Nike Air Zoom Elite 8
Ad aprile ero stato tentato di correrci la Maratona di Milano, ma gli acciacchi del pre-gara mi avevano poi fatto desistere e cedere alle più ammortizzate Nike Pegasus. Ma l'amore per le Nike Air Zoom Elite non è certamente calato, nonostante qualche piccolo difetto ancora da correggere. E la mia velocità che non è più ritornata a livelli che loro si meritano. Ma un nuovo modello è già ai miei piedi.
Era stato amore a prima vista, non appena le avevo potute prendere in mano (ma non provare) durante la visita di casa Nike a Portland. Capostipiti insieme alle (allora) Pegasus ed Odissey, della famiglia fast, ultrareattive e ultraveloci ispirate agli atleti più veloci al mondo. Il primo paio le ho usate prevalentemente in allenamenti veloci e gare corte. Sempre su asfalto. Qualche volta in pista. Potrebbero essere delle fedeli compagne anche per la maratona se riuscissi a raggiungere quel tanto agognato ritmo che rincorro ormai da qualche anno. Sono e rimangono un modello che a me piace molto, dando quel feeling innato che la scarpa giusta deve dare appena calzata. Una scarpa che deve saper fare tanta strada. Correre veloce, ma non solo.
La prima sensazione, appena si inizia a correre, è la naturale spinta. Data da una delle principali innovazioni apportate a quest'ultimo modello di Nike Air Zoom Elite 8, l'inserto zoom-air (aria pressurizzata e fibre interne) nell'avampiede. Una reattività immediata, istantanea, appena il piede tocca a terra. Una sensazione nettamente diversa dalle vecchie sorelle. Come se il piede venisse accompagnato nella rullata. Ma soprattutto aiutato nell'immediata reazione. Sensazione evidente soprattutto con i ritmi più alti e veloci o dopo aver calzato un paio di Nike Pegasus più morbide ed ammortizzate. Il piede si sente più protetto, anche se il peso complessivo della scarpa rimane molto basso (292 gr nel mio numero 44,5 EU/10,5 US). Ad aiutare in questo è soprattutto il secondo elemento innovativo, forse il primo che cade all'occhio, la nuova tomaia completamente in flymesh, comune a tutti modelli della famiglia Zoom. Un solo strato, senza cuciture, che fa aderire perfettamente la scarpa al piede grazie ai cavi in flywire che avvolgono l'area mediale e l'arco plantare, dando traspirazione ma anche solidità. Ed anche un'estetica del tutto accattivante.
La suola non ha avuto sostanziali modifiche e novità se non nell'abbassamento del drop a 8 mm (seguendo l'onda del pensiero - giusto o sbagliato? - secondo cui scarpa veloce vuole differenziale minore) e un'estensione del rinforzo tallonare che, rispetto alle Elite 7, scende anche verso l'interno per qualche centimetro. Forse avrei osato di più in quest'ultimo elemento, dato che uno dei problemi che ho riscontrato è il cedimento interno proprio nella zona del tallone (pecca comune anche ad altri modelli, come le LunarTempo). La sensazione di leggera pronazione è rimasta (nonostante io non lo sia) soprattutto quando i chilometri macinati cominciano ad essere tanti. E questo è un gran peccato, per una scarpa che avrebbe un gran potenziale. Con l'ultimo paio sono riuscito poi a correre 425 Km. Pochi, se rapportati alla media comune. Soprattutto se utilizzate su chilometraggi medi di preparazione per la maratona.
Nonostante tutto continuo a ritenerle un modello su cui fare affidamento. Nell'ultimo anno non sono state nè riviste nè modificate. Non so se perchè, forse, ritenute di nicchia o perchè verranno sostituite da altri modelli. Anche se pensate per gare veloci (come il miglio), le ho sentite comode e utilizzabili anche per distanze maggiori. Sicuramente non per ritmi troppo bassi. La poca ammortizzazione, la sensazione di secchezza, l'estrema reattività e il peso esiguo la rendono adatta per gare e allenamenti su ritmi medio-veloci. Basterebbe un minimo di supporto in più per renderle migliori.