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Domani si, adesso no...

"Domani sì, adesso no... poi dici sempre "non lo so". Domani sì, adesso no... no... no... no... Sempre la stessa storia, la stessa vecchia storia che... mi capita ogni volta che incontro una come te!" Mi suona in testa da questa mattina e credo che in questo periodo non potrei dedicare parole più appropriate alla nostra vecchia storia che si ripropone ormai di maratona in maratona. Questa volta a Firenze.

Perchè ogni giorno è un giorno nuovo. Ed ogni giorno porta con sè un sentimento diverso. Inverso. Voglia di uscire a correre e fiducia. Il giorno dopo, fastidio e risentimento. Dubbio che si insinua nella testa a causa degli errori passati e che non ho più voglia di commettere. O scommettere. Ed oggi è giorno di titubanza.

Ieri sono uscito per il terzo allenamento settimanale, allungando un po' di più la distanza fino a 14 Km. Tutto bene nella prima parte, a ritmo tranquillo, con la gamba che ha mandato qualche flebile segnale ma che non ha mai dato fastidio. Il cardio ancora alto dovuto ai giorni di riposo della scorsa settimana, ma nulla di preoccupante. Tutto è peggiorato però quando ho avuto la insana voglia di provare a correre un po' più veloce, a sensazione, come vorrei provare alla Firenze Marathon. Ed anche per vedere la reazione dei muscoli come fatto due giorni fa. Ma in questo caso prematuramente. Gemello esterno e/o soleo hanno iniziato a dare sempre più fastidio e anche rallentando leggermente la situazione non è più tornata alla normalità.

Da qui il pessimismo&fastidio di giornata. Come ogni volta che c'è qualcosa che non va. Se fino a ieri mi vedevo già arrivare in Piazza del Duomo con uno split negativo dopo quarantadue chilometri, oggi nemmeno mi vedo alla partenza. O peggio ancora, rivivo il ritiro di milano dopo ventotto chilometri. Vorrei solo correre bene. Senza fastidi. Senza dovermi preoccupare di peggiorare una situazione critica. Solo col piacevole dolore della fatica, del sudore, degli allenamenti portati al limite. Lottare con la testa e scavalcare il muro per la rincorsa finale al cronometro. Rivivere l'emozione di un traguardo sudato. Anche perchè il tempo passa e anche le ultime gare in cui ho corso contro il cronometro sono ormai lontane. Non si può vivere solo di ricordi o di meriti passati.

La cosa che ancora fa più male in questi giorni è vedere i volti sorridenti ed euforici di chi si trova a New York per la maratona. Non è invidia, assolutamente. E' solo voglia di poter vivere la stessa esperienza (o simile) in maniera spensierata, godendosi il momento. Il pre-gara tra i grattacieli e Central Park, l'attesa al freddo per le griglie di partenza, l'emozione di essere trascinati fino al traguardo da una marea lunga quarantadue chilometri, la stanchezza del dopo-gara tornando distrutti verso l'hotel. Un attimo. Quell'attimo in cui si realizza di aver vissuto tutto. E di volerlo rifare ancora. E ancora. E ancora. Forse domani. Adesso... no.