Camminata dei 7 Ponti (Canonica d'Adda)
Nonostante abbia partecipato più volte a corse a Canonica d'Adda e più in generale a tapasciate attorno alla zona dell'Adda e del Brembo dove nasce il Naviglio, è stata la prima volta per la Camminata dei 7 Ponti. Stesse strade, stessi sentieri, stessi panorami. Eppure l'ennesima corsa diversa. Basta cambiare la stagione, lo stato di forma, il senso di marcia e la solita strada diventa il ponte verso un altro universo parallelo. Esclusivamente da affrontare correndo.
Sarò onesto. Se non avessi dovuto accompagnare Tullio alla tapasciata, alle 6:29, un minuto prima che la sveglia suonasse, probabilmente non mi sarei alzato. Le ultime settimane in compagnia di Tommaso sono state (e sono tutt'ora) bellissime ma anche stancanti e qualche ora di sonno me la sarei concessa volentieri. Ma fortunatamente non ho potuto cedere alla tentazione e mi sono presentato al via. Oltretutto, una giornata che non ha certo invogliato ad uscire di casa infilando le scarpe da corsa. Cielo plumbeo, nuvoloso. Aria umida e carica di pioggia, che poi in realtà non è mai arrivata. Invece di metà giugno, ci è sembrato di essere ai primi ottobre con le prime avvisaglie d'autunno. Ma temperatura idilliaca.
La bellezza del panorama la conoscevo già, ma per chi affronta certi percorsi per la prima volta può essere quasi uno shock ritrovarsi di fronte a certi paesaggi a pochi chilometri da casa. Sono partito col gruppo del Mulino Vecchio come mio solito e in compagnia ho affrontato i primi chilometri, a ritmo tranquillo, chiacchierando per tutto il tempo. In realtà non ho neanche mai guardato il gps per sapere a che velocità. A parte i primi quattro chilometri, percorso da correre al contrario rispetto a tutte le altre tapasciate. E a posteriori devo dire che la corribilità e la piecavolezza ne hanno guadagnato.
Sono stato fin da subito indeciso se seguire il percorso dei sedici o dei ventuno (in realtà 19,5 Km). Le gambe stanche degli ultimi giorni e la poca famigliarità con le distanze più lunghe del dopo maratona mi hanno lasciato indeciso. Ma ci ha pensato il caso a scegliere l'opzione corretta, quando al primo bivio non mi sono accorto che le due distanze si sarebbero divise fin da subito. Contemporaneamente, alla prima salita fino al passaggio sotto la A4 in corrispondenza del ponte di Trezzo, ho anche allungato e abbandonato il gruppo di amici col quale ero stato fino a quel momento, iniziando la mia corsa in solitaria. Mi sono adattato al ritmo scelto dalle gambe, senza controllarlo e senza pretendere nulla di più. E' stato probabilmente poi il percorso a regalarmi le energie per chiudere il giro completo in maniera inaspettata.
Sicuramente il passaggio più bello e caratteristico è stato l'arrivo e l'attraversamento di Crespi d'Adda, "Villaggio operaio di fine '800, città ideale del lavoro e tutt'oggi Patrimonio dell'Unesco". Uno dei luoghi meno conosciuti dai più e più bello da visitare in qualsiasi stagione dell'anno. Una perla nascosta tra i boschi sul corso dell'Adda, a cavallo tra la provincia bergamasca e quella milanese. Ci sono stato tante volte, eppure ancora attraversare le sue vie squadrate passano dalle piccole casette operaie di legno fino alle mega ville ottocentesche dei dirigenti e sfilare davanti ai cancelli della fabbrica o sotto le ciminiere ferme nel tempo ha un fascino difficilmente replicabile. Tre chilometri che mi sono gustato, con le gambe rampanti e la freschezza della mente ancora poco affaticata. Una vera occasione persa per chi ha deciso di seguire percorsi differenti.
Sarà forse stata la carica regalata dall'emozione ad ossigenare le gambe, ma il ritmo appena sopra i quattro al chilometro mi è venuto subito naturale. Alla partenza non sapevo nemmeno se sarei stato in grado di terminare il percorso più lungo, ma strada facendo ho sempre preso più fiducia ed ho cercato di mantenere la velocità. Più i chilometri sono passati attraversando prima Concesa e poi Vaprio d'Adda lungo le strade sterrate più interne, più anche la voglia di provare a non rallentare troppo è cresciuta. E così sono sceso lungo il corso del Naviglio, in direzione Groppello, slalomando tra le centinaia di camminatori della domenica mattina e le pozzanghere che sempre più grosse hanno reso difficile il passaggio sulle strade non asfaltate. A farmi compagnia, a turno, quasi si fossero messi d'accordo, qualche amico di Corro Ergo Sum incrociato per caso che mi ha affiancato di volta in volta, distogliendo l'attenzione dalla stanchezza e rendendo più piacevole quest'altro ennesimo viaggio. Grazie, se ancora non ve lo avevo detto.
Svoltando poi verso Fare Gera d'Adda e attraversando in sequenza gli ultimi due ponti dei sette previsti ho subito capito che ci sarebbe stato qualche chilometro in meno. Un po' di fatica risparmiata e qualche energia in più da spendere nel finale. Due-tre chilometri d'anonimato sulle piste ciclabili della bassa bergamasca fino a fermare il cronometro ad 1h 25' 35". Una tapasciata che mi ha letteralmente riportato in pace con la corsa e con me stesso. Rimango sempre più convinto che tapasciare sia uno dei modi migliori per prepararsi alle gare importanti, godendo di quella spensieratezza che serve a sciogliere la continua tensione di gare e allenamenti di qualità. Un viaggio che vale sempre la pena di fare.