Corsa improvvisata, corsa fortunata. Avrei dovuto fare il lungo-lento di trenta chilometri e sarebbe dovuto piovere. Invece ho cambiato i programmi ed è uscita, come sempre, la corsa che non ti aspetti. Ho deciso solo in settimana di correre alla
Strapanaro, a San Damaso in provincia di Modena, dopo aver organizzato il week-end in Emilia. Una rapida scorsa alle corse in zona e l'ho trovata. Andrea, organizzatore dell'evento, è stato gentilissimo e premuroso e mi ha dato tutta l'assistenza possibile per esserci non appena l'ho contattato in settimana. Così senza aver preparato nulla, senza alcuna pretesa, con la sola voglia di fare una
bella mezza mi sono presentato al via.
L'aria che si respira appena arrivati al ritrovo è di giornata di sport. Due gonfiabili arancioni segnano la partenza e l'arrivo della corsa. In mezzo, una miriade di tende e piccoli gazebo delle società emiliane della zona. Un via-vai continuo di persone, chi in tuta e chi in pantaloncini. L'organizzazione è pressochè perfetta. Chiamo e conosco subito Andrea per ringraziarlo dell'aiuto. Peccato che non possa correre la sua corsa, ma si sa che quando si organizzano gli eventi l'unica pecca è poi non potervi partecipare attivamente. Ma le soddisfazioni quando poi tutto va bene sono altre. Un po' di riscaldamento e mi posiziono in griglia di partenza per la punzonatura. C'è anche Laura al suo esordio podistico, anche se amatoriale. Ma bisogna cominciare a respirare l'aria del running in qualche maniera. Non ho obiettivi, se non quello di divertirmi e fare bene. So che la condizione fisica è
tirata dopo l'ultimo mese. Comunque mi piazzo davanti per non perdere tempo ed avere un riferimento sui primi. Diversamente dal solito non conosco nessuno e cerco di capire chi siano i top di giornata. Il tempo è più che buono: 12°C, cielo semi-coperto, non troppa umidità nonostante i temporali che girano. Sono quasi stato tentato di prendere anche gli occhiali da sole, ma se poi avesse dovuto piovere sarebbero solo stati d'impiccio. Prima del via, un minuto di silenzio per l'infame attentato del giorno prima. Mi sento bene. Nel riscaldamento le gambe hanno girato a dovere. Allo sparo mi attacco subito al piccolo gruppo di testa. Come al solito non ho gps e aspetto il primo chilometro per avere un riferimento cronometrico. Peccato che non veda il primo cartello. Non riesco a farmi un'idea vera e propria della velocità. Ho la sensazione di andare un po' troppo forte, ma senza essere in affanno. Siamo in quattro. Io rimango nelle retrovie e seguo il passo. Davanti a noi ci sono gli apripista in bici. Usciamo subito nelle campagne attorno agli argini del Panaro. Al secondo chilometro finalmente mi accorgo che sono ufficialmente troppo forte, 7' 04", che vuol dire appena sopra i 3' 30" di media. Rallento subito e lascio che il gruppetto prenda qualche decina di metri di vantaggio. Conto le posizioni intanto, con l'obiettivo di arrivare tra la decima e la quindicesima. In settimana ho guardato la classifica del 2011 e, se il livello non è cambiato, mi sono fatto un'idea di dove posso arrivare. Qualcuno mi rimonta e mi passa. Ho quasi la tentazione di aggregarmi, ma so anche che potrei poi pagare nel fnale lo sforzo. Retrocedo fino all'ottavo e per un po' non sento quasi più nessuno dietro di me. Lungo il percorso ci sono già tantissime persone che stanno seguendo le varie distanze della tapasciata. La pista ciclabile è però sgombra da traffico e soprattutto lontana dalle strade. Tutto asfalto e un continuo leggero sali-scendi immersi nel verde della campagna modenese. Ricordi della
Maratona di Reggio Emilia. Le
Mirage A2 al loro esordio in corsa sembrano rispondere bene. Esce un po' di sole e la cosa non mi piace molto. Cerco di mantenere controllato il passo attorno ai 3' 50", anche se mi sembra quasi impossibile pensare di farcela per tutti i
21 Km della gara. Sono sempre comunque più veloce di qualche secondo. Tra il 6 Km e il 10 Km dal dietro mi rimontano. Prima un gruppetto di 3-4 atleti che hanno decisamente un altro passo, poi qualche singolo. Li lascio andare pensando a raggiungere la metà gara e poi di vedere come sto. Sono fiducioso di poter recuperare nel finale quando inevitabilmente c'è sempre un calo di qualcuno. Al giro di boa del 10 Km sono quindicesimo. La cosa incredibile è l'intermedio, 37' 21", più veloce di un minuto rispetto alla
10K di Monza di una settimana fa. Evidentemente il caldo dello scorso week-end è stato veramente troppo. In proiezione poi farei anche un buonissimo tempo finale di gara, pure troppo. Però sento che le gambe sono stanche. Ogni tanto provo a rallentare leggermente per riprendere un po' di fiato, ma poi mi metto subitoin carreggiata. Davanti a me, mentre ritorniamo indietro per le stesse strade, vedo che qualcuno comincia a rallentare vistosamente. Finalmente ho un riferimento e senza forzare metto il primo nel mirino. Appena prima del 14 Km lo supero. E' cotto. C'è un po' di traffico lungo la strada creato dal rientro lungo il percorso dei
tapascioni, ed ogni tanto c'è bisogno di gridare un
"Permesso" per farsi lasciare la strada. Comunque la presenza di gente mi aiuta a non mollare ed a tenere duro. Guardo la maglia nera del CUS di Ferrara, l'ultimo che mi aveva superato, ad un centinaio di metri davanti a me. Vedo e sento che gli sto rosicchiando metri. Di tempo ce n'è. Il mio ritmo è abbastanza costante e il sole dietro le spalle aiuta ad avere meno fastidio per gli occhi. Ai ristori, un piccolo sorso d'acqua e poi mi verso il resto delle bottigliette su testa e collo. Una sferzata di freschezza. Prendo subito l'unico gel che ho con me in vista del finale, per non rischiare di avere un calo attorno al 17 Km. La fatica comincia ad uscire e smetto di guardare il cronometro. I muscoli del retro-coscia cominciano col loro solito fastidio per l'affaticamento.
Guardo davanti e comincio a sentire il passo di chi mi precede. Passiamo prima un ponticello stretto e poi ci proiettiamo lungo l'unica discesa prima dell'arrivo. Al ristoro lo aggancio. Piccolo disguido tecnico con un signore che nonostante urli "Occhio" si butta esattamente sulla mia traiettoria dopo aver fatto il ristoro della sua tapasciata. Mi urla dietro qualcosa, ma non mi posso fermare a scusarmi. Affianco il mio compagno dell'ultimo tratto. Un sorso d'acqua che ho appena recuperato e gli passo la bottiglia per prepararci al nostro sprint finale. Ci giochiamo la tredicesima e la quattordicesima posizione. Mi accodo a lui per capire quanto ne abbia. Ormai gli ultimi cinque chilometri sono solo gara tra noi due. Ho abbandonato il cronometro tempo prima e sono intenzionato a guardarlo solo prima dell'arrivo. Lascio che faccia un po' il passo e mi accodo. Le campagne diventano strade vere e proprie man mano che di avviciniamo all'arrivo. Ci sono vigili e volontari che fermano il poco traffico. I chilometri non sembrano passare e intanto provo a capire quanto posso reggere. Ci alterniamo, tirandoci. Quando sto davanti provo qualche piccolo allungo cercando di capire la sua reazione. Al 18 Km comincio a sentire aria di arrivo. Provo uno strappetto più deciso, lui rimane agganciato ma sento che fa fatica. Mi da fiducia nonostante anche io non abbia più il passo di prima. Mi si affianca. Al 19 Km riprovo ancora e sento che posso provare lo strappo decisivo, ma aspetto il finale. Quando in lontananza vedo il cartello dell'ultimo chilometro mi preparo. Prima una fotografia insieme e dopo pochi metri, appena dopo la curva, allungo deciso il passo. E' solo un chilometro e sento di potercela fare. Do un occhio al cronometro e vedo di essere sui tempi da personale. Non mi volto ma sento il suo passo allontanarsi sempre di più. So che è fatta, ma devo tenere fino all'arrivo. Sfilo una marea di gente che sta arrivando dalla tapasciata. Qualcuno timidamente applaude e incita. Cerco qualche riferimento della partenza ma mi accorgo d'essere da tutt'altra parte rispetto all'andata. Nel finale due-tre curve strette e poi compare il gonfiabile dell'arrivo all'interno del centro sportivo. Allungo per gli ultimi duecento metri senza neanche dare attenzione al cronometro ufficiale di gara. Sento Laura che grida quando le passo davanti. Le gambe vanno ed arrivo in solitaria, 1h 20' 28", eguagliando il personale di Treviglio di tre mesi fa. Mi fermo, rifiato un attimo e aspetto che arrivi anche il mio avversario. Ha la faccia stravolta, ma quando mi vede e gli tendo la mano ci scambiamo un abbraccio e i complimenti reciproci con un sorriso. E questo è il bello di questo sport. Mi danno un bigliettino con la mia posizione d'arrivo, 13° (su 300). Sono contento e stanco, ma con una nuova Coppa (di Casa Modena) tra le mani. Mi rimane solo ancora un nuovo grazie ad Andrea per la disponibilità. Ma questo è il bello dei runners, non c'è altro da dire.