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Ripetute 7X1000 3' 35" rec. 3'

Dopo la due-giorni londinese con Asics per provare a volare, questa mattina le gambe mi sono sembrate due pezzi di legno. Molli, deboli, con i flessori fin troppo tirati. Stanchezza accumulata in un'andata e un ritorno così veloci e un po' probabilmente anche a causa del volo, decisamente un non-amico delle gambe del runner. Ma una volta entrato in pista ho acceso i motori ed ho riprovato nuovamente a decollare.

Ripetute 7X1000 3' 35Giornata perfetta per correre. Posto perfetto per farlo. Sole ma aria fresca e una pista circolare di un chilometro (quasi) tutta per me. Era da tanto che non tornavo a girare attorno al ginestrino di Carugate. Ma come ripromessomi sette giorni fa, questa volta ho deciso di testarmi veramente. L'alzaia del Naviglio Martesana è perfetta per correre, ma i piccoli sali-scendi, i saltuari incroci, le piccole deviazioni sparse lungo il suo linfinito rettilineo incidono sempre un po' sul risultato finale. Soprattutto quando gli allenamenti sono di qualità. L'allenamento non ne risente (anzi per certi versi è più performante), ma il crono si. E, dato che nell'allenamento di oggi, avrei voluto anche verificare la tenuta nel finale, ho preferito ritornare dove gli ultimi veri allenamenti di qualità erano terminati. Dopotutto, anche la scorsa settimana, il finale aveva subìto qualche rallentamento non voluto. 

La cosa che fin dall'inizio mi ha preoccupato è stato l'indolenzimento ad entrambe i flessori. Probabilmente la stanchezza dovuta ai due giorni di viaggio e al poco riposo. Ma ancora prima di partire (e fin dalla mattina appena alzato) ho avuto come la sensazione di avere i crampi pronti ad esplodere. Fortunatamente esiste il riscaldamento pre-esercizio. Due chilometri a ritmo lento per iniziare poi subito a spingere. E, nel momento in cui ho iniziato la prima serie, tutto è poi andato bene. Come consuetudine non ho mai guardato il crono fino a fine allenamento. Un'abitudine che voglio prendere anche in gara e una caratteristica che voglio imparare a gestire bene. Basarsi sulle sensazioni e non sui numeri. Spingere quando è il momento e non lasciarsi condizionare da altro. Guardando i risultati, mi sembra che la tattica poi possa funzionare.

Sinceramente ho fatto fatica a capire sin da subito quanto stessi spingendo. Ma ho sempre avuto la sensazione di andare bene. Consapevolezza dello sforzo. Un po' meno della velocità. Aumentare di mille in mille le serie di ripetute è un aiuto fondamentale per la testa (oltre che per i muscoli che si abituano poco alla volta a fare sempre un po' di più). E pensare che solo un mese fa faticavo a mantenere lo stesso ritmo su cinque, mi sembra incredibile. Il primo obiettivo è stato quello di arrivare il prima possibile alla quarta ripetuta mantenendo invariato lo sforzo. Passare il giro di boa è fondamentale per riuscire poi a spingere sempre un po' di più quando la stanchezza comincia ad uscire. La rincorsa non è stata facile, ma guardando il risultato finale la tattica ha funzionato. Una costanza che non avrei immaginato: 3' 33", 3' 31", 3' 31", 3' 31". E' stato importante cercare di trattenersi nei primi metri e sapere sempre quanto mancasse alla fine di ogni sessione. La cosa sorprendente (ma fino ad un certo punto) è che la serie più veloce sia stata poi la quinta (3' 29"). Evidentemente sapere di essere ormai in procinto della fine, seppur con un disavanzo di ancora due chilometri, ha avuto la sua influenza. Il 3' 35" e il 3' 34" finali, anche se con qualche secondo in più rispetto al resto, rientrano perfettamente nella media, regalandomi per la prima volta quest'anno una serie di ripetute completamente su ritmi ritrovati. E adesso che la fatica se ne è andata, non vedo l'ora di riprovarci ancora una volta. Ma prima, ho imparato, è meglio riposare. Piccole soddisfazioni che danno tanta fiducia. L'importante è imparare a cavalcare l'onda senza farsi poi travolgere.