Running Portland
Mi era bastato poco per innamorarmi degli States e ritornarci a sorpresa dopo così poco tempo è stato bello. E' come respirare l'aria di casa dopo essere stati assenti per mesi. E nonostante a Portland non ci fossi mai stato prima, mi sono sentito dentro fin da subito. Forse perchè correre è sempre correre. Passano i chilometri sotto i piedi, ma le emozioni si ripetono sempre. E' normale trovarsi sul Willamette River alzare gli occhi solo per un attimo e vedere una mano alzata che ti viene in contro trotterellenado e sentire un hallo seguito da un sorriso. Come è normale correre in gruppo tra le strade della città e passare vicino a ragazzi senzatetto che ti guardano incuriositi e ti chiedono un cinque come fossi alla maratona di New York. Un mix incredibile di cui è difficile poi riuscire a fare a meno.
Se poi devo fare una veloce associazione legata ai ricordi, Portland assomiglia molto San Francisco. Magari un po' più in piccolo, dopotutto gli abitanti sono solo poco più di seicentomila. Libertina, aperta, facile, vivibile. E le immancabili strade up&down che l'attraversano nel ccentro. Un po' in contrasto con la vicinanza quasi ingombrante del rumoroso cantiere navale sulla sponda est del fiume. Ho corso lungo le tipiche strade a scacchiera del centro prima di arrivare alla riva del Willamette, ed è quasi stato impossibile. Incroci e semafori a dismisura, un continuo stop ogni cento metri. Meglio la breve ciclabile che costeggia l'acqua, con un susseguirsi inverosimile di architetture. Un piccolo porticciolo turistico con ristoranti a vetrata che danno sul fiume, una concatenazione di ponti attraversati costantemente da macchine e camion, un alveare di piccole case di legno una attaccata all'altra che creano un passaggio a zig-zag su un pontile di assi, edifici commerciali ed uffici che si affacciano sull'acqua mostrando i dipendenti indaffarati e capannoni abbandonati che segnano l'inizio della periferia. Tutto in non più di cinque chilometri, che sono la parte più corribile che sono riuscito a scovare vicino a downtown.
La sponda opposta incorpora invece la più caratteristica immagine del quartiere popolare americano, con spazi abbandonati separati da reti metalliche, la ferrovia che passa indistrubata tra le abitazioni, case di carrelli cartoni e lamiere dei tanti senzatetto che le abitano, sottoponti che si inoltrano per qualche centinaio di metri di fianco alle case e l'assenza uasi rassegnata di grattacieli che lasciano al posto ad un intreccio infinito di strade e piccole casette. E nonostante tutto, una città pulita e ordinata, accogliente.
Forse anche per questo l'allenamento è andato oltre la più rosea delle aspettative. Buon ritmo (44' 13") nelle gambe nonostante il jet-lag, dolore ai quadricipiti ormai quasi riassorbito, ma soprattutto una facile convivenza col problema addominale. 10,2 Km in un pomeriggio quasi mite nonostante il brutto tempo e l'estrema vicinanza al Canada. Evidentemente l'oceano Pacifico a solo qualche decina di chilometri non è poi così lontano. Tanti poi i runners lungo le strade che, come regola statunitense vuole, sono per lo più tendenti al femminile. I grattacieli sono lì che fanno da spettatori. Qualche clacson e le corsie semivuote che si vanno riempiendo verso sera.