Il mio Amico Ultratrailman... Giro del Lario
Questa volta non ero con lui. Questa volta ha fatto tutto da solo. Il mio Amico Ultraman. Ancora una volta 100 Km, ma in una ultra-trail. Non ci sarei potuto comunque essere per seguirlo in questa impresa perchè avrebbe voluto dire farla anche per me. Ma mentre io correvo lungo le salite della Transcivetta pensavo alle sue, alla sua notte, alla sua fatica. Uniti da un sottile sentiero seppur distanti chilometri. Sapevo che ce l'avrebbe fatta in qualche modo. Perchè un runner quando vuole raggiungere qualcosa se lo prende. Non ci sono solo chilometri nella sua avventura, ma un mix di emozioni, fatica, sorpresa, entusiasmo, amicizia, sofferenza. Adesso lui è il mio Amico Ultratrailman. Vi lascio alle sue parole...
"Gara perfetta, stupenda, meravigliosa! Alla partenza ero con i miei amici di avventura, Marco, Massimo e Andrea. Al via, ognuno di noi ha poi proseguito col proprio passo, seguendo le proprie sensazioni. Solo un anno fa pensare ad una gara del genere era un sogno per me; dopo mesi di preparazione sulla lunga distanza e con l’ultimo periodo specifico per le corse in montagna, mi hanno permesso di farmi trovare al via con il motto: “ci provo e ce la metto tutta!”. Durante il percorso ho fatto diverse amicizie. È incredibile quanto sia diverso il mondo del trail rispetto a quello delle corse su “strada”. Dietro i top runners ci sono quelli tranquilli, quelli come me, dove la corsa rappresenta una sfida verso i propri di limiti, dove l’unico obiettivo è farcela, arrivare fino in fondo anche senza guardare il cronometro. La gara è stata durissima, ho percorso salite (ma anche discese…) che non pensavo nemmeno potessero esistere, salite che non mollavano mai e quando ne finiva una, giravi e tac…si sale ancora! Anche le condizioni meteo hanno reso la corsa più dura di quanto già non lo fosse. Abbiamo preso un forte temporale che ci ha accompagnati per diversi km infradiciandoci dai piedi alla testa e purtroppo qualcuno si è beccato anche la grandine. Erano le 2 della notte quando il destino ha voluto che io e Davide ci incontrassimo. Lui mi ha raggiunto mentre stavo cercando di scendere dalla costa di una montagna proprio mentre iniziavano le prime difficoltà. La visibilità era ridottissima, la nebbia si rifletteva pesantissima sul fascio di luce delle nostre pile frontali, proiettando parte della luce verso gli occhi: fastidiosissimo! Da quel momento in poi eravamo in due a cercare le “bandelle” poste dagli organizzatori per indicare il percorso, ma a causa della scarsissima visibilità più e più volte siamo stati costretti a fermarci e spostarci per cercare l’indicazione successiva. Proseguendo insieme ci siamo aiutati nel percorrere un lungo scivolo di fango che il temporale delle ore precedenti aveva formato. Davide era uno stambecco nonostante non fosse munito come me dei bastoncini, era decisamente più agile nello scendere. A volte mi sembrava di sciare lungo quella discesa, era molto pericoloso. Finalmente il lontananza abbiamo visto una torcia dimenarsi in cielo, era buio pesto e la nebbia continuava ad essere alta. Un paio di urla nella notte per chiedere a quel santo che faceva parte dello staff quale fosse la strada migliore per scendere da quell’incubo. Ci è stato consigliato di uscire immediatamente da quello che fino a poche ore prima era il sentiero, ormai trasformato dal temporale. Abbiamo proseguito un passo alla volta, ho chiesto a Davide più volte di aspettarmi, perché nella discesa ero più prudente e timoroso di lui, fino a raggiungere un sentiero che poi proseguiva lungo un bosco. Solidarietà, altro nobile sentimento che non mi era mai capitato di percepire così forte in una runner sconosciuto. Dopo un po’ di ore trascorse con Davide, sembrava che fossimo amici di sempre, pazzesco! Dalle 2 della notte, fino al trionfante arrivo, io e Davide siamo diventati soci, compagni a tutti gli effetti! L’ultra trail di Como è un’esperienza che porterò per sempre nel cuore. Ho provato a correre per ore solo, poi fare quattro chiacchiere con altri runner fino al momento in cui uno dei due aveva esigenza di seguire il proprio passo. Sono partito alle 9.30 di mattina del sabato, ho visto panorami a dir poco mozzafiato, ho visto il buio “per davvero”, ho udito il silenzio “quello totale”, ho visto il sole tramontare a lasciare il posto a quelle splendide stelle, tanto belle da sembrare vicinissime, sembrava che potessi toccarle e cambiarne la loro posizione. Ho visto la notte lasciar posto all’alba, il sole salire dietro ad un gruppo di montagne in lontananza. Ho visto colori e sfumature che prima d’ora non avevo mai visto. Ho visto cosa può fare la forza di volontà quando con Davide sul finale abbiamo deciso di provarci; abbiamo deciso di provare a stare sotto le 24 ore. Entrambi eravamo stupiti da quanto fossimo lucidi dopo così tante ore di corsa/cammino senza mai esserci fermati. E allora avanti, proviamoci! Avevamo già percorso più di 95-98 km e 6000 metri di dislivello positivo quanto abbiamo cambiato il passo. Abbiamo iniziato a correre più forte che potevamo, siamo scesi come gazzelle lungo discese non proprio indicate per correre in sicurezza, ma noi volevamo stare sotto le 24 ore! Neanche le false indicazioni dei volontari sui km mancanti ci hanno fatto mollare, ogni volta che chiedevamo aggiornamenti sull’arrivo ci veniva comunicato che mancava poco, 40 minuti poi 25 minuti. Per dare un’idea delle sparate, un “25 minuti al traguardo” non è stato soddisfatto dopo un’ora abbondante di corsa. Uno scherzo pericoloso questo che abbiamo vissuto in prima persona, soprattutto se fatto a chi arriva verso la fine e davvero non ne ha più. Ad un certo punto finalmente l’ultima diagonale del sentiero verso il tanto desiderato asfalto. Mi consulto ancora con Davide sull’orario e lui rivolgendosi a me dice: dai Iacopo ce la facciamo, andiamo! Gli ultimi due km o forse più sono stati un’esplosione di adrenalina, eravamo due cavalli pazzi, non so come ma correvamo intorno ai 4:40 min/km, impensabile dopo tutto quello che avevamo fatto fin lì. Mitico il passaggio sotto il traguardo, un abbraccio e un grido di gioia: ce l’abbiamo fatta! mentre il cronometro indicava 23 ore e 38 minuti! Sono un finisher di una gara fuori dal comune, una gara più grande di me sotto tanti punti di vista, primo fra tutti la scarsissima esperienza sul mondo della montagna. Ce l’ho messa tutta anche questa volta e ce l’ho fatta! Questa è l’impresa più grande che sono riuscito a portare a termine fino ad oggi e la voglio dedicare al mio papà perché lassù insieme a me su quelle montagne c’era tanto anche di lui!"