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Ares One, più di una molla ai piedi

È ormai universalmente riconosciuto che la scarpa sia lo strumento più importante ed essenziale per il runner. L’acquisto che deve essere fatto con più attenzione, cercando di trovare la giusta soluzione per il proprio piede e la propria corsa. E mentre il mondo discute sulla regolarità di nuovi modelli, a me ritornano in mente le solette in fibra di carbonio Ares One.

Sappiamo tutti che se andassimo a verificare (sulla linea di partenza) quale sia il modello di scarpa che più troviamo ai piedi di top-e-non runner nella maggior parte di gare che siano diecimila, mezza o maratona negli ultimi anni, scopriremmo che si tratta delle Nike Vaporfly 4% e di tutti i suoi modelli derivati. Una tipologia di scarpa che, dopo il tentativo di correre i quarantadue chilometri sotto le due ore con Breaking2 e il grande record di Kipchoge con Ineos 1:59, ha lanciato e ormai sdoganato una nuova importante tecnologia. Semplificando, una (o più) piastra in fibra di carbonio inserita nell’intersuola della scarpa per tutta la lunghezza del piede (o meno). Una soluzione che, a quanto dicono i tempi, ha davvero portato a nuovi risultati con la possibilità di raggiungere nuovi limiti. Ma a quanto pare Nike non è stata la sola a pensarla così. 

Premessa

Preciso che questa non vuole essere una mera copiatura della scheda tecnica del prodotto come se ne trovano in molti altri siti, né tantomeno un documento esplicativo di tutte le sue caratteristiche, ma un articolo in cui raccontare (come sempre) la mia personale esperienza e analizzare le principali sensazioni, criticità e novità riscontrate quotidianamente durante i miei allenamenti.

Non voglio e non mi interessa sapere chi ci sia arrivato prima. Mi sembra solo importante dimostrare quanto questa nuova tecnologia possa davvero far fare quel passo in più rispetto a decine di nuove mescole che promettono tanto ma poi alla fine non danno quel vero aiuto da tutti ricercato.

Ares One, solette in fibra di carbonio

Quando le ho viste per la prima volta pubblicizzate in un video (che potete rivedere qui) su Facebook e poi provate in allenamento, ho subito collegato le solette Ares One alle Nike Vaporfly e al progetto Breaking2 che tanto mi aveva impressionato. Ho provato entrambe i prodotti, ma non voglio in questo momento fare paragoni. Solo riportare quello che ho davvero sperimentato.

Premetto che sono sempre stato diffidente verso una certa tipologia di prodotto. Di tentativi di creare delle scarpe che si comportassero come molle ce ne sono stati tanti negli anni. Non sto qui ad elencarli. Basta una ricerca su Google per scoprire anche imbarazzanti modelli di scarpa che hanno provato a far credere di poter migliorare corsa e velocità senza però riuscirci. Quando però ho indossato per la prima volta le Ares One (in diversi modelli di scarpe da running) ho avuto una impressione totalmente nuova e diversa. 

Uno dei vantaggi di Ares One l’ho appena scritto, senza accorgermene quasi. Sono universali. Non sono una scarpa. Ma sono utilizzabili con qualsiasi (o quasi) modello di scarpa. Ciò vuol dire che si adattano a qualsiasi tipologia di piede, di appoggio, di ritmo. Ma meglio non fare l’errore di pensare che siano fatte per tutti. Anzi...

La tecnologia in fibra di carbonio

Le solette Ares One sono composte da diversi strati di fibra di carbonio e kevlar, accoppiati con silicone in memory foam (per adattarsi la meglio alla piante di ogni piede) nella parte centrale. Prese in mano si presentano rigide, eleganti e decisamente più pesanti delle normali solette di una qualsiasi scarpa da running (il peso è invece paragonabile a quello della maggior parte dei plantari personalizzati che vengono utilizzati da chi corre, circa quattro volte più pesanti). Per utilizzarle basta sostituirle a quelle di una qualsiasi scarpa (non è detto che in tutti i modelli si inseriscano facilmente, dipenda dalla conformazione della pianta di ogni diversa marca).


Le solette in fibra di carbonio Ares One.

Come funziona Ares One

Basta correre (o anche semplicemente farci qualche passo) per capire a sensazione che sotto i piedi si ha qualcosa di decisamente differente. Fibra di carbonio e kevlar semplicemente accumulano energia cinetica nella prima fase della falcata restituendola nella successiva. Come già per le Nike Vaporfly, oltre ad avere una spinta in più, il vero vantaggio è quello di risparmiare energia ad ogni passo, rendono la nostra corsa più efficiente nel tempo. Questa la teoria. Nella pratica l’effetto è davvero quello di correre più efficacemente. Ci ho corso piano, ci ho corso forte, cambiando diverse tipologie di scarpe e i risultati sono sempre stati similari. 

Se sapevo a priori che correndo delle ripetute avrei avuto la maggior efficienza della tecnologia supportata da un maggiore spinta, un alto impatto e una migliore postura di corsa, sono rimasto invece decisamente stupito dal vedere quanto le Ares One abbiano influenzato il risultato anche della corsa lenta. Un miglioramento di alcuni secondi al chilometro (tra i 5 e i 7) che non mi sarei aspettato. Ma che soprattutto non ho percepito correndo. Ares dichiara un miglioramento dei tempi di circa 0,4” nei cento metri, 20” al chilometro sui diecimila e una riduzione del 5% del consumo di ossigeno durante l’intera corsa. Non so se questi siano davvero risultati universalmente applicabili, ma so per certo che un miglioramento significativo sono in grado di darlo. 

Utilizzo di Ares One

Personalmente non utilizzerei le solette Ares One quotidianamente. Le trovo più uno strumento adatto alla gara ed eventualmente per gli allenamenti di qualità, per abituare piede e corpo al loro utilizzo evitando clamorose sorprese il giorno di gara. Non le ho utilizzate per più di dieci o dodici chilometri, e non azzarderei ad andare troppo oltre. Il loro meglio lo danno sicuramente sulle distanze brevi, quando le gambe non sono ancora stressate e la loro reattività è compensata anche dal controllo della postura. E non le suggerirei nemmeno a chiunque. Se è vero che ho trovato una vantaggio anche correndoci lentamente, per sfruttarle al meglio è consigliabile avere anche una tecnica di corsa sviluppata, che permetta al corpo di non subire la loro azione, ma piuttosto di controllarla e sfruttarla pienamente. 

L’estrema rigidità di carbonio e kevlar può diventare anche dannoso per tendini, muscoli (soprattutto del piede e del polpaccio) o semplicemente causare vesciche. Non a caso insieme a Ares One viene fornito dalla casa madre anche un libretto di istruzioni prezioso e da seguire alla lettera. Meglio partire a giorni alterni (o anche solo una o due volte a settimana) e solo dopo due settimane, quando anche il memory foam si sarà adattato alla forma del piede, passare ad un utilizzo più quotidiano. 

Ma veniamo alla parte più critica. Il costo è (giustamente e) decisamente alto: 299 €. Che equivalgono a due paia di buone scarpe da corsa. Certamente un investimento su cui riflettere. I risultati però non mentono. Rimane comunque un interrogativo sul numero di chilometri che possono sopportare. In ogni caso, nelle mie prossime gare su strada continuerò ad utilizzarle. Vediamo chi vince.