‘fanculo 2020
Al peggio non c'è mai fine. Quello che sostiene un famoso proverbio. Ed è quello che ho imparato negli ultimi anni. Anche se, analizzando bene le cose, alla fine in questo 2020 non è andato tutto sprecato. Tanti piccoli passi che, messi tutti insieme, fanno una corsa. Sempre con la speranza (e la certezza) che il meglio debba ancora venire.
Il mio vero ultimo anno di corse è stato il 2017. Su quello non c’è alcun dubbio. Culminato in quella che è stata la sorpresa più grande, la Maratona di New York. Ma seguita poi da un’altra maratona a distanza di un mese, a Firenze, e dall’ultima vera 10 Km corsa con Chiara a Trieste. Dopo poche settimane i primi grandi problemi alla schiena e un crollo verticale di corse, allenamenti, forma, infortuni, ricadute... un incubo da cui avevo pensato più di una volta d’essere uscito, ma che in realtà, come le sabbie mobili, ogni volta mi ha spinto sempre più in basso. E questo 2020 non è certo stato da meno. Ma se c’è una cosa che ho imparato dal Coronavirus è che, in fondo in fondo, in tutte le difficoltà c’è sempre qualcosa da imparare e che, alla fine, qualcosa di positivo lo si può trovare sempre.
Parlare di corsa negli ultimi dodici mesi appena trascorsi è quasi impossibile. Almeno, di mie corse. Perché di running quest’anno invece ho parlato tantissimo, scrivendone qui, sulle pagine di Runner’s World, sulle onde digitali di PlayBox e in tante altre occasioni. E correre ho corso. L’ho scoperto solo oggi analizzando i miei dati su Strava.
Ero già pronto a raccontare come per il terzo anno consecutivo le cose fossero inesorabilmente peggiorate e invece... no! Non può piovere per sempre (citando Il Corvo). E forse davvero ha smesso. Incredibilmente nel 2020 ho corso più chilometri rispetto all’anno prima e ho quasi corso quanto nel 2018. Poca roba. Ma sufficiente a darmi fiducia. Sufficiente a farmi credere che, dopotutto, non è andata così male. 1095 Km corsi in un anno disastrato, con continui problemi alla schiena, flagellato dalla pandemia, completamente a secco di gare. A cui aggiungere anche un migliaio di chilometri fatti in bici e qualche chilometro a nuoto (finché me lo hanno permesso). Quello che vorrei diventasse un abitudine nel 2021.
Si perché è da qui che ho voglia di ripartire. E per farlo ho deciso di cambiare strategia. Che non vuol dire arrendersi, ma semplicemente provare una nuova strada, cercando sempre di puntare più in alto possibile. La forma se ne è andata da tempo e sarà la prima cosa da riconquistare se la schiena continuerà a comportarsi come sta facendo.
Già la schiena. Alla fine ho forse trovato la chiave di volta per risolvere (almeno in parte) i miei problemi. Esercizi. Potenziamento. Nulla di più facile. Ma allo stesso tempo difficile da capire nel modo corretto. Come sto facendo da ormai tre mesi, due giorni alla settimana saranno dedicati alla palestra, al rinforzo del core e di tutto quello che non viene allenato dalla corsa, ma che è necessario per correre bene.
E poi corsa. Quattro volte a settimana (almeno inizialmente), un giorno si e un giorno no. Per recuperare. Per non rischiare stupidi infortuni. E nei giorni in cui non correrò, bici e piscina. Ma sempre nell’ottica del miglioramento generale. Qualcuno mi ha già chiesto se sto pensando di darmi al triathlon. La risposta è no. Anche se quel che verrà non si può sapere.
Il mio obiettivo è tornare a stare bene. Perdere i chili di troppo (che cominciano davvero ad essere tanti) e riprovare a correre come ho sempre fatto. Non ho fretta. Ho solo voglia di risentire l’adrenalina sotto l’arco di partenza e sognare. Se non ci riuscirò non importa. Ma un obiettivo, un traguardo, bisogna sempre averlo. E io ce l’ho, ma lo svelerò poco alla volta, anche un po’ per scaramanzia. Di errori ne hai fatti tanti. Ma ora ho anche imparato a riconoscere i problemi e a trovare il rimedio. Il primo passo per ricominciare è correre domani. Piano o forte non importa. L’importante sarà solo correre.