Nike Air Zoom Elite 8
Le aspettavo da qualche mese. Le avevo potute prendere in mano, ma non provare, durante la visita a casa Nike a Portland dello scorso febbraio. Mi era rimasta la curiosità di vedere come le Nike Air Zoom Elite si potessero essere evolute in questa nuova ottava edizione. Una veste nuova, inedita, che le lega a doppia mandata alle sorelle della linea Zoom (Pegasus e Odyssey), fast, ultrareattive e ultraveloci ispirate agli atleti più veloci al mondo. O meglio, questo è quello che promettono. Le ho usate prevalentemente in allenamenti veloci e gare corte, ma anche per medi e lenti. Sempre su asfalto. Potrebbero essere delle fedeli compagne anche per la maratona se qualche piccolo dettaglio della precedente versione fosse stato corretto. Sono e rimangono un modello che a me piace molto, dando quel feeling innato che la scarpa giusta deve dare appena calzata. Una scarpa che deve saper fare tanta strada. Correre veloce, ma non solo.
La prima sensazione, appena si inizia a correre, è data da una delle principali modifiche apportate a questa nuova edizione di Nike Air Zoom Elite 8, l'inserto zoom-air (aria pressurizzata e fibre interne) nell'avampiede. Una reattività immediata, istantanea, appena il piede tocca a terra. Una sensazione nettamente diversa dalle vecchie sorelle. Come se il piede venisse accompagnato nella rullata. Ma soprattutto aiutato nell'immediata spinta. Sensazione evidente soprattutto con i ritmi più alti e veloci. Il piede si sente più protetto, anche se il peso complessivo della scarpa rimane molto basso (292 gr nel mio numero 44,5 EU/10,5 US). Ad aiutare in questo è soprattutto il secondo elemento innovativo, forse il primo che cade all'occhio, la nuova tomaia completamente in flymesh, comune a tutti modelli della famiglia Zoom. Un solo filo, senza cuciture, che fa aderire perfettamente la scarpa al piede grazie ai cavi in flywire che avvolgono l'area mediale e l'arco plantare, dando traspirazione ma anche solidità. Ed anche un'estetica del tutto accattivante.
La suola mi sembra non abbia avuto sostanziali modifiche se non nell'abbassamento del drop a 8 mm (seguendo l'onda del movimento più naturale del piede) e un'estensione del rinforzo tallonare che, rispetto alle Elite 7, scende anche verso l'interno per qualche centimetro. Forse avrei osato di più in quest'ultimo elemento, dato che uno dei due problemi che avevo riscontrato proprio nelle sette era il cedimento interno nella zona tallonare. Pecca comune anche ad altri prodotti della famiglia Nike. La sensazione come di leggera pronazione l'ho avuta ancora (nonostante io non lo sia) e probabilmente è una delle conseguenze della ricerca di una corsa più naturale. Quello che mi rimane ancora da scoprire è quanti saranno i chilometri che riusciranno a sopportare. I (soli) trecento delle Elite 7 sono stati decisamente troppo pochi, anche se le ho usate in gran parte per allenamenti tirati, con ritmi alti, e lunghissimi in vista della maratona.
Al momento le ho trovate in ogni caso un modello multifunzionale. Anche se pensate per il #sofast, gare veloci come il miglio, le ho sentite comode e utilizzabili anche per distanze maggiori. Sicuramente non per ritmi troppo bassi. La poca ammortizzazione, l'estrema reattività e il peso esiguo la rendono adatta per gare e allenamenti su ritmi medio-veloci. Se confermassero la loro solidità e un minimo di supporto potrebbero essere le degne compagne per i prossimi qurantaduechilometri autunnali. Sicuramente mi ci porteranno.