Nella nebbia
In realtà di nebbia non ce n'è stata neanche molta. Solo un po' di foschia tipica delle grige e uggiose giornate autunnali milanesi. Più una nebbia metaforica. Quel lento diradarsi avvicinanodsi al sole caldo e al cielo azzurro che trasforma una brutta mattinata in una bellissima e inaspettata giornata invernale. Un miraggio al contrario, per scoprire alla fine a che punto ci si trova veramente.
L'ultima volta che ho corso non mi ricordo più neanche quando è stato. Sono passate ormai cinque settimane. Trentacinque giorni. A cui aggiungere tre settimane di tira-e-molla iniziali in cui speravo ancora di non perdere l'appuntamento di Firenze. In totale quasi due mesi. Un sesto di anno. Il periodo di preparazione di una mezza maratona. O di una maratona (lo avevo fatto proprio in occasione dei miei ultimi quarantadue chilometri portati a termine). Una vita, quando si arriva all'appuntamento prefissato e si pensa alle prime settimane di allenamento. Una vita ancora più lunga, guardandosi alle spalle quando si è costretti a rimanere fermi.
E' quasi diventata un'abitudine non cercare di incastrare appuntamenti e impegni durante la giornata per trovare il momento di uscire a correre, ormai legato al massimo agli orari di nuoto libero della piscina. E mi ha fatto strano, oggi in pausa pranzo, ritrovarmi vestito con pantaloni lunghi, maglia pesante, giacca e cappellino (l'ultima volta ero in pantaloncini e maglietta) per riprovare l'ebrezza di una corsa. In realtà neanche poi così emozionante. Più timorosa. Timida. Come quel momento in cui si ha in mano la busta degli esami medici e la curiosità di vederne gli esiti, ma consapevoli che la sorpresa potrebbe essere anche qualcosa di negativo.
Ma ho corso. Questa è la vera notizia di giornata. Un'uscita leggera e tranquilla, ma comunque un allenamento. Soprattutto per vedere e capire la reazione della gamba. Praticamente un allenamento da principiante, con corsa alternata a un minuto di cammino. Perchè, principianti, i miei muscoli, lo sono ancora. In due mesi la massa tra polpacci e cosce si è praticamente ridotta del tutto. Ci vorrà tempo per ricostruire e togliere il grasso che ha preso il suo posto. Ma anche e soprattutto il modo per rendermi davvero conto che questo deve essere un nuovo inizio, una nuova partenza (non ri-partenza). La linea dalla quale ricostruire tutto. Personali compresi. Ci vorrà calma e pazienza, ripercorrendo tappe già passate altre volte. Con la smania di voler subito migliorare che andrà controllata. Ma anche il modo per imparare dagli errori. Dopotutto c'è chi le sue corse migliori le ha fatte anche a cinquant'anni. Io sono ancora un pivello in confronto (in ogni senso).
Non posso certo negare che sia stato strano correre solo per due minuti per poi fermarmi e camminare. Ma così ho fatto per tutti i 6 Km attorno a Gessate e al Canale Villoresi. Ho solo controllato il cronometro, senza preoccuparmi di ritmo ed altro, attento a percepire ogni minimo segnale lanciato dalla gamba. Che non c'è stato. Una sensazione che a parole è difficile da spiegare, ma che non è stato nè di fastidio nè di dolore. Scoprirò solo prossimamente se dovuta alla corsa o solo alla preoccupazione mentale. Ma in tanto ho corso. Guardando i grafici su Garmin Connect e Strava c'è anche stato un lento incremento da inizio allenamento alla fine. Un progressivo non cercato che però mi ha dimostrato come la memoria delle gambe sia buona, di come correre sia totalmente naturale. Un primo passo che mi dà fiducia. Nebbia che si dirada lentamente.