Ci vuole una pausa
Dopo gli ultimi sei mesi di abbuffate è arrivato il momento di rifiatare. Come quando ci si lascia andare dopo una ferrea e controllata dieta pre-maratona. Anche se la scorpacciata in questo caso è stata di chilometri e gare e non di cibi più o meno salutari. Solo un momento di relax, anche per mandare avanti la vita di tutti i giorni con una nuova accelerata.
Una pausa che non vuol dire dimenticare la corsa. Vuol dire solo essere coscienti di aver fatto un lungo e prolungato lavoro, di aver recuperato una forma che da anni non avevo, di aver superato limiti che erano quasi diventati utopici, di essermi divertito su tutte le distanze (tranne la maratona, ma per quella ci vuole ancora qualche mese) e di essermi tolto anche qualche soddisfazione, cronometrica e di classifica. Credo di aver dimostrato (non solo a me) che con una buona programmazione, basta sui propri limiti e con obiettivi alla portata, ci si può divertire. Faticando. Ma quello è proprio il bello del running (e dello sport in generale).
L'altra cosa di cui sono molto contento è (e qui qualche gesto scaramantico è d'obbligo un po' per tutti) è essere indenne da problemi fisici da sei mesi. Da quando ho ripreso a correre verso dicembre dello scorso anno, dopo la pausa post-infortunio in preparazione della Firenze Marathon. Forse a volte è necessario prendere qualche batosta per rendersi conto di come e dove si stia sbagliando. Questa volta per lo meno è servita. Qualche acciacco qua e là l'ho avuto, non ultimo il grosso fastidio che nella settimana post-MoMot e pre-Cortina-Dobbiaco mi ha preoccupato fino alla vigilia. E' stato anche quello un segnale per decidere di prendere adesso una pausa. Ascoltarsi per imparare a gestirsi. Più che altro quel fastidio mi aveva fatto un attimo ricadere nell'oblio del mio primo vero e grave infortunio di cinque anni fa, proprio prima della Cortina-Dobbiaco, da dove tutti i problemi erano cominciati.
In questi giorni sto provando (e testando) una bellissima applicazione di cui parlerò nelle prossime settimane, HRV4 Training (sia per iOS che per Android), dell'italianissimo (ma attualmente americano) Marco Altini. Questa semplicissima app analizza la variabilità del battito cardiaco (Heart Rate Variability, appunto) che serve a capire per quanto tempo il nostro corpo deve riposare dopo un determinato sforzo fisico (e mentale), in modo da poter recuperare senza il rischio di infortunarsi. Ci vuole qualche settimana perché la applicazione impari a conoscerci e a dare i primi risultati (ecco perché ne scriverò tra un po') ma, da quanto sto vedendo in questi giorni, potrebbe essere un aiuto importante per chi non è in caso di gestirsi correttamente o per chi vuole imparare a farlo.
Per le prossime settimane per cui un po' di corsa a sensazione, solite cinque uscite settimanali e magari qualche garetta giusto per divertirsi e stare insieme con i Corro Ergo Sum Runners. Se e quando vedrò di aver recuperato appieno le forze, potrò pensare poi di programmare la maratona autunnale (New York o Firenze?). Anche perché i mesi di giungo e luglio saranno occupato da una miriade di impegni extra-corsa. Ma non vedo l'ora di mettermi già in azione. Ne approfitterò anche per raccontare un po' quello che ho provato (e che potrò testare) in questi mesi: scarpe, maglie, calze, orologi, booster, occhiali, zaini... il tempo non è mai abbastanza per scrivere tutto. Per oggi ancora una corsetta tranquilla sotto il sole. Domani si vedrà.