Don't Run, Fly
Correre è un po' come volare. Parole ormai entrate nell'immaginario collettivo. Nel modo di dire quotidiano. Nel modo di pensare. Ma qualcuno è voluto passare dalle parole anche ai fatti. Parliamo di Asics, che con la nuova campagna Don't Run, Fly, ha ufficialmente presentato i tre modelli della Fast Series FlyteFoam e in anteprima il nuovo modello Noosa FF.
Pista d'atterraggio prescelta il Tower Bridge di Londra. Una due-giorni in terra londinese che ci ha permesso di provare la leggerezza della nuova scarpa Asics, prima in cielo e poi in terra, lungo le strade ed i ponti che circondano il Tamigi. Una sfida lunga solo dieci secondi sorvolando il Tower Bridge. Immersi nel buio della sera britannica, ci siamo sfidati lungo il corridoio che unisce le due torri del ponte, con solo una lastra di plexiglas a separarci dal mondo. Un volo tra colori e musica, senza respiro, per atterrare dalla parte opposta nel minor tempo possibile. Sessanta metri per provare davvero a volare. E dopo aver ritoccato terra, al mattino, una nuova corsa per scoprire i segreti delle nuove Noosa FF. Un'intersuola interamente in FlyteFoam, distribuita su tutta la sua lunghezza per dare ammortizzazione in atterraggio e più forza in spinta, lasciando una sensazione di leggerezza unica, unita ad una suola riprogettata per una presa più sicura anche sul bagnato.
Testimone d'eccezione il due volte vincitore dell'Ironman di Kona e iridato nel Triathlon a Pechino, Jan Frodeno. Noosa è stata la scarpa dai mille colori che ha fatto sognare per anni tanti triathleti e che ora è si è evoluta affacciandosi prepotentemente sul mondo del running. E dell'indissolubile legame tra triathlon e running abbiamo voluto proprio sapere da lui.
Quale consiglio puoi dare a chi vuole passare dal running al triathlon?
«Una buona idea è quella di cercare un buon club o provare ad iniziare ad allenarsi insieme ad un gruppo di amici. Sarà sicuramente più facile. Perché, anche se in gara poi ci si trova soli a lottare contro sé stessi e la fatica, il triathlon è una disciplina collettiva. Sociale. Ed è anche l'unico modo per imparare dagli altri, per poi batterli».
In base alla tua esperienza quale disciplina è più importante sviluppare per affrontare un triathlon?
«È difficile da dire. Devi sempre provare a vincere prima nel nuoto, sulla bici e poi correndo. Dipende molto dalle dinamiche di gara, dalle distanze. Ma alla fine in un Ironman la maratona è davvero quella che conta».
E qual è la tua disciplina preferita?
«Dipende dal momento della stagione. In sella alla bici, anche quando non sei completamente in forma, hai comunque il modo di vedere un sacco di cose mentre ti alleni. Hai il modo, nonostante tutto, di fare tanti chilometri senza sentirti in colpa pur non essendo al cento per cento, perchè comunque ti stai muovendo. Ma quando sei in forma per il running è tutta un'altra cosa. Si crea una sorta di magia. L'allenamento richiede più tempo rispetto a nuoto e bici. So che devo sempre allenarmi duramente per essere in forma per la corsa. Per questo mi da più soddisfazione».
Tu però nasci come nuotatore e le tue performance migliori sono nella parte ciclistica. Hai mai pensato di concentrarti maggiormente o solo sul running?
«No, perché comunque non mi divertirebbe. Anche e soprattutto per la dieta che dovrei seguire. Sono (e diventerei) troppo pesante per essere solo un runner. Infatti per prepararmi alle olimpiadi ho dovuto seguire un'alimentazione specifica e alla fine l'ho odiata. Sono felice di nuotare, andare in bici, correre e bruciare tra le otto e le dodicimila calorie al giorno. Così mi posso sentire libero di mangiare quello che voglio».