[2] Maratona Franciacorta (Camignone)
Pensavo peggio. E' stata invece la gara di ieri a rivelarsi più dura del previsto. Tutto sommato, pur non essendomi mai allenato per la mezza maratona, i 21 Km della Quattro passi in Franciacorta (seconda tappa della Maratona della Franciacorta) di oggi non sono stati un trauma per le gambe. Soprattutto per il percorso collinare a cui non sono minimamente abituato. Anche la temperatura leggermente più bassa. Certo non parliamo di fresco, ma solo di un po' meno caldo. A posteriori potrei dire che avrei potuto fare di più? Mah, non ne sono così sicuro. Alla fine non è che sia arrivato fresco come una rosa e quello che ho potuto tirare nel finale l'ho fatto. Anche perchè se mi fossi sentito in forze non avrei certo abbassato il ritmo apposta. Per cui diciamo che la corsa è andata come sarebbe dovuta andare e che il mio l'ho fatto. Non sapendo cosa aspettarmi non ho molti termini di paragone e la valutazione la posso fare solamente sulle sensazioni. E questa sera sono stato buone.
Pronti-via e i primi chilometri hanno seguito la legge dei grandi numeri. Subito troppo veloce. In realtà non ho neanche spinto così tanto, seguendo solo le gambe che ormai sono abituate a ritmi un po' più alti. Ma solo all'inizio. Il tempo di arrivare in piano e fare qualche metro di sali-scendi e la situazione si è resettata. Rispetto a ieri meno bagarre alla partenza. Forse tanti sono rimasti scottati dalla prima tappa o forse stasera solo non c'erano. Franco mi è rimasto affiancato da subito ma dopo i primi chilometri ha cominciato a prendere qualche piccolo metro di vantaggio, piano piano. Io ho seguito semplicemente il ritmo voluto dalle gambe per la prima parte di gara per paura di fare troppo e perdere tutto nel finale. Così ci siamo separati. In corrispondenza del primo ristoro uscendo da Passirano, il gruppetto di Josephine Wangoi (ancora prima donna, nda) in compagnia della Baccanelli (poi arrivata terza, nda), mi ha affiancato e per qualche metro mi sono lasciato trascinare. Prima c'era stato il bellissimo passaggio nella tenuta Berlucchi, un lungo tratto di sterrato tra i vigneti del Franciacorta forse più famoso d'Italia. Aria più respirabile e anche ritmi meno serrati rispetto a ventiquattro ore prima.
Al 6 Km sapevo sarebbe iniziata la prima lunga salita verso Monterotondo. Quattro chilometri quasi costanti di salita asfaltata tra le colline bresciane. Bello il paesaggio, suggestivo. Ettari di campi coltivati a vigna inframezzati qua e là da tenute di campagna immense. Silenzio interrotto solo dai passi della corsa. Passi sempre più radi. Poco dopo l'inizio della salita la Baccanelli che mi era rimasta davanti cede e rimango solo per un buon tratto, mentre la Wangoi allunga anche sugli uomini al seguito. Franco è poco più avanti, un puntino giallo in fuga. Conto i chilometri che mi separano dallo scollinamento. Non ho mai forzato il passo. Sapevo che che ci sarebbe stata una lunga discesa e poi un'altra, anche se più breve, salita. E non ho voluto ritrovarmi agonizzante negli ultimi cinque chilometri di gara.
Dopo i primi tre-quattro chilometri non ho più guardato il cronometro. Non avrebbe avuto senso e mi sarei lasciato condizionare troppo dai ritmi sfalsati dai sali-scendi. Sono le gambe il vero timer e semplicemente ho ascoltato loro. Più lente in salita senza forzare inutilmente i quadricipiti, lanciate lungo le discese controllando la velocità, in spinta nei tratti di piano cercando il giusto ritmo. Passato quasi indenne la prima lunga salita ho cercato di ridare un po' di ritmo alle gambe. Il panorama ha avuto un cambio repentino. La discesa ci ha portato fuori dai campi coltivati immettendoci lungo le ciclabili che uniscono i paesi del circondario. Tenere o spingere? E' stato il dilemma di tutta la gara. Ed alla fine sono stato contento delle scelte che ho fatto. Altrimenti forse sarei potuto crollare a terra prima della fine.
Ho cercato a Provaglio il cartello del 13 Km che indicava l'inizio della nuova salita. Veloce curva a destra e la strada si è subito inclinata. Salita più breve rispetto alla precedente, solo due chilometri e mezzo. Ma più ripida, soprattutto nel tratto finale. Chi ha spinto troppo ha dovuto cominciare a fare i conti con la stanchezza. Il tranello è stato il passaggio a Sergnana dove credevo fosse lo scollinamento e dove invece è continuata a pendenza, forse ancora maggiore, fino a Provezze. Lungo la strada, fin dall'inizio, qualche spruzzino ristoratore per dare un po' di fresco a testa e corpo. Canotta e pantaloncini a fine gara pesavano più di un chilo tra sudore e acqua. Acqua che ha anche riempito piedi e scarpe. Un po' fastidioso nel tratto finale.
La testa che ancora mi scotta mi ricorda che il sole non ha quasi mai smasso di farci compagnia. Caldo e umido. Con l'aria fresca di inizio discesa un po' di rigenerazione c'è stata. Ma le gambe non ne hanno avuto proprio volgia di provare a spingere, forse ancora troppo impaurite per l'ultimo strappetto che ci stava aspettando al 19 Km. Le posizioni femminili intanto si sono mischiate. La Ferraboschi (seconda classificata, nda) mi ha ripreso in salita con un passo tutt'altro che appesantito. E in questo si è vista la differenza tra chi ha corso l'intera maratona e chi invece solo una singola tappa. Gambe leggere e scattanti, reattive, agili. Non due tronchi rigidi e pesanti. Anche se non so quanto per gli undici chilometri di Adro e quanto per le salite di giornata. Ma non essere abituati al collinare non è stato certo un vantaggio.
Gli ultimi cinque chilometri sono stati un unico conto alla rovescia, sperando ogni volta di trovare i chilometri degli intermedi sempre prima. Da Provezze, dove per la prima volta in vita mia ho provato il rifiuto verso il profumo di carne alla griglia per la festa del paese, siamo scesi verso Regogne e Fontecolo, dove, tra i silenzio della collina, ci stava aspettando l'ultimo tragico strappetto. Il pensiero che ci ha salvato è stato quello degli ultimi due chilometri in discesa per il ritorno a Camignone. Gambe lanciate a molla lungo la ripida discesa che si è incrociata con il percorso più breve della non-competitiva. E sono riuscito anche a recuperare qualche posizione che è andata a bilanciare quelle poche perse nell'ultimo tratto di salita. L'ultimo chilometro è sembrato un miraggio. Ciclabile che gira attorno al paese e allungo finale verso il confiabile dell'arrivo. La bagarre più assoluta tra chi arriva dalle retrovie e chi si trova invece poco più avanti. 1h 29' 39" con una trentanovesima posizione di gara che è valsa però la 25° posizione assoluta e un buon 5° piazzamento di categoria. In netto recupero rispetto alla prima giornata. E son sicuro che salite e discese non le dimenticherò tanto presto.
Chiara è arrivata poco dietro, sempre più fresca e con due meritati quarti posti (sia in gara che in classifica generale) e la prima posizione di categoria. Si, forse è il caso che si dedichi di più alle distanze lunghe visti i risultati quando ci sono chilometri da macinare. E mi sa che tra un po' anche io dovrò seguire a ruota. Franco invece lo abbiamo ritrovato poco più avanti, già arrivato, fresco e sempre più pimpante, a premio in categoria e in ascesa sulle posizioni di classifica generale. Fossi riuscito a stargli dietro sarebbe stata gran cosa. Ma siamo ancora solo al 32 Km della nostra maratona (2h 14' 37" il parziale), meglio andarci cauti. L'ultimo saluto lo lascio invece a Giuseppe, lettore di Corro Ergo Sum, con cui mi sono intrattenuto nei minuti finali del pre-gara. Un piacere girare l'Italia correndo e trovare amici del sitosparsi ad ogni evento. Un po' come se tutte fossero nuove tappe di una unica grande corsa. Ci vediamo domattina.