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Volare

Ormai ho capito che le cose semplici e senza complicazioni non fanno per me. Ma come la vita da runner insegna mai arrendersi prima di arrivare al traguardo. Ancora non eravamo partiti per il nostro volo oltreoceano che la tempesta im-perfetta di New York ci ha fatto correre ai ripari. Tutti i voli annullati e rapido cambio programma con partenza anticipata verso Portland via-Amsterdam a notte fonda. Che però vuol dire mezza-giornata-americana guadagnata. E pensare che proprio l’altra sera si discuteva del fatto che ad Amsterdam non c’ero ancora mai stato. Ma alla fine sono esattamente dove sarei dovuto essere. Le dita che battono sulla tastiera, l’oceano che si culla qualche migliaio di metri più sotto, la mattina che prova continuamente a nascere e qualche scossone di assestamento. Non sono l’unico davanti a un pc che prova a raccontare la sua storia. Come in gara con il pettorale puntato sul petto, correndo appaiati i primi chilometri della maratona. Ognuno per sé, ognuno col suo ritmo, ognuno col suo obiettivo, ma tutti insieme verso un solo traguardo.

 

La bella sorpresa però è che probabilmente riuscirò anche a fare un giro di corsa tra le strade di Portland. Un’anteprima solitaria e improvvisata. I love this game… come dicono negli USA parlando di basket. Anche perché devo trovare il modo di non cedere alla tentazione di dormire man mano che la notte italiana diventa la mia nuova sera. Non dovrebbe essere troppo freddo e non dovrebbe piovere. Ma date le premesse di questo post farei bene a non mettere troppo le mani avanti.

Tornando a ieri invece ancora una buona uscita. Mi sono regalato solo 10 Km ritagliando lo stretto necessario alla fine di una giornata più che movimentata. Ma le cose positive che avevo già osservato domenica mattina correndo con Chiara lungo il Naviglio si sono riproposte e forse anche leggermente migliorate. Il fastidio addominale persiste ma sempre in maniera minore. Anzi ieri sera, col passare dei chilometri e con l’aumentare del ritmo, è anche leggermente diminuito. E soprattutto non s’è fatto sentire a freddo nel dopo-corsa. Allo stesso tempo, anche l’allenamento è andato oltre ogni rosea previsione. Vero che avrei voluto fare qualche chilometro in più, ma è anche vero riguardando la linea di progressione del ritmo sul grafico del gps non posso che essere contento di quanto fatto. Le sensazioni durante la corsa hanno rispecchiato il risultato finale, con il passo sempre più veloce e un bell’allungo negli ultimi due chilometri. 42’ 23” non è certo tempo da gara, ma visto la situazione da cui sono partito solo una settimana fa, direi un buon recupero. Anche perché, se le cose continueranno in questa maniera, potrò godermi meglio e fino in fondo questi due giorni immersi nel mondo Nike.