Runner e Coronavirus: corro o non corro?
Ho notato che dopo il nuovo Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri si è creata un po’ di confusione per quel che riguarda la possibilità di continuare a fare sport. Su Runner’s World abbiamo già scritto vari articoli a riguardo, ma oggi provo a fare un po’ di chiarezza.
Non c’è alcun dubbio che un po’ di confusione si sia creata in questi giorni. Colpa anche di un Decreto (DCPM 8 marzo) che dice e non dice e di chi lo interpreta a modo suo. Diciamo subito che la cosa più importante è debellare questo virus. Le regole ci sono (scritte), sia per chi si trova dentro la Zona Rossa (o Arancio?) sia per chi si trova fuori. Dovessi decidere io, fermerei tutto e chiuderei tutti (in tutta Italia) in casa per il tempo necessario (due settimane? un mese?) a fermare il contagio. Ma non sono io a governare...
Ma parliamo di running. In molti nei giorni scorsi sono rimasti male per il continuo e inevitabile rinvio (e cancellazione) delle gare. Ma analizziamo questa cosa proprio dal punto di vista del runner. Ho un infortunio. Che faccio? Sto fermo qualche giorno e poi riprendo anche se non sto bene rischiando di avere una ricaduta e fermarmi ancora più lungo? O mi fermo e mi prendo tutti i giorni necessari perché tutto guarisca pienamente e poi riprendo a correre? La maggior parte delle volte cadiamo nel primo tranello, anche se siamo tutti consapevoli che la cosa corretta da fare sia la seconda. Oggi ci troviamo nella stessa situazione. Optiamo per guarire del tutto e poi riprendere con la normalità.
Questo lo dico soprattutto a chi si trova fuori dalla Zona Arancio (Lombardia e province accumunate). Prendere da subito delle precauzioni maggiori serve solo a stare meglio poi e a evitare il prolungamento dei tempi di emergenza. Anche se non è stata emanata un’allerta rossa in tutta Italia, basta avere un po’ più di riguardo perché si possa fare in modo di non propagare ulteriormente il virus.
Quindi, cosa è possibile fare e cosa non è possibile fare in questi giorni di allerta rossa?
Nella Zona Arancio
Sfatiamo subito un mito. Si può correre (non c’è nessun punto del Decreto che lo vieti, si parla solo di eventi e manifestazioni, sportive e non...). Ma con le dovute precauzioni. Fare attività fisica solitaria (in casa o fuori) è permesso. È vietato farlo in gruppo. È vietato farlo non mantenendo la giusta distanza di sicurezza per evitare la propagazione del virus. Volete uscire a correre? Fatelo. Le strade dovrebbero essere deserte, le piste ciclabili e i sentieri anche. E se non lo sono, cambiate itinerario. Se incontrate un altro runner non scambiatevi un cinque e non fermatevi a parlare con nessuno, soprattutto se sudati. Evitate di sputare per terra. E dopo la vostra ora d’aria rientrate in casa.
Non potete andare in palestra o in qualsiasi altro luogo chiuso che non sia la vostra casa. I centri sportivi e le piste sono off-limits e utilizzabili solo da atleti agonisti e professionisti a porte chiuse e supervisionati dalla propria società di appartenenza (no, i master che fanno gare la domenica non sono agonisti. Sono runner amatoriali che gareggiano. Le categorie di agonisti vanno dagli allievi ai seniores). E anche in questo caso sarebbe meglio che chi non deve preparare olimpiadi o campionati nazionali non affolli i campi.
La scorsa settimana ho intervistato alcuni runner della prima Zona Rossa di Codogno (qui l’intervista completa se ancora non l’avete letta) e anche per loro, nelle scorse settimane, le cose erano uguali. Corsa si, ma nel modo corretto (nelle stessa Wuahn gli studenti in quarantena all’università usavano il campus all’aperto per correre).
Nel resto d'Italia
Fuori dalla Zona Arancio dovrebbe vigere il buonsenso. Adottare gli stessi comportamenti attuati all’interno è un modo semplice e facile per rallentare da subito la diffusione del virus senza dover aspettare di essere costretti a farlo dalla legge.
Soprattutto evitare allenamenti e corse di gruppo (diversamente da Lombardia&Co., le attività sportiva di gruppo sono ammesse, anche in palestre e piscine - cosa che mi trova in totale disaccordo - garantendo la distanza interpersonale minima di un metro). Se una gara è stata cancellata è inutile trovarsi con compagni facendo appelli sui social col rischio di infettarsi a vicenda. Ritorno al discorso fatto all’inizio. Meglio qualche giorno da soli che qualche mese. È sempre valida la distanza di sicurezza e il non contatto tra runner.
Siamo runner. Sin dall’inizio di questa storia siamo quasi stati additati (erroneamente) come untori dopo che Mattia (incolpevolmente) si è ammalato gravemente. Diamo il buon esempio. Dimostriamo che essere runner non è solo postare il risultato delle proprie gare e dei propri allenamenti sui social. Fare sport, correre, è solo un modo per essere e diventare più forti. Per combattere le malattie naturalmente con il proprio sistema immunitario. Siamo di esempio (per il domani) cercando di non ammalarci per primi e diffondendo ulteriormente il virus.
Soprattutto, in assenza di gare, proviamo per una volta anche a limitarci. In allenamento non cerchiamo il massimo. Non facciamo i supereroi (?!) a tutti i costi. Correre quaranta chilometri o più, per simulare quella maratona che stavamo preparando, aiuta solo il nostro fisico a debilitarsi, ad abbassare le difese immunitarie e a essere terreno fertile e appetibile per il virus. Correre fa bene. Ma nel modo giusto. Sempre.
Aggiornamento DPCM 9 marzo:
Art.1 (Misure urgenti di contenimento del contagio sull'intero territorio nazionale)
(...)
2) Sull’intero territorio nazionale è vietata ogni forma di assembramento di persone in luoghi pubblici o aperti al pubblico.
3) (...) lo sport e le attività motorie svolti all'aperto sono ammessi esclusivamente a condizione che sia possibile consentire il rispetto della distanza interpersonale di un metro.
È quindi inteso (ed esplicito) che uscire a correre singolarmente senza creare assembramenti non è vietato. Leggi tutto in questo nuovo articolo: Runner vs Coronavirus: correre o stare a casa?