Ricominciare a correre ad Abu Dhabi
Sono tornato ad Abu Dhabi a due anni di distanza, sempre per la sua maratona. E in attesa di rivedere migliaia di persone in festa riempire la Corniche per raggiungere il loro traguardo, ho rimesso nuovamente i primi chilometri nelle gambe. Un po’ di corsa, un po’ in bici.
È stato un po’ come ripartire da dove tutto si era fermato. Quando in Italia quasi due anni fa venivano scoperti i primi positivi al Coronavirus (i due cinesi in albergo a Roma) mi ritrovavo in aeroporto a Dubai, di ritorno da quello che era stato l’ultimo evento pre-pandemia, la Ras Al Khaimah Half Marathon. Ricominciare, sia con gli eventi che con la corsa, proprio sulla Corniche di Abu Dhabi è stato quasi un segno del destino.
Dimenticati freddo e autunno milanese, il caldo afoso della mattina emiratina è quasi piacevole. Dopo due anni, ho trovato molti cambiamenti lungo la ciclabile che percorre la strada costiera di Abu Dhabi. Intanto molti più runner di quanto ricordassi. Tanti. Frotte di corridori, uomini e donne, chi in calzoncini corti e canottiera, chi in tuta e velo. Il gran caldo insopportabile del giorno e il mite fresco della sera (in questo periodo) fa si che si riescano a vedere contemporaneamente persone coperte come fosse inverno (e in effetti qui lo è) e altre sbracciate come in estate. Non so se la gran quantità di sportivi sia attualmente aumentata per la concomitanza con la maratona della prossima settimana, ma fa piacere vedere quante persone si riversino ogni mattina lungo la ciclabile.
Mi hanno spiegato che il governo cerca di spingere le persone a svolgere attività fisica, soprattutto bici e corsa. Un primo intervento è stato quello di eliminare i (fastidiosi) monopattini a noleggio selvaggio che infestavano le strade e le zone pedonali. Era stato proprio ad Abu Dhabi che li avevo visti per la prima volta, prima che invadessero anche le nostre città. E devo dire che rivedere la ciclabile svuotata di quel disordine è tutt’altra cosa.
Un altro intervento che mia lasciato stupito e di cui mi sono accorto subito è stata la presenza di cartelli di divieto ai pedoni (e quindi anche runner) sulla pista ciclabile, riservata solamente a bici e veicoli elettrici. Una scelta, anche in questo caso, drastica ma al tempo stesso molto intelligente. Mi ricordo la fatica, soprattutto nei giorni festivi, di pedalare slalomando su una ciclabile densa di gente a piedi. Un ritorno a una normalità, qui possibile ai grandi spazi però lasciati ai pedoni sui marciapiedi, sui quali proprio le ciclabili sono ricavate. Interventi che dovrebbero essere fatti anche da noi, per salvaguardare sia chi cammina o corre, sia chi pedala.
In tutto questo io mi sono goduto le prime dure uscite di corsa di questa lunga trasferta. Solo sei chilometri per volta per ricominciare. E non senza fatica. Purtroppo dopo nove mesi in cui le cose stavano andando alla grande, con chili persi e ritmi ritrovati, a settembre ho avuto un improvviso problema al polpaccio che ho sottovalutato (non si impara mai!) e che mi ha poi tenuto lontano dalla corsa per quasi due mesi. Ora tutto sarà da ricostruire, ma la cosa non mi spaventa. Il trauma sarà passare dai venti gradi odierni ai pochi sopra lo zero quando ritornerò in Italia. Ma questa è tutta un’altra storia...