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Deejay Ten, battesimo del running per Tommaso e Thule Glide

Doveva essere una festa e festa è stata. Anche perchè questa Deejay Ten è stata la prima vera corsa di Tommaso. Dieci chilometri tutti d'un fiato tra le vie di Milano cavalcando il passeggino racer Glide di casa Thule. Prima volta per lui, ma anche prima volta per me, per capire cosa voglia dire correre insieme immersi in una marea azzurra. Il battesimo del running.

Che non fosse una corsa canonica l'ho capito non appena parcheggiato vicino al Castello Sforzesco e sceso dall'auto. Ho guardato l'ora al polso e mi sono accorto di essermi dimenticato a casa il Garmin Forerunner 735, in carica dalla sera prima. Un dramma in altre occasioni. Ma la Deejay Ten è una corsa diversa. Un evento. Non si corre per il tempo (a parte i pochi fortunati che partono dalle primissime file). Quello che importa (a chi importa) è esserci, per vivere una mattinata diversa. Lo hanno dimostrato i trentamila che hanno affollato il centro città già dal mattino presto. Tutti con la maglia azzurra d'ordinanza, tutti con la voglia di passare sotto l'arco della partenza insieme. Perchè alla Deejay Ten non si può correre da soli. E' un modo di vedere il running diverso da quello agonistico. E se non lo si riesce a capire è difficile da accettare. L'ho letto (nuovamente) in queste ore sui vari social. Voci contrapposte che come ogni anno si affrontano per poi svanire come le bolle di sapone. Per poi ricominciare in quello successivo, ma con migliaia di voci in più. Quest'anno trentamila.

Ed è anche il motivo per il quale proprio in questa occasione ho deciso di provare il Thule Glide insieme a Tommaso. Ho corso la mia prima Deejay Ten tanti anni fa, quando ancora si girava attorno a San Siro. Era una corsa diversa. Percorso diverso. Gente diversa. Epoca diversa. Probabilmente, allora, non mi sarebbe mai venuto in mente di ritrovarmi in mezzo a quella (piccola) confusione spingendo un passeggino, seppur da corsa. In realtà mi sarebbe piaciuto fare un test per vedere dove poter arrivare veramente, ma mi sono limitato ad un approccio più soft, anche per capire cosa ne pensasse Tommaso. E, da quanto visto, per lui è stato più rilassante che per chiunque altro.

Mentre Chiara era già partita da qualche minuto dalle primissime file per il suo primo-vero-test prost-gravidanza sui diecimila (poco più di 41' il suo tempo finale), noi ci siamo accodati alla prima onda (quella rossa) per partire come ultimi. Dando meno fastidio possibile agli altri e per avere un po' più di spazio per le nostre manovre. Ma l'attesa verso l'arco di partenza si è dilungato sempre di più, con centinaia di persone che si sono intrufolate scavalcando le transenne e creando una confusione di cui non ci sarebbe dovuto essere bisogno. Cosa che soprattutto in una corsa non-competitiva non ha senso. Non lo avrebbe nemmeno in una competitiva, ma in quel caso ci sarebbe almeno la giustificazione (comunque scorretta) della ricerca del tempo. Quello che manca è un'educazione profonda. Allo sport. Al rispetto. Al semplice divertimento.


Deejay Ten con Tommaso e Thule Glide. Si ringraziano Roberto Mandelli e Antonio Capasso per le fotografie.

Ma il nostro vero start ce l'ho ha dato direttamente il Trio Medusa, con un saluto personalissimo (qui il video su Instagramqui su Twitter), al nostro passaggio sotto l'arco di partenza. Devo riconoscere che il passeggino (con sopra Tommaso) ha creato tanto affetto nel contorno. Un po' per la sua innata simpatia nel sorridere a tutti e nella dolcezza del dito in bocca. Un po' per l'immagine strampalata di correre spingendo il trolley ThuleI primi chilometri sono stati difficili. Tortuosi. Le vie del centro lastricate di pavè non ci hanno reso certo la vita facile, come nemmeno gli stretti ranghi in cui siamo partiti, dovendo slalomare tra ogni genere di runner e camminatore. Qualche metro di corsa dove lo spazio ce lo ha permesso, qualche metro di camminata accodati nelle vie più strette, qualche metro di corsetta leggera aspettando i varchi più larghi. Nel frattempo mi sono potuto godere immagini che in corsa non vedevo da tempo (e che tutte insieme non credeo di aver mai visto). Gente che è andata a sbattere contro cartelli stradali, ad auto parcheggiate, a paletti pedonali, alle transenne. Altri che hanno scavalcato marciapiedi, aiuole, tagliando vie per arrivare prima al traguardo. Ma fortunatamente la maggior parte ha semplicemente deciso di godersi il viaggio.

Districarsi in mezzo alla folla non è stato semplice. Fortunatamente Tommaso l'ha presa con più calma di chiunque altro è si è goduto i suoi primi diechi chilometri rilassandosi e dormendo la maggior parte del tempo. Devo dire che gli ammortizzatori del Thule Glide hanno funzionato alla perfezione soprattutto nei tratti più sconnessi. Sono sempre rimasto il più esterno possibile cercando spazio e il modo di correre ad un ritmo accettabile. In alcuni tratti iniziali ho anche affiancato un altro papà-runner nella mia stessa situazione, ma quando la strada si è allargata e l'asfalto è diventato regolare ho iniziato a prendere il largo.

Il percorso è stato un mix di tanti tracciati delle corse milanesi, dalla Stramilano alla Wings for Life World Run (a proposito, vi aspetto tutti alla prossima edizione del 7 maggio 2017), dalla Maratona al City Trail. Assolutamente affascinante la prima parte immersa nel centro città tra Duomo, Scala, Montenapoleone, Castello Sforzesco, Parco Sempione e Triennale. Decisamente più veloce la seconda, passando per City Life e Corso Sempione. E proprio di questa ho approfittato per aumentare il passo. E le gambe hanno ringraziato. Non è difficile correre spingendo il passeggino, soprattutto se è stato progettato per quello. Nessun problema per le gambe nel (non) incespicare contro la struttura e facile manovrabilità data dal manubrio regolabile. Una accortezza che mi sono preso, quella di utilizzare i guanti da bici per spingere e non inondarlo di sudore. Oltretutto il Thule Glide è anche dotato di freno manuale per le decelarazioni improvvise e le discese più lunghe e ripide. Un po' più di fatica per le braccia e per la postura, ma alternando braccio destro e sinistro problemi non ne ho avuti.

Il nostro viaggio è stato particolare, incitati sempre da più parti. Dai tanti che correvano e ci hanno lasciato spazio a volte salutando Tommaso ("oh che carino" dalle donne, "guarda, ci sta battendo anche un neonato" dagli uomini) a volte commentando stupiti il nostro passaggio ("c'è posto anche per me?"). Ma anche dai tanti che erano a seguire la corsa nei vari angoli della città, mamme e papà con bimibi, nonne, vigili e vigilesse. Basta avere un bambino e anche correre sembre diventare più semplice per tutti (a parte per qualche nonna che se ne è uscita con un "oh poverino"). Dieci chilometri che sono volati, senza l'assillo del tempo al chilometro e del traguardo da raggiungere. Lenta la prima parte, con buon passo (4' 18" l'intermedoi più veloce sul rettilineo del settimo chilometro) la seconda. Poco più di 51' il tempo complessivo. Mi sono divertito. Ci siamo divertiti. Un'esperienza nuova e che non sarà di sicuro l'ultima. Ma la prossima sarà all'insegna della velocità. Se volete mettetevi in scia.