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Road to Milano Marathon

Maratona è anche sinonimo di programmazione. Non che normalmente sia abituato ad improvvisare, ma quando si tratta dei quarantadue chilometri la preparazione non può essere approssimativa. I primi due lunghi tranquilli e lenti a Fubine (24 Km) e a Salsomaggiore (29 Km) li ho già messi alle spalle ma prossimamente, oltre ai lavori settimanali, si comincia a fare più sul serio. Sicuramente ritmi più alti, almeno nella seconda parte di gara, e chilometraggio crescente. Se fino ad ora, come concordato con Fulvio, ho cercato anche di preservare possibli ricadute fisiche, d'ora in poi non ci sarà più tempo di tentennare. Amici e rivali stanno già macinando chilometri su chilometri. Per ora resto in coda. Per ora...

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Ripetute 5x200 42" rec. 1x1000 4' 00"

Seconda prova sulle ripetute brevi con recupero attivo. Stesso tipologia di allenamento della scorsa settimana. Recupero veloce sempre per abituare testa e corpo a riprendersi anche sotto sforzo, aumentare la resistenza in velocità e sfruttare maggiormente i grassi. Dopo i trenta chilometri di ieri ho avuto molti dubbi sulla piena riuscita dell'allenamento, anche se non ho avuto nessun fastidioso strascico tra ieri ed oggi. Mi sono stupito di come il fisico abbia assorbito il primo vero lungo della stagione dopo un anno e mezzo di corse medio-brevi. Evidentemente le lunghe distanze mi sono più congeniali di quanto credessi.

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Nike LunarTempo

Una delle più belle sorprese del mio viaggio a Portland al Nike Innovation Meeting per Runner’s World è stata la possibilità di provare in anteprima la nuova Nike LunarTempo. Sorpresa ancora più gradita quando ho scoperto che l'evoluzione (o involuzione) del nuovo modello è partita da una scarpa a me familiare e apprezzata come la Lunaracer +3. E' stata subito la mia prima scelta quando siamo usciti lungo le strade di Portland per testarle. Ed è stata una conferma attraversando la città tra parchi, ponti, salite, asfalto, marciapiedi e allunghi. Un feeling innato, una comodità naturale e una morbida reattività. Non le avrei mai tolte dai piedi anche a corsa finita, ma le ho conservate con cura, nella loro scatola, come si tengono da parte le cose preziose. So già quale sarà il loro destino e dovranno essere subito pronte quando toccherà a loro il lavoro più duro.

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Mezza al Parco di Monza

Ho colto l'occasione dei venti chilometri in programma per ritornare a correre al Parco di Monza. Era da questa estate quando cercavamo rifugio dal caldo e dall'afa che non ci tornavo. E il solo pensiero ha reso la mattinata più interessante. Un po' anche per uscire dalla monotonia dei soliti percorsi. Quando c'è la possibilità meglio variare. Non ho optato per la prima uscita stagionale alle tapasciate con il Mulino Vecchio esclusivamente per evitare di peggiorare i miei problemi, dato che si sarebbe corso su tanto fango e con tante salite e discese. Non che il Parco di Monza fosse un paradiso asciutto, ma la rilassatezza dei suoi sentieri è stata tutt'altra cosa.

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Ripetute 8x1000 3' 35" rec. 2' 00"

Andata. Ennesima seduta di ripetute, ennesimo successo. Se i pb (personal best, nda) si facessero in allenamento, soprattutto in quelli di ripetute, sarei un campione. Evidentemente in questi anni i ritmi veloci (relativamente al mio veloce) mi sono entrati nelle gambe. E probabilmente anche la convinzione di farli bene. Soffrire prima piuttosto che poi. In gara. E' stata una buona scelta quella di scaricare bene negli ultimi due giorni in prospettiva. Mi sono quasi meravigliato della reazione delle gambe dopo tutti i chilometri fatti negli ultimi sei giorni. E sono contento. Non so cosa sarà la Milano Marathon, ma sicuramente venderò cara la pelle.

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Corsa del Principe [Terre Verdiane]

Il leitmotiv di oggi è stato vento&freddo. Non credo di aver mai sofferto così tanto il freddo nemmeno sotto la neve. E facevo bene ad essere preoccupato prima di partire sulla migliore combinazione d'abbigliamento. Credo nonostante tutto di aver scelto i giusti abbinamenti. Se piove e tira vento contrario, si può provare di tutto ma il freddo prima o poi arriva. Freddo che ha reso il finale di gara tra le terre verdiane molto più duro di quanto potesse essere. Gambe congelate, muscoli rigidi, mani senza circolazione. La pioggia (comunque diminuita) è addirittura passata in secondo piano, ininfluente. Non ho certo invidiato quelli che hanno proseguito per il finale della loro maratona dopo Soragna. Soprattutto non so come abbiano fatto a resistere ancora per più di un'ora. Sarebbe stato bello finire quest'avventura durata 28,9 Km insieme a Paolo. Ma a furia di incrociarci prima o poi arriveremo anche insieme. 

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Ripetute 7x1000 3' 35" rec. 3' 00"

Ci sono giorni che sono fatti per correre. Per il tempo, per la voglia, per gli eventi, per gli obiettivi. E in questi giorni si sa ancora prima di iniziare che tutto andarà come deve andare. Il pericolo è solo quello di non riuscire a dosarsi, di voler fare troppo. Come quando in gara si parte a mille per poi trovarsi a metà strada senza fiato e gambe. Ma ogni step segnato dal cronometro è un'iniezione di fiducia, una spinta in più per la sessione successiva, una tacca aggiunta prima della fine. Ed è così che ho imparato a vedere sempre tutto. Un passo alla volta, ma sempre al massimo. Con l'obiettivo ben chiaro in mente. Una pausa per rifiatare, per concentrarsi e poi ancora una volta a denti stretti.

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L'uomo con l'ombrello

L'uomo con l'ombrello è un animale difficile da incontrare. Esce solo in alcune stagioni particolari e solo con certe avversità metereologiche. Sa quando abbandonare la tana e non trovare in giro nessuno e si guarda bene dal farsi notare. L'uomo con l'ombrello è un abile mimetizzatore. Un attimo prima è lì che corre, subito dopo lo trovi immobile come se fosse solo il murales che ricopre la tinteggiatura di una casa. E' in tutto e per tutto uguale ad un runner se lo si guarda bene, ma in mano regge un ombrello sopra la testa. E' difficile capire come possa mantenere l'equilibrio, la spinta, la voglia. Ma prosegue imperterrito con lo sguardo vigile e il sorriso attento di chi sta allerta. Sembra quasi vergognarsi quando lo incroci e fai finta di non vederlo, ma dentro di sè sa di essere un passo davanti agli altri. Poi è un attimo. Spunta un raggio di sole e ritorna a mimetizzarsi in mezzo alle persone normali. Ma solo fino al prossimo temporale.

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Il piacere di corricchiare

Dopo cinque giorni filati e ottanta chilometri nelle gambe la voglia di rifiatare è tanta. E soprattutto necessaria per evitare altri fastidiosi e, a questo punto deleteri, stop fuoriprogramma. Un bisogno mentale e fisico. Me ne accorgo soprattutto quando la sera crollo sul divano prima ancora di arrivare nel letto. Per questo tra ieri e oggi ho solo pensato a corricchiare lungo il Naviglio per ridare forza e sostanza alle gambe che si stanno allenando ma anche stancando. Non sono stati lenti rilassanti. Anzi. Ma sentire le gambe pesanti e lasciar decidere a loro come proseguire è la strada giusta per ritornare subito a riprendere il passo.

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4 Km 4' 30" + 11 Km 4' 00"

Dopo una settimana di bel tempo uscire con la pioggia, anche se prevista, non è stato un buon risveglio. Ma tutto sommato non è andata male. E' sempre bello correre sotto il ritmo indecifrabile delle goccie. Quello che ha dato invece maggior fastidio è stato il vento freddo proveniente da est. Fortunatamente mi sono coperto adeguatamente e lo smanicato antivento ha fatto il suo dovere. Non mi aspettavo un'aria così gelida. Anche se, pensandoci bene, siamo in inverno. Ma oltre ad essere gelida è stato anche vento fastidioso, contrario per tutto il tratto di andata e trasversale in qualche tratto di ritorno. Me ne sono accorto subito appena ho cambiato il ritmo dopo i primi quattro chilometri lenti. Domani sarò alla Corsa del Principe (29 Km) alla Maratona delle Terre Verdiane. Speriamo ci sia solo pioggia.

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Ripetute 10x100 21” rec. 1x1000 4' 00"

Allenamento dalla doppia lettura. Per la mente che vuole essere ingannata una serie di rieptute brevi veloci con recupero da un chilometro a ritmo sostenuto (o ritmo maratona). Per le gambe che sanno cosa fare un medio con allunghi veloci di cento metri ogni chilometro. Ma comunque la si legga un ottimo allenamento per abituare il corpo ad usare grassi in corsa e sviluppare un resistenza mantenendo la velocità. Il segreto è insegnargli a recuperare mantenedo il ritmo di crociera. Svelato anche il motivo per quale tra sabato e domenica non ho corso nessun allenamento a ritmo sostenuto. A dire il vero temevo un po' questa seduta, ma alla fine ne è uscito un ottimo risultato.

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8 Km 4' 30" + 6 Km 4' 10"

Non c'è dubbio che i lavori di inizio preparazione stiano servendo. Stasera le gambe erano come due gomme a terra. Evidentemente le ripetute di ieri, seppur poche e seppur a ritmo più basso rispetto alle ultime prima di Natale, sono state fatte al massimo. E l'importante per ora è ritrovare l'abitudine del massimo. L'abitudine alla fatica. A sopportarla. A spingere sempre un po' più in là. In questi giorni sto leggendo il libro di Giovanni (di Aldo Giovanni & Giacomo, nda) e Franz Rossi "Corro perchè mia mamma mi picchia" e ieri, tra un sorriso e un racconto da blog, ho trovato un concetto interessante: "Ecco cos'è il traguardo. Un confine tra quello che puoi e quello che non puoi fare." Esattamente quello su cui mi devo concentrare. Vedere il traguardo da lontano e provare a spostarlo sempre un poco più avanti. Fino ad arrivare al quarantaduesimo chilometro.

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