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Ripetute 6x1000 3' 45" rec. 1000 4' 05"

Mi sono subito accorto di star correndo bene. E questo nonostante non mi allenassi di sera ormai da molto tempo e il vento contrario per tutto il tratto di andata lungo il Naviglio. Anche la voglia di correre prima di uscire di casa non era molta. Ma è stato come se fosse scattato un click. Come se il motore fosse già caldo. E la strada ha iniziato a scorrere sotto i piedi come su un tapis roulant.

Non so cosa possa esssere realmente stato. Forse l'orario, dopo anni di corse serali nel dopo-lavoro il corpo si è abituato ad un certo metabolismo atletico che non si è dimenticato. Magari la temperatura decisamente più fresca rispetto al giorno, senza il sole, comunque caldo, sopra la testa. O le nuove Nike Elite 8 che hanno dato una spinta e un appoggio completamente diverso rispetto alle più morbide Nike Pegasus 33. La schiena finalmente sbloccata, i muscoli che lavorano correttamente e una postura più corretta. Forse i chili di troppo lasciati per strada e il peso che sta rientrando paino piano nella norma (68,1 Kg questa mattina). Ma probabilmente è solo tutta una questione di allenamento. Neanche di testa. Di gambe e muscoli. Di chilometri, salite e discese assorbite. Di voglia inconscia di non arrendersi.

La tabella del Prof. Massini prevedeva sei ripetute da mille a 3' 50" con recupero, sempre di mille, a 4' 10". Lavoro di resistenza. Media precisa sulla (probabile) velocità-maratona. Velocità non massimale nella fase di spinta, ma fase di recupero con cardio alto. Per abituare cuore, gambe e testa a non mollare (come spiegato qui). Stesso lavoro che avevo iniziato questo inverno in vista della Milano Marathon. Evidentemente è ora di pensare alla gara dopo tutto il lavoro di carico e potenziamento fatto in estate.

Arrivare sul Naviglio non è stato semplice con il vento deciso a soffiare contrario fin dai primi metri. E la cosa non mi è particolarmente piaciuta, vista la concomitanza proprio della seduta di qualità. Ma mi sono ritornati subito in mente gli allenamenti invernali, tempestati ogni settimana da vento che soffiava prima da est e poi da ovest. Mi sono ricordato della fatica, la voglia di soffrire, con l'unico obiettivo di arrivare pronto al giorno della gara. Ed è forsa stata la voglia di riprovare le stesse sensazioni a spingere le gambe sempre un po' più forte.

Appena arrivato sull'alzaia non mi sono posto limiti, cercando solo di correre il più costante possibile nella fase di spinta, provando a distribuire le energie in maniera più lineare possibi lungo tutto il chilometro. E mi è venuto facile, nonostante il vento contrario. Preferisco correre la fase iniziale di allenamento con l'aria in faccia piuttosto che l'inverso. All'inizio si è più freschi e il vento, seppur fastidioso, può essere un buon deterrente a non esagerare. E alla fine invece un piccolo aiuto in spinta quando le gambe sono più affaticate non può dare certo fastidio. 3' 44" per iniziare. La cosa che poi mi ha più stupito è stata la facilità di recupero nella successiva fase, con il crono che non è mai sceso sotto i 4' 05". E la fiducia è salita. La prova del nove è stata la seconda serie, nuovamente sugli stessi tempi nonostante il vento contrario, 3' 45" spingendo e 4' 02" recuperando. Ho provato ad immaginare se avessi potuto provare a fare di meglio, ma ho preferito mantenere il passo e risparmiare le energie per il resto dell'allenamento. Un po' più di fatica verso il giro di boa quando la campagna si è aperta e l'aria è stata più forte (3' 47" e 4' 04") ma il ritorno verso casa è andato oltre ogni aspettativa.

Senza più la resistenza del vento ho sentito le gambe leggere, sicure. Mi sono visto composto, coordinato, con il movimento di braccia e gambe sempre più sciolto. Correre è diventato un piacere. Naturale. Senza quella pesantezza che mi sono portato dietro per settimane. Senza l'incubo costante di non riuscire a farcela. Ho solo corso. E il cronometro ha corso per sé. 3' 46", 3' 41", 3' 43" la seconda parte di ripetute, ma soprattutto altri 4' 02" e 4' 04" in recupero. Forse avrei potutto continuare all'infinito. Riscoprire il piacere di correre, vedere che le cose riescono facili. E' quello che serve per avere la forza di rimettersi in gioco. Per resistere quando inizia la salita. Per non mollare quando il traguardo è ancora lontano.