Fastest Day On Earth, il mio primo Miglio
Anche perchè, già allora, qualche piccolissima soddisfazione me l'ero tolta. Questa volta la possibilità me l'ha data Nike, nel giorno più veloce della terra (#sofast), grazie alla sfida sul miglio organizzata dai NRC (Nike+ Run Club) di vari paesi in tutto il mondo. Una nuova possibilità? Una seconda chance? Forse no. Ma essermi divertito, essermela potuta giocare alla pari con tanti altri, è stata una soddisfazione. I miei obiettivi sono altri, ma non nego che una piccola scintilla è scoccata di nuovo.
L'ultima volta non era finita come speravo. Me li ricordo ancora come fossero appena passati quei tre giri della morte. Tattica completamente sbagliata e primi due posti persi a duecento metri dall'arrivo. L'inesperienza. Tutta esperienza. Col tempo, perdendo la gamba, è quella che invece può fare la differenza. Quando sono arrivato al campo del XXV Aprile di Milano, di fianco al Montestella, dove saltuariamente mi trovo anche insieme al prof. Massini, i ragazzi già presenti erano un centinaio. Ragazzi. Non a caso. Non sarò stato il più anziano, ma avrei potuto contare sulle dita di una sola mano i miei coetanei. Tutti agghindati Nike, tutti con ai piedi le Nike Zoom Elite 8, calzature pensate appositamente per i ritmi veloci. Magari meno adatte alla pista, ma per una volta si può fare uno strappo alla regola. Qualche giro di riscaldamento, un po' di stretching (cosa che prima di correre non faccio mai, nda) di gruppo e poi la preparazione delle tre batterie, maschili e femminili. Ordine e livello dato dai tempi dichiarati. Prima i più lenti e poi i più veloci. Io mi riscopro in ultima batteria, nonostante sia stato estremamente cauto nel valutare quello che avrei potuto fare.
Credo che in uno stato di forma ottimale i 5' 00" sui 1,6 Km li potrei anche provare. Anche senza una preparazione specifica per la distanza. Ma si parla di condizioni lontane da quelle attuali. Agosto con gare e collinari ha lasciato strascichi che ho fatto fatica a riassorbire già dai primi giorni di ritorno sul Naviglio. Gli ultimi dieci sono poi stati altri altri giorni di carico e di lavori veloci che hanno appesantito notevolmente la gambe. I dolori persistenti ad adduttore e polpacci ne sono la riprova. Così, quando ho dovuto pensare ad una prestazione possibile e veritiera, considerando anche la sessione pesante di ripetute del mattino, ho dichiarato un tempo tra i 5' 30" e i 6' 00". Più onesto di così... senza contare la mia assoluta disabitudine a gare così corte e la differenza di età con gli avversari poi scoperti.
Che qualcuno avesse sbagliato (in buona fede) a dichiarare le proprie intenzioni è stato chiaro fin da subito, dato che già nella prima batteria il divario tra primo (4' 49") ed ultimo è stato abominevole. La seconda serie se la sono invece giocata in due, sempre poco più che ventenni, ma con tempi più abbordabili (5' 10"). In ultima batteria invece le cose mi sono sembrate invece subito più complesse, a partire dal numero dei partenti, ventuno. Guardandomi attorno non sono riuscito a capire quale potesse essere il livello di chi mi stava a fianco. Ma di sicuro la maggior parte si è allenata per la distanza e non ha avuto l'intenzione di lasciarsi scappare la possibilità di un pb. Ai vostri posti... pronti... bum!
La partenza non è diversa da un diecimila o da una mezza o da una maratona. Ho solo seguito l'istinto e cercato di non rimanere ingabbiato nel centro del gruppo. Ho ripensato all'ultima gara in cui ero rimasto scottato ventanni fa. Ho ripensato alle gare sui millecinque dei mondiali di atletica appena finiti. Ho pensato a correre e a divertirmi. Visto che provare un pb sarebbe stato impossibile ho impostato tutto sulla tattica. Lasciare andare chi sarebbe partito troppo forte e gestire la distanza. Sembra un paradosso pensare di poter regolare quattro giri di pista se confrontati con i quarantadue chilometri della maratona, eppure non c'è molta differenza. Cambia solo la velocità.
In due sono partiti al massimo, prendendo subito qualche metro di vantaggio su tutti. Io, che avevo paura di ritrovarmi nel mezzo del gruppo, mi sono accodato subito ai primi. Non sono riuscito a capire la velocità iniziale, un 3' 10" per i primi cento metri, assestatosi poi su un 3' 25/30" regolare per i successivi. Non facendo fatica ho lasciato che il primo giro passasse indolore e solo dopo essere ritornato sotto la partenza (1' 22") in curva ho recuperato subito due posizioni mettendomi in scia ai primi due. Dalle retrovie silenzio. Altro giro, altra corsa. Dopo metà gara, il primo (che come avevo immaginato era partito troppo forte) ha iniziato a perdere in spinta e poco dopo il mille (3' 29") l'ho superato, ritrovandomi a sorpresa in seconda posizione. Forse, lanciando l'ultimo giro di pista, avrei dovuto subito osare di più. Una ventina i metri da recuperare e poco alla volta ho aumentato il ritmo. Distanza che si è accorciata di qualche metro, ma non come avrei sperato. Ai millequattrocentro metri ho lanciato l'attacco decisivo, sperando in un crollo davanti a me, con un allungo negli ultimi cento metri a 2' 39". Ma non è bastato e i cinque/dieci metri di svantaggio non mi hanno fatto stringere tra le mani la fascia da primo finisher. 5' 27" e tantissimo divertimento. Ma soprattutto una rivincita con una conduzione di gara che forse qualche anno fa sarebbe potuta valere qualcosa di più.
Viste le premesse e i miei avversari non posso che essere contento. Ma più di ogni altra cosa non vedo l'ora di poter riprovare. Come quando assaggi un dolce e non ti basta. Magari in condizioni migliori. Tra poco più di un mese ci sarà la gara del Club del Miglio a Melzo, sempre in pista. Non so ancora quali saranno i miei programmi per allora nè come sarà il carico di allenamento che mi aspetta (probabile che in quel week-end abbia il lunghissimo, nda) ma un pensiero potrei anche farlo. Dopotutto, alla fine, chi la dura la vince.