Attenti al runner
È già più di una settimana che è scoppiata la polemica corro o non corro. Ne ho già ampiamente parlato in questi due articoli (Runner e Coronavirus: corro o non corro? e Runner vs Coronavirus: correre o stare a casa?). Ma sembra che le due fazioni di integralisti e moralisti si stiano facendo sempre più battaglia. E non solo sui social.
Cosa sto facendo io? In questi giorni sono rimasto a casa. Invitato anche da un piccolo e incredibile infortunio che non mi ha lasciato scampo dal cosa scegliere. Uno stiramento al flessore della coscia sinistra. Fatto in casa. Senza correre. Fa ridere, ma è davvero così. Probabilmente un risentimento già presente che, con qualche movimento a freddo giocando con i bambini, si è trasformato in qualcosa di un po’ più grave. Nessun problema. Anzi, l’occasione anche per provare a recuperare nel modo corretto.
Il mio problema più grosso invece è la schiena. Correre, benché se ne dica, è una delle attività che mi fa passare qualsiasi problema e dolore. I muscoli perdono la loro tensione, si muovono, si scaldano e tornato a casa dal mio allenamento mi sento come nuovo. Rinato. Non farlo, mi amplifica decisamente le tensioni su tutta la fascia lombare. Per cui mi sono dato a tutto quello che mi può aiutare. Bici (su MyCycling di Technogym e Cinelli Veltrix Caliper, con Zwift), esercizi di potenziamento, stretching.
Su Runner’s World in questi giorni abbiamo lanciato la campagna #rwiorestoacasa, dove si invitano i lettori a mandare i video dei loro allenamenti casalinghi (qui potete trovare il mio nuovo articolo sugli esercizi da fare in casa semplicemente con quello che ci troviamo), e grazie alla quale stiamo sensibilizzando tutti i runner a scegliere attività alternative per provare a seguire alla lettera il consiglio del Governo di non uscire per strada. Tecnicamente sarebbe ancora possibile in realtà, ma altamente sconsigliato. Anche se, a mio parere presto (oggi?) le restrizioni potrebbero decisamente essere più severe.
Purtroppo. E dico purtroppo per due motivi. Primo, perché abbiamo perso tempo. Forse sarebbe stato meglio essere un po’ più cattivi da subito e non sperare nel buonsenso delle persone. Secondo, perché per la voglia di troppi, vengono puniti tutti. Credo ci sia una netta differenza tra chi, disperso tra le campagne, esce a correre isolato da tutti tra i campi (ne sono una dimostrazione i runner di Codogno dove la crisi sembra passata nonostante non si siano mai fermati) e chi, vivendo in città e non avendo più i parchi a disposizione (perché giustamente chiusi per non favorire assembramenti), si riversa sulle ciclabili in massa.
La situazione sta sfuggendo di mano. A tutti. Non è bello essere additati mentre ci si allena come se si fosse degli untori. Non è bello doversi difendere da continui insulti (e denunce) per una passione che dovrebbe servire solo a stare bene. Non è bello cercare qualsiasi scusa per attaccare qualcuno solo perché invidiosi di quello che sta facendo. Non è bello nemmeno non sentirsi liberi di fare quello che ci piace.
Io credo (e ne sono pienamente convinto) che essere runner debba essere anche una missione. In questi anni il numero di persone che hanno iniziato a correre perché l’amico o il collega lo faceva sono state tante. Il runner deve essere sempre un esempio. Positivo. Da imitare. In qualsiasi situazione. Perché portatore di un messaggio vivo. Esemplare. Anche oggi. Essere integralisti (o moralisti) non ha senso. C’è una sola cosa da fare: correre tutti nella stessa direzione. Quella giusta.