MoMot, testimone sulla scena del crimine
Ad inizio anno avevo scelto la Monza-Montevecchia EcoTrail come obiettivo della prima parte di stagione. Ma il prolungato stop dovuto ai problemi alla schiena mi ha costretto al forfait. Ho voluto esserci comunque, aprendo la strada alla prima coppia sul percorso della MoMot in sella, per la prima volta, ad una Atala B-Cross. Ed ho visto cose...
Una gara che per me (e Chiara) ha tanti significati. Le nostre prime corse in coppia, i nostri primi podi insieme, la scoperta di luoghi magici a pochi chilometri da casa. Un appuntamento al quale faccio fatica a rinunciare, per le emozioni sempre nuove e vive che riesce a trasmettere. Lo scorso anno avevo corso insieme a Lorenza e questa volta è stato il turno di Chiara con lei. Una coppia di Corro Ergo Sum Runners destinate ancora una volta al gradino più alto del podio femminile, ma...
La settima edizione della MoMot ha ripreso il suo percorso tradizionale, partendo trenta minuti prima dalla gradinata frontale della Villa Reale di Monza, per percorrere i primi chilometri (e il Trofeo Velocità) dentro il Parco di Monza sfiorando il circuito di Formula 1. Mezz’ora che ha fatto la differenza, sfruttando il cielo ancora lievemente coperto e un clima decisamente fresco già nei primi chilometri. Essere in bici, per di più con una e-bike, ha reso i miei chilometri una tranquilla passeggiata domenicale, in cui mi sono potuto permettere qualche diretta web su Facebook, stando solamente attento a seguire la memoria e i cartelli del percorso.
E’ stato proprio il percorso, o meglio la sua segnalazione, la nota dolente di questa edizione. Dopo la ricognizione della scorsa settimana nella seconda parte, avevo intravisto qualche punto critico sistemato prontamente con l’organizzazione, ma nessuno aveva fatto i conti con chi, nei giorni seguenti, si sarebbe divertito a manipolare cartelli, balise e indicazioni di gara. I primi intoppi li abbiamo riscontrati subito intorno al quinto chilometro, poco dopo il ristoro, punto critico già anche qualche hanno fa (avevo sbagliato strada anche io in una delle passate edizioni), dove cartelli e balise, piazzati più volte, sono nuovamente spariti poco prima dell’inizio della gara. E puntualmente, proprio in quel tratto, qualcuno ha preso la direzione errata.
Strada poi praticamente impossibile da sbagliare fino all’entrata nella Valle del Rio Pegorino, poco dopo aver attraversato il fiume Lambro. Proprio in quel punto ho abbandonato la coppia femminile di testa per aspettarla all’uscita del boschetto, sicuramente più facilmente corribile a piedi che in mountain-bike, dati i continui saliscendi e la situazione fangosa del terreno all’ombra degli alberi.
Cinque chilometri più avanti è iniziata la parte di percorso più faticosa (mentalmente), aperta al sole sulle colline brianzole. Sole che ha fatto capolino solo a metà percorso, rendendo la vita decisamente più facile soprattutto alle prime coppie. Ma la cosa che più mi ha preoccupato è stata la mancata presenza di indicazioni in alcuni punti cruciali del percorso, soprattutto in alcuni bivi dove, non conoscendo la strada, si sarebbe potuto sbagliare facilmente. In più di un’occasione ho consigliato ad alcuni volontari di spostarsi a piantonare zone mal coperte o mi sono fermato a ri-sistemare nastri e cartelli fraintendibili. Ma non è bastato.
Purtroppo anche la mia conoscenza dei vari passaggi, non è stata sufficiente a riconoscere i punti più esposti all’errore soprattutto per chi non ne fosse a piena conoscenza. E così in tanti, soprattutto in una zona ben circoscritta (intorno al ventiseiesimo chilometro), hanno preso la via sbagliata andando ad allungare il percorso anche di un paio di chilometri abbondanti. Non hanno certo aiutato la gara di mountain-bike e la tapasciata organizzate in concomitanza con la MoMot incrociate lungo il tracciato, che sono servite a rendere il percorso confusionario in alcuni punti e poco corribile, soprattutto grazie alla maleducazione di troppe persone che non conoscono pienamente il significato della parola sportività.
Ma il vero assassino è stato decisamente il responsabile della manipolazione del percorso che, togliendo le indicazioni, ha fatto sbagliare direzione a tantissime coppie, ritrovatesi abbandonate in aperta campagna o lungo discese e salite nei boschi (salvo poi ritornare sui propri passi), senza aver alcun riferimento sulla direzione da prendere. Gesti che possono portare anche a gravi conseguenze. Basterebbe un infortunio o un malore lontano dagli occhi di volontari e soccorritori per trasformare una ragazzata in tragedia. Azioni da condannare e da pre-vedere e risolvere già a partire dalla prossima edizione.
Gara condizionata per alcuni (soprattutto per chi si stava giocando il podio) ma festa che è continuata per tutti. Con l’arrivo a Lomagna l’inizio delle salite più impegnative ha segnato le gambe a molti ed ha visto prendere la testa della gara dalle coppie maschili più veloci. Ho scortato i primi fino all’inizio della Gran Premio della Montagna, ai piedi del Santuario di Montevecchia, per poi andare a riprenderli tra i sentieri adombrati del bosco. Salite e discese tra le case della Montevecchia alta e vecchia, ultimi due guadi prima dello sprint finale e l’arrivo al Centro Sportivo.
Non avevo mai potuto assistere (essendo sempre stato in gara) al passaggio finale dei chilometri che separano il Santuario dalla linea di arrivo. Ho visto facce distrutte dalla fatica. Coppie con sguardi disperso nel vuoto trascinarsi lungo il sentiero. E mi sono ricordato di quanto fosse dura arrivare alla fine, con quegli ultimi chilometri che non sembrano finire mai. Le forze che sembrano svanire, la gambe sempre più deboli e la forza di reagire persa lungo la strada. La Monza-Montevecchia EcoTrail non regala niente. I tanti, forse in troppi, la prendono spesso sotto gamba, ritrovandosi poi a maledire i suoi sentieri. Ma ho rivisto poi anche la magia della MoMot, con quegli scorci da fiaba tra le fronde degli alberi e i torrenti semi-vuoti, il silenzio dei boschi e delle colline lontane dal traffico, il fruscio dei piedi tra erba e fango alla ricerca di un più d’acqua rigenerante. E la passerella finale in cui tutto sembra solo un sogno. Dal quale non svegliarsi più.
E i Corro Ergo Sum Runners?
Chiara e Lorenza si sarebbero dovute giocare un podio. Si erano riprese bene, con determinazione, pur avendo sbagliato direzione solo dopo qualche chilometro. Purtroppo però, al successivo (incolpevole) errore, ormai nella seconda parte del percorso, si sono ritrovate troppo fuori strada per provare a rimediare ad una situazione diventata ingestibile e si sono ritirate a malincuore (e non senza arrabbiatura).
Contro ogni pronostico invece Luca (Mattavelli, che rientrava in gara proprio domenica dopo l'ingiusta squalifica per i fatti di Cagliari) e Tania hanno tenuto alti i colori violarancio dei Corro Ergo Sum Runners, piazzandosi al 1° posto tra le coppie miste. Perché la Monza-Montevecchia EcoTrail ha sempre qualcosa di speciale da regalare.
E, per chi ancora non li avesse mai letti, di seguito, il racconto delle nostre (passate ma indimenticabili) MoMot: