10K Chrono di Monza [A2]
Se ripenso alla corsa di ieri vedo solo scorrere la strada. Non ho pensato ad altro. Solo a correre. Vedo i sampietrini bagnati, le lastre di pavé che specchiano i negozi del centro. Sento la sabbia delle fughe tra le mattonelle che stride sotto le scarpe, gli schizzi di acqua che inondano le gambe. Lo sguardo fisso davanti a qualche metro, attento al rumore dei passi di fianco e dietro. Luce soffusa, il rumore del respiro affannato. Difficile distinguere il mio e quello degli altri. Poi sento il boato dei piccoli gruppi di amici-tifosi degli avversari che mi risvegliano di soprassalto dopo una curva, prima di un ponte, attorno al gonfiabile dell'arrivo. Mi sono sentito come in trance. Come un sonnambulo risvegliato all'improvviso dal microfono sotto il traguardo.
Si ringraziano Podisti.net e Roberto Mandelli per la gentile concessione sull'utilizzo delle fotografie.
Ho alzato lo sguardo prima del via guardando il cielo. Nuvoloni scuri e carichi di pioggia da est. Nonostante ci fosse già buio si distenguevano chiaramente. Anche loro aspettavano lo sparo. C'è stata una pausa pioggia solo di mezz'ora prima dell'inizio della corsa, giusto il tempo di scaldarsi lungo gli ultimi metri del percorso. Qualche minuto di ritardo alla partenza. Qualche fila e qualche metro troppo indietro rispetto al solito. I primi cinquecento metri sono passati in un attimo slalomando tra tutti quelli che mi separavano dalla mia posizione. Partire davanti a Monza è quasi necessario, per non perdere secondi e metri preziosi nell'imbuto alla curva dell'Arenghario. Curva pericolosa. Ho perso subito Franco e Mauro con i quali avrei dovuto correre assieme. Ma senza volerlo. Tra un'accelerazione e un cambio di direzione il primo chilometro è passato a 3' 25". Bene per la forma, male per le energie. Mi sono rimesso subito in carreggiata cercando di diminuire il ritmo, ma non è semplice nell'unico tratto di discesa che porta nuovamente verso il centro. Anche il secondo intermedio troppo basso, 3' 25". Ho pensato potesse essere un buon segno se fossi riuscito a tenere il ritmo fino alla fine, ma mi sembrava più un'utopia. Poi Franco ha recuperato e mi ha raggiunto subito. Per il primo giro siamo quasi sempre rimasti affiancati nei tratti che lo hanno permesso. Qualche improvvisato compagno si è unito ma poi ha subito mollato il colpo. Ottimo il ritmo, sui 3' 41" previsti. Gps e chilometraggio Fidal non sono quasi mai andati d'accordo, spaiati fin da subito. Ma correre in città, tra le case, con curve a ripetizione e cambi di direzione non è semplice per un satellitare. Ho comunque tenuto controllato il ritmo che mi è sembrato buono. Fatica, ma anche gambe. La pioggia ci ha inzuppato piedi e divisa dai primi metri. Se lo scorso anno eravamo bagnati per il sudore questa volta non ne abbiamo neanche vista l'ombra. E' stato come entrare in una doccia. Sono rimasto concentrato sul ritmo. Il passo cadenzato di Franco è sempre stato all'unisono con il mio. Conoscere il percorso è stato di grande aiuto. Il primo giro è volato senza troppa fatica. Ma dalle retrovie nessun segno di Mauro. Non mi sono mai voltato per vedere se fosse in rimonta un po' per concentrazione un po' per non rischiare inutilmente di cadere. Il secondo giro è stato più agile. Solo qualche posizione da recuperare. Viette e vialoni davanti a noi erano quasi completamente liberi. Il caos dell'inizio un ricordo. Ma appena svoltati verso il mercato la fatica si è fatta sentire. Ho lasciato che fosse Franco a fare il rtimo e ogni tanto mi ha preso qualche metro di vantaggio. Volutamente non ho controllato e pensato a che punto del chilometraggio ci trovassimo, ma invenitabilmente il tratto tra settimo e ottavo è stato quello che ho pagato. Quello che alla fine ha contato davvero sul cronometro. I secondi guadagnati in partenza sono rimasti tra asfalto e pavé, scivolati dalle gambe insieme alle gocce di pioggia. A risvegliarmi dal torpore ci ha pensato Mauro che lungo via Italia ci ha raggiunto e affiancato. Sentivo il suo fiato sul collo da qualche centinaio di metri e quando, girando appena la testa l'ho riconosciuto, ho solo fatto un cenno. Le gambe hanno ricominciato a girare al suo ritmo nonostante la salita, mentre Franco poco alla volta ci ha preso qualche metro. Svoltando in via Manzoni ci è rimasto solo il lungo vialone asfaltato prima dell'ultimo chilometro. La strada era deserta. In lontananza, in prossimità della svolta verso il centro, solo il lampeggiante fastidioso della polizia municipale. Sembrava il set di un film. Pioggia e vento trasversale, rumore di passi. Franco prende il largo mentre anche Mauro sembra stare meglio di me. Siamo appaiati. Cerco di resistere e farmi trascinare fin dove riesco prima del finale. Il ritmo torna a un buon livello. Nell'ultima curva prima di ributtarci verso il centro sento due addette al traffico parlare di ventiduesima posizione. E' qualcuno davanti a noi. Mi dà come una scossa. Mi rendo conto che comunque stiamo andando bene. Sbuchiamo dietro all'arrivo, a cinquecento metri dalla fine. Mi sembra di non averne più e Mauro mi è davanti di qualche metro. Ma scegliendo la traiettoria migliore nelle due successive curve recupero la posizione e appena inizia la discesa finale lascio che siano le gambe ad andare da sole. Poco più avanti Franco ha a sua volta scavalcato una maglia bianca. L'adrenalina del finale riempie i muscoli. Sento il passo di Mauro poco più dietro sempre più tenue. La voce al microfono della speaker si avvicina sempre più forte. Ultima curva a destra e rettilineo finale. E' come partire per una ripetuta. In apnea. Le transenne si popolano nonostante la pioggia continui a cadere copiosa, sento voci e grida. Davanti solo il gonfiabile sormontato dalla scritta 10K. Esattamente dove finiscono i miei 10 Km. Mi appoggio alla transenna per riprendere fiato mentre mi coprono con il telo termico. Appena l'ossigeno ritorna a dei livelli sostenibili cerco Mauro e Franco per il saluto finale. Bella corsa ragazzi. Grazie a tutti e due. Guardo il cronometro che segna 37' 17" (in realtà il mio segna tre secondi in meno), 2° di categoria e 26° posizione assoluta (migliorato anche lo score dello scorso anno). Finalmente un nuovo personale certificato anche sui diecimila. Mentre parliamo sento la speaker annunciare la seconda donna in arrivo. Guardo il tempo ufficiale e so che Chiara, insieme a mio Zio, potrebbe essere poco più dietro. Le gocce di pioggia che non hanno voglia di diminuire, sembrano scandire i secondi che passano. Guardo l'arrivo, in prospettiva opposta, e il timer ufficiale. Uno e l'altro. Uno. L'altro. Poi finalmente gli altoparlanti annunciano anche il suo arrivo ancora prima che sia sul traguardo. Vedo la maglia gialla della Martesana Corse di mio Zio e appena dietro di qualche secondo Chiara. Finalmente sorride quando le corro incontro per abbracciarla, fradici sotto la pioggia, slalomeggiando tra i complimenti che tutti quelli arrivati insieme a lei le fanno per il terzo posto assoluto femminile. E ripenso a quello che l'amico Tito diceva poco più di un anno fa... "corsa bagnata, corsa bagnata!"