratazione, riserve energetiche esaurite, un chilo e mezzo in meno (ieri, oggi già qualcosa ho recuperato). Però ho anche notato che riposando le forze sono rinate. Così in questi giorni ho fatto solo il minimo indispensabile, mangiando e integrando il più possibile. E domani sarò ancora su quella riga bianca. Ci penso da un anno. La immaginavo diversa, ma dopotutto l'importante è esserci. Anche e soprattutto per Markiyan.

E luce fu. Basta poco per riempire l'alzaia. Come se il mondo si fosse risvegliato dal letargo. La cilcabile si è riempita di runners come ogni primavera. Peccato che il clima ancora non lo sia. Troppo freddo. O forse tutti già c'erano e correvano un'ora prima che io arrivassi. Tutto può essere. La cosa certa è che finalmente ci si possono godere gli allenamenti alla luce del sole, verso il tramonto, ma senza più assilli di luci frontali e catarifrangenti. Mi rimane solo il dubbio che quest'anno sia un po' più tardi. Praticamente tutta la preparazione in vista maratona l'ho fatta al buio.

Nuova uscita tranquilla. Devo dire che me la sono goduta. Vorrei quasi che fosse già il giovedi della prossima settimana. L'attesa comincia a farsi sentire. E' iniziato tutto settimana scorsa quando mi sono accorto che le gambe hanno cominciato a carburare. Le gambe girano e la fiducia cresce insieme. Avere anche la conferma di Fulvio è stata un'ulteriore spinta. E ieri sera durante l'allenamento non ho potuto fare altro che immaginare, pensare, sperare.

Doveva essere ed stato. Missione compiuta. Non la mia. Io dovevo solo fare andare le gambe vicino al ritmo maratona. Chi doveva ab-battere il muro era qualcun altro. Ed è andata oltre. Ritmo perfetto, qualche secondo sotto quello prestabilito. Ma sapevo che sarebbe andata così. Perchè gli allenamenti pagano. L'impegno premia. La sofferenza regala. Quando sei lì in prima linea proprio dietro ai top e senti le gambe calde nonostante il freddo e la pioggia, sai già dove potrai arrivare. E' bastato lo sparo e siamo arrivati.

Non è stata l'uscita che mi aspettavo di fare. Solitamente la settimana di vigilia della maratona le gambe cominciano a girare a meraviglia, la stanchezza si dissolve, l'adrenalina cresce. Ieri sera invece mi sembrava tutt'altra cosa. Gambe pesanti e stanche, fiato corto. Nonostante ci fosse il clima perfetto per correre mi sentivo fiacco e molle. Come se avessi avuto un elastico legato dietro alla schiena. Ho leggermente cambiato l'alternanza dei ritmi previsti inserendo i chilometri veloci nella fascia centrale, per correrli totalmente sull'alzaia.

E' bastato spostarsi un po' più su per scoprire la differenza tra collina e collina. Lasciandoci alle spalle Pienza il paesaggio è cambiato poco a poco, trasformando le dolci verdi forme dei colli di Montepulciano in sali-scendi sempre più ispidi, ripidi, frequenti. Le strade che cavalcano le creste, slalomando tra piccoli boschetti sempre più fitti, paeselli che si addensano sulle cime, salite impegnative e discese dai ritmi impossibili. Percorsi che allenano le gambe in maniera totalmente differente, paesaggi che ti richiamano a gran voce. Non c'è altra scelta che mettersi a correre.

Comincio ad apprezzare gli allenamenti più leggeri. Temperatura scesa, giornate che sembrano più autunnali che primaverili. La Stramilano mi ha lasciato uno strascico di mal di gola. E intanto i giorni passano. Ultimamente ho notato che ho invertito un po' le abitudini, partendo più tranquillo e aumentando un po' nel finale. Probabilmente allenarsi tre giorni di seguito senza pause di recupero tra un allenamento e l'altro, aiuta inconsciamente a farlo. Non potendo riposare tra un'uscita e l'altra abitua corpo e mente a farlo durante le sedute e quindi a correre a ritmi più corretti.

Un allungo deciso nell'ultimo chilometro per ricordare alle gambe che domani non è tempo di riposo. Poi mancheranno solo due settimane alla fine. E al nuovo inizio. Tutte tappe verso un unico obiettivo. Tagliare il traguardo. Domani sarà una corsa di precisione, millimetrica. Non vale il troppo nè il troppo poco. Tra due settimane sarà la somma di quanto fatto fino a questo momento, chilometro dopo chilometro. Per sapere dove arrivare. La tensione sale ogni giorno che passa, sento il peso degli allenamenti, dell'attesa, della tensione. Anche oggi in riva al Naviglio.

E' la prima volta che provo della scarpe minimal. Non dico di essere stato scettico a riguardo, ma comunque prima di provare un certo tipo di calzata ho preferito capirne il reale utilizzo e quali potessero essere benefici e problemi. Dopo la novità five-fingers (pensate inizialmente per il trail) sono nate in tutte le case che si occupano di running proposte a riguardo. E' stato abbassato il differenziale punta-tallone fino ad arrivare al drop-zero, senza differenziale e calzata così detta naturale. In realtà ogni tipo di calzatura è poi diversa dall'altra per materiali usati, ammortizzazione, appoggio.

Non c'è nulla di più rilassante che scoprire nuovi posti correndoci. Se poi lo fai nell'unico momento di pausa-pioggia in tutta la giornata ancora meglio. Come lo scorso anno anche questo week-end di vigilia-maratona è stato lontano da casa. Questa volta in terra toscana. Colli senesi per la precisione. E già la parola colli dovrebbe rendere bene l'idea. Non c'ero mai stato e non credevo che sarebbe stato cosi duro correre in mezzo a verdi campi di mille colori e forme. Distese di erba, di frumento a perdita d'occhio. Natura pronta ad accogliere chiunque vi si voglia immergere con un paio di scarpe ai piedi.

Markiyan è stato operato. E questo anche grazie a voi. Le condizioni stavano peggiorando, ma quando giovedì si sono stabilizzate hanno deciso di intervenire. Veronica (responsabile di AiCRA Onlus, nda) sabato, quando si è risvegliato, è andata a trovarlo all'Istituto Neurologico Besta. Fortunatamente riesce a respirare già da solo. Ora rimarrà in terapia intensiva e resterà in ospedale ancora almeno per un mese. Sarà ancora lì mentre calcheremo le strade di Milano per lui domenica 7 aprile. Abbiamo fatto molto, ma possiamo ancora fare di più.

Non mi era mai capitato di correre per così tanto tempo in pista. Solo una volta, mezz'oretta per una staffetta a squadre e non mi era piaciuto molto. Adesso ricordo bene il perchè. Ma nonostante tutto, quello di ieri è stato un allenamento pieno di soddisfazioni. Pomeriggio perfetto per correre, anche fin troppo caldo. Uno stato di forma che sta salendo ogni giorno di più. Gambe che girano bene nonostante gli oltre sessanta chilometri nei quattro giorni precedenti. E uno dei miei sogni che si realizza, essere guardati e seguiti a vista da un allenatore. Amo la vita da runner.