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Ripetute 5x1000 3' 35" rec. 2' 00"

Sembra ormai un mantra quotidiano. Qualcosa che va e qualcosa che dà incertezza. Però devo dire che per la prima seduta di ripetute dopo più di un mese non mi posso lamentare. Settimana prossima sarà un inferno, ma oggi dopotutto è andata bene. Quel che stava per andare male è l'ormai solito fastidio alla zona inguinio-addominale. Mentre mi scaldavo attentamente (correre con questo freddo è un bel rischio per i muscoli) ho avuto un colpo di tosse e una fitta mi ha scosso tutta la zona inguinale, partendo dalla base degli addominali fin sulla coscia. La durata di un secondo e poi tutto è passato. Allarme. Che poi però è cessato subito e non è più suonato per tutto il resto dell'allenamento. Che qualcosa di strano ci sia è chiaro, ma cosa sia è ancora da scoprire.

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Corri e pranza a Fubine

Giornata di travel-running. La neve ha rovinato i piani di molti organizzatori. Qualche gara è stata annullata, qualche altra ha dovuto variare il percorso. Tra l'altro, nel periodo, la scelta non è vastissima. Fortunatamente ci ha pensato l'amico Fausto BioCorrendo a farci trovare la giusta alternativa per gli allenamenti in programma: scampagnata nel Monferrato. Per Chiara, che ama la zona, l'occasione di un buon collinare veloce per il suo fartlek di giornata, per me che non conosco le lande del Piemonte un buon motivo per vedere qualcosa di nuovo e la scusa per un lento allenante. Senza dimenticare la ormai dovuta, sognata e meritata classica tappa culinaria locale. Un buon allenamento. Nonostante la temperatura rigida (-2°C quando sono partito) e la nebbia del mattino. Ma è bello scoprire posti nuovi, soprattutto quando non si ha la frenesia del risultato ad ogni costo. Oggi mi sono goduto il correre, l'esserci e il farlo. Senza troppi pensieri, distratto solo qua e là da qualche fastidio inguino-addominale. Ma ormai anche questa è un'abitudine.

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Il Corriere fa bene, ma con moderazione

Prendo spunto da un articolo pubblicato su Corriere.it "Correre fa bene, ma con moderazione per non danneggiare il cuore" per un po' di sana polemica. Mi chiedo come un giornale (è l'edizione on-line, ma pur sempre giornale rimane) che viene letto da milioni di persone possa scrivere (o ripubblicare) e dare notizie così approssimative, confuse e soprattutto scorrette. Tenendo presente che la testata fa parte del gruppo RCS organizzatore, tra le altre, della Milano Marathon. Non proprio una delle distanze più semplici da correre e preparare, soprattutto tenendo conto dei termini di giudizio usati nell'articolo. Ma andiamo con ordine, innanzitutto qualche sintetica citazione (l'articolo intero lo potete leggere direttamente al link).

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Portland inside

Non è per tutti la possibilità di correre per scoprire. E’ quello che mi piace fare ogni qualvolta mi trovo in viaggio che sia di lavoro o che sia vacanza. Arrivo, guardo mappa e strade, cerco di trovare il posto più adatto e magari anche quello più caratteristico. C’è da considerare il tipo di allenamento da fare, il tempo a disposizione, il clima, la situazione psico-fisica dovuto al viaggio. E in corsa possono cambiare tante cose. Dopotutto per scoprire bisogna provare e fino a quando non sono le scarpe a calcare l’asfalto o il sentiero non è nemmeno possibile sapere dove finirà la strada. Ci sono poi anche le occasioni da prendere al volo. Come correre sotto la guida del Portland Nike Club. Non un allenamento per-la-corsa, ma corsa-come-esperienza. Essere dentro alla città, nella notte, negli angoli più nascosti, per conoscere l’altra faccia della strada. Quella che non si fa vedere.

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4 Km 4' 30” + 4 Km 4' 10” + 4 Km 4' 00”

L'idea iniziale era quella di assecondare la sveglia alle 6:00 del mattino. Aria fresca (fredda) e gambe intorpidite (addormantate). In realtà non ho neanche acccennato a scendere dal letto. Io sono fatto più per la sera. E oltretutto non credo che sarei riuscito a portare a casa l'allenamento di oggi. Ammiro e invidio notevolmente quelli come Paolo o Pitt che riescono a buttarsi giù dal letto e a fare il loro dovere di mattina. Anche gli allenamenti più difficili. E' bello (per le poche volte che l'ho fatto) iniziare così la giornata e, soprattutto, averla poi libera per altri impegni. So che è una questione di abitudine, ma prima o poi ci riuscirò anche io. Per il momento rimango un animale notturno. Con la speranza di ritornare presto ad allenarmi in pausa pranzo.

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Alternative

Non è proprio l'ideale ricominciare a correre con le strade imbiancate dalla neve. Soprattutto per i problemi avuti in queste ultime settimane. Mi è sempre piaciuto uscire sotto i fiocchi bianchi del primo giorno, affondare con le scarpe sul tappeto soffice che ricopre strade e sentieri (tra l'altro è un ottimo modo per ripulre per bene le scarpe senza fare fatica e senza rischiare di rovinarle, nda), sentire i ghiaccio sciogliersi all'istante al contatto con la pelle, guardare sogghignando chi ti osserva dubbioso dai vetri delle auto. Tra l'altro, un ottimo allenamento di potenziamento e propiocezione. Ma so che avrei solo rischiato di peggiorare la mia situazione, appesantendo e facendo lavorare troppo i muscoli delle cosce e rischiando di cadere in bruschi movimenti per ritrovare l'equilibrio che non avrebbero certo giovato alla parte addominale. Per cui sono corso ai ripari. Ho pensato a qualche percorso alternativo per rimanere a bordo strada. Ne sono nati due giorni alternativi.

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To be or not to be

Continuo a spostare la lancetta sempre più in là nella speranza che il tempo possa diventare amico. Mi è sempre sembrato troppo poco. Ma allo stesso tempo ho sempre sperato, spingendomi un po' più avanti. Ma ormai siamo alla resa dei conti. Oggi avrei dovuto iniziare la vera preparazione in vista della Milano Marathon ed ho tentato. Non il medio che avrei dovuto, ma almeno un lento per muovere le gambe. E a questo punto rimane solo la scelta. L'interrogativo. Esserci o non esserci? Rischiare un infortunio più grande o pensare a stare bene prima d'ogni altra cosa? La risposta è facile, qualsiasi sia la scelta, ma non c'è giusto o sbagliato. 

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Running Portland

Mi era bastato poco per innamorarmi degli States e ritornarci a sorpresa dopo così poco tempo è stato bello. E' come respirare l'aria di casa dopo essere stati assenti per mesi. E nonostante a Portland non ci fossi mai stato prima, mi sono sentito dentro fin da subito. Forse perchè correre è sempre correre. Passano i chilometri sotto i piedi, ma le emozioni si ripetono sempre. E' normale trovarsi sul Willamette River alzare gli occhi solo per un attimo e vedere una mano alzata che ti viene in contro trotterellenado e sentire un hallo seguito da un sorriso. Come è normale correre in gruppo tra le strade della città e passare vicino a ragazzi senzatetto che ti guardano incuriositi e ti chiedono un cinque come fossi alla maratona di New York. Un mix incredibile di cui è difficile poi riuscire a fare a meno.

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The Nike Experience

Questo è il mio resoconto sull'esperienza vissuta a Portland al Nike Headquarters. Quello che ho vissuto, quello che ho visto, quello che ho sentito, quello che è stato. In anteprima per-e-su Runnersworld.it.

"E’ la filosofia di Nike ad essere diversa. Quella che trasforma ogni momento in un’occasione, in un altro evento, in una vera esperienza. Nike Innovation Meeting 2015 per Runner’s World. Mi sono ritrovato immerso in una nuova dimensione in cui non serve essere solo lo spettatore che ascolta-guarda-osserva, ma che ti rende parte del mondo che stai attraversando. Dove la corsa non è solo un paio di scarpe ai piedi. Un mondo in cui non si raccontano le storie, ma si vivono dal dentro.

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Io ci provo

Ci ho pensato e ripensato per giorni. Da quando ho avuto i primi problemi ad inizio gennaio. Crederci o dimenticare. Ho provato più volte a parlarne con Fulvio, ho cercato di capire da solo, mi sono affidato alle mani di William, ho voluto la certezza del medico. Avevo anche quasi messo il cuore in pace ad un certo punto. Ma la tentazione è sempre stata grande. Ed alla fine abbiamo scelto. Certo, ora dovrò verificare che anche il corpo voglia seguire quello che mente e cuore vogliono. Quella sarà la parte più difficile, perchè il corpo non-mente. Nemmeno a sè stessi. Però almeno adesso non avrò più scuse, nè tempo per ripensarci. Io ci provo. 12 aprile, Milano Marathon... #roadtomilanomarathon.

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Portland, dove corrono i campioni

Correre dove corrono i campioni. Dove nascono. Dove lo diventano. E' il sogno di chiunque faccia sport. Come giocare al Meazza. Vedere quello che si prova, sentire le vibrazioni lasciate sul campo, vivere dentro e non solo rincorrere. Quando poi ci si trova catapultati tra le corsie di una rossa striscia di tartan immersa in un bosco con gli alberi a fare da spettatori il sogno è completo. Non importa altro che correre. I piedi scottano [scattano] nonostante la fresca ombra di un mattino a gennaio. Il cronometro che di solito scalpita ad ogni chilometro lasciato alle spalle, diventa solo il diario da rileggere una volta a casa. Non serve allenamento, non serve essere al meglio, importa solo dare il massimo. Seguire la maglia gialla che conta i giri e batte il ritmo sempre più forte. Provare a cercare i segni di chi ha fatto la storia, aggrapparsi alla sua scia e lasciarsi trasportare. Un attimo. E poi tagliare il traguardo.

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Volare

Ormai ho capito che le cose semplici e senza complicazioni non fanno per me. Ma come la vita da runner insegna mai arrendersi prima di arrivare al traguardo. Ancora non eravamo partiti per il nostro volo oltreoceano che la tempesta im-perfetta di New York ci ha fatto correre ai ripari. Tutti i voli annullati e rapido cambio programma con partenza anticipata verso Portland via-Amsterdam a notte fonda. Che però vuol dire mezza-giornata-americana guadagnata. E pensare che proprio l’altra sera si discuteva del fatto che ad Amsterdam non c’ero ancora mai stato. Ma alla fine sono esattamente dove sarei dovuto essere. Le dita che battono sulla tastiera, l’oceano che si culla qualche migliaio di metri più sotto, la mattina che prova continuamente a nascere e qualche scossone di assestamento. Non sono l’unico davanti a un pc che prova a raccontare la sua storia. Come in gara con il pettorale puntato sul petto, correndo appaiati i primi chilometri della maratona. Ognuno per sé, ognuno col suo ritmo, ognuno col suo obiettivo, ma tutti insieme verso un solo traguardo.

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