Giro del Lago di Resia
Ci siamo quasi. Anche se la condizione non è quella idilliaca, inizio finalmente a capire dove posso spingermi, dove provare ad arrivare. Questo oltretutto in una giornata non semplice, iniziata con un bel mal di schiena e finita con venti gradi in meno rispetto agli ultimi giorni, grazie al gran vento che ha soffiato attorno al Lago di Resia. Praticamente una giornata perfetta.
Ho deciso solo qualche giorno fa di correre la gara. Avremmo dovuto semplicemente passare un lungo e tranquillo week-end in Trentino per portare Tommaso al fresco e guarda caso (questa volta davvero il caso), cercando tra le corse in zona, ho ritrovato il Giro del Lago di Resia al quale non tornavamo da tre anni (qui l'articolo). Un'esperienza (allora si correva ancora in agosto) che non era stata delle migliori, non conoscendo il percorso e non aiutati dall'estenuante caldo estivo. Sentito il prof. Massini, che in questi giorni era al suo training-camp proprio a Curon, ho deciso di riprovarci.
La sorpresa più grossa è stata essere accolti da un vento fortissimo e freddo. Senza, le temperature sarebbero state ben più alte rispetto ai 17°C del pomeriggio. Ma più che per il freddo la preoccupazione più grossa l'ho avuta per le forti raffiche che hanno increspato il lago verde smeraldo quasi fossimo al mare e non in montagna. Tanti i partenti, tremila ottocento. Che per una corsa che diciassette anni fa ne vedeva solo un centinaio sotto l'arco di partenza è una bella crescita. Ben supportata anche dall'organizzazione altoatesina, a volte fin troppo poco italiana. Anche se l'inizio gara di tedesco ha avuto ben poco, con un parapiglia, sgomitate e spintoni nei primi metri che ho visto in ben poche altre gare. Fortunatamente gli scaglioni di partenza sono stati quattro, altrimenti ci sarebbe potuto scappare anche qualche ferito (scherzo ovviamente).
L'indicazione di Fulvio su come interpretare la gara (e che a lui servirà per la programmazione delle prossime settimane in vista della Firenze Marathon autunnale) è stata molto semplice. Corri. A tutta. Detto così mi è sembrato tutto molto semplice, ma ricordandomi quanto fosse stata dura tre anni fa, ho dovuto cercare fin da subito la strategia migliore. Primo non arrivare sfiancato. Gli ultimi chilometri in semipiano (o leggera salita) sarebbero dovuti essere campo per recuperare posizioni, che invece non mi sarei dovuto preoccupare di perdere nei primi chilometri dove tutti si sarebbero lanciati come in una gara di cinquemila metri. Poi gestione della parte centrale, sulla sponda opposta del lago, lungo la ciclabile asfaltata densa di sali-scendi impegnativi. È così ho fatto.
Come in tutte le ultime gare non ho mai guardato il Garmin Fenix 3 HR, accontentandomi del bip relativo ad ogni chilometro. Tra una gomitata è una spallata ho cercato più che altro di rimanere in piedi nelle prime centinaia di metri e di non farmi prendere dalla foga di recuperare posizioni. I primi quattro chilometri sono stati quasi completamente su sterrato corribile, con la spinta del vento alle spalle. Corsa facile ma non al massimo per non bruciare energie preziose in vista della seconda parte. Un range da 3' 43" a 3' 47" che se probabilmente avessi visto in corsa mi avrebbe messo in apprensione. E invece avrei anche potuto spingere di più. Arrivati alla diga, come preventivato, il vento ha iniziato diventare nemico, spingendo contrario più che in ogni altro punto del percorso. Nessun riparo, se non quello dato dalle spalle degli altri avversari, e anche qualche spruzzo d'acqua gelida per i più fortunati. Dopo il quinto chilometro, svoltando sulla sponda opposta del lago, è iniziata poi la parte più tecnica.
Mi sono subito accorto di essere decisamente più lento di molti altri. Ho perso costantemente metri in salita, recuperandoli poi in parte in discesa, ma le posizioni hanno iniziato ad aumentare. Volutamente ho preferito non forzare per non bruciarmi prima ancora di aver raggiunto la metà gara. Le salite, soprattutto quelle più pesanti, sarebbero arrivate nella fase finale e sfiancarsi ancora prima di allora non avrebbe avuto senso. E' proprio questo uno dei miei punti deboli attualmente. Tutto quello costruito in questi anni andato perso. Ed essere poco tra i monti non aiuta certo a recuperare potenza.
Non ho mai avuto chiaro quale potesse essere un obiettivo fattibile per la giornata. Certo, mi sarebbe piaciuto essere un po' più veloce di tre anni fa (1h 03') quando ho poi corso la Maratona di Carpi in 2h 53'. Facendo due calcoli in attesa della partenza, ho pensato che correre i 15,3 Km del giro del lago sotto l'ora sarebbe potuta essere buona cosa. Ma quando ho visto passare i pacers dei 60' con passo decisamente più veloce del mio mi sono un po' demoralizzato. Ho resistito alla tentazione di guardare il cronometro per capire a che ritmo stessi correndo ed ho continuato con la mia tattica. I chilometri si sono susseguiti lenti, rincorsi in discesa e sfiancanti in salita. Piano piano la pista ciclabile è discesa lungo la sponda del lago avvicinandosi sempre più a Resia. Il vento che ha soffiato perennemente in senso contrario non ha però realmente dato fastidio quanto pensassi. Evidentemente le salite ci hanno leggermente riparato. Ed allo stesso tempo ha mantenuto la temperatura idilliaca per una corsa estiva.
Vorrei raccontare che anche il panorama, unico nel suo genere, è stato d'aiuto, ma mentirei. Ho provato a godermi l'acqua verde smeraldo, la tranquillità della vallata, il profumo dei pini che hanno segnato le salite. Ma la fatica del continuare salire e scendere mi ha rubato qualsiasi forza mentale. Ho riconosciuto i tratti più caratteristici, gli strappi in cui tre anni fa avevo lasciato le energie residue. E scivolando piano piano verso il paese ho finalmente pensato che era il momento di dare il tutto per tutto.
Negli ultimi cinque chilometri di corsa ci si lascia alle spalle la collina per sfiorare, sul lungolago, il paese di Resia. Ristori che si susseguono a ritmo incessante, con la mano tesa dei bambini a offrire acqua e sali nei bicchieri di carta. I fotografi litigano per avere la postazione migliore ed è il momento, per chi ci riesce, di sfornare il miglior sorriso-ricordo. La strada è un misto tra asfalto, cemento e sassi che si susseguono in maniera irregolare slalomando lungo la riva. Qui ho cominciato a pensare di recuperare posizioni o, per lo meno, di aumentare il passo. E incoscientemente l'ho fatto. Chi aveva dato tutto per arrivare per primo in cima alle salite si è trovato con i muscoli appesantiti. Cinque chilometri non sono certo uno scherzo quando si è completamente cotti. Una posizione alla volta, tra un hop-hop-hop da slalom speciale e un bravò (con la erre-moscia da pubblico straniero) ho iniziato a scalare la classifica. Solo qualche posizione, ma sufficiente per darmi un po' di fiducia nonostante le gambe fossero stanche e pesanti. Il campanile affondato nel lago di Curon è stato il mio faro verso cui dirigere forse e attenzione. E metro dopo metro si è avvicinato.
Appena prima del tratto che costeggia la statale è finalmente arrivato l'arco dell'ultimo chilometro. Ho guardato, scoraggiato, il Fenix 3 HR e con somma sorpresa ho scoperto di essere ad un passo dal mio obiettivo anche se ormai non ci speravo più. Cinquantasei minuti e spiccioli, che senza i trecento metri finali sarebbero sicuramente bastati per rimanere sotto l'ora tonda di corsa. Ma rinvigorito, ci ho comunque provato. Il cambio di passo è stato repentino e questa volta le posizioni recuperate sono state ben più abbondanti che nei precedenti quattro chilometri. Ultimi sorpassi prima dell'ultima svolta a destra nella zona arrivi, popolata come nelle più grandi manifestazioni. Fiato corto e passo lungo fino a quando ho intravisto il cronometro ufficiale proprio sotto l'arco di arrivo già di qualche secondo oltre il primo giro di orologio. Ma un 1h 00' 29" (3' 57" di media) che mi ha soddisfatto pienamente. Volevo migliorare il risultato del 2013 e l'ho fatto, avrei voluto qualche secondo in meno, ma non è quello che adesso può fare la differenza. In altre condizioni avrei puntato ad un podio di categoria, ma non è adesso il momento di pensarci.
Nonostante fossi partito decisamente sottotono e mi fossi scoraggiato strada facendo sono contento di come la corsa sia andata. Una gara dura, come ben ricordavo. Ma anche una bella sfida, che può dare tante risposte per la particolarità del percorso e dal clima amico nonostante il periodo estivo. Mi serviva un po' di fiducia e malgrado il risulato non sia stato eclatante, mi ha comunque dato uno specchio più chiaro di quale sia la reale situazione. Il resto sarà per le settimane a venire.