Di corsa (o quasi) dal Trentino alla Sardegna
Mi sono preso un vacanza. Perché ne avevo bisogno. Staccare, da tutto. Pensare un po’ di più a me stesso. Dedicare un po’ più di tempo a Tommaso, alla nostra famiglia. E cercare un po’ di meritato riposo. Provando a ritrovare un po’ di feeling con la corsa. E in questo non tutto è andato come speravo.
Un po’ di mare e un po’ di montagna. Ma soprattutto una vacanza, vera, che ormai non facevamo da due anni, dal nostro amato Running Summer Tour, prima per la nascita di Tommaso e poi per il trasloco della scorsa estate. Un po’ di meritato riposo dalla vita frenetica, dagli impegni, dagli appuntamenti, dal web, dalle gare. Ho voluto staccare, anche per potermi dedicare più tempo, per provare a ritrovare quella forma persa ormai otto mesi fa. Ma mi sa che questo non è proprio l’anno giusto per fare programmi a lungo termine.
Abbiamo iniziato la nostra vacanza da Fiera di Primiero (con un piccolo passaggio a Bassano del Grappa) proprio sotto le Pale di San Martino. Il giusto compromesso per camminare, correre, giocare e respirare un po’ di natura (e fresco). Giorni decisamente rilassanti, dedicati al mattino a qualche piccola passeggiata (il tempo di resistenza di Tommaso nel suo zaino da montagna è limitato alle due ore) e al pomeriggio ad un tour de force tra parco giochi e poi corsa. Siamo saliti comunque fino ai 2741 m della Cima Rosetta e ci siamo goduti il verde e la calma del Passo Rolle. Il difficile è stato invece fare girare la gambe prima di cena, con la stanchezza accumulata durante la giornata.
Fiera di Primiero offre una bellissima pista ciclabile lungo il Torrente Canali che si allunga sia a valle, verso Mezzano, che a monte, in direzione San Martino di Castrozza. Io l’ho corsa in un senso e nell’altro portando a casa i miei canonici dieci chilometri. Scorrevole ma in continuo sali-scendi andando verso Mezzano. Dopo un chilometro mi sono subito ritrovato fuori dal paese, costeggiando prati e boschi in un silenzio tombale interrotto solo di tanto in tanto dal passaggio delle auto dalla parte opposta del torrente. Gambe che hanno girato a mille, lasciandosi trascinare dalla curiosità di scoprire cosa ci fosse dietro ogni piccola curva. Il ritorno, un po’ più faticoso è servito invece come buon allenamento per dare alle gambe l’occasione per lavorare un po’ di forza.
Di tutt’altro genere invece la salita verso San Martino di Castrozza. Un paesaggio totalmente diverso, una luce completamente opposta. Se verso la valle mi era sembrato di inoltrarmi tra prati verdi immacolati baciati dal sole all'imbrunire, la salita sulla parte opposta della ciclabile si è stretta subito attorno alla vallata del torrente. Boschi che hanno ben presto inglobato la strada che da pista si è trasformata in sentiero. Strappi brevi ma duri e gambe che hanno lavorato sodo. Nulla di insormontabile, ma comunque un buon allenamento per chi come me è abituato alla piattosità della Martesana. Il ritorno, questa volta in discesa, è stata l’occasione per fare girare le gambe, concentrato nel mantenere la postura corretta in avanti, per dosare al minimo la frenata e lasciar fuoriuscire la voglia di correre. Veloce. Come una volta. Cosa che non è stata così facile come può sembrare, ma che mi ha fatto quasi fare pace con la mia tanto amata corsa. Fossimo rimasti qualche giorno in più mi sarei sfidato più volte sullo stesso percorso, provando a risalirlo ogni volta qualche chilometro più in là.
La breve sosta di qualche ora in Martesana prima dell’imbarco verso la Sardegna l’ho sfruttata per sgranchire le gambe tra un viaggio e l’altro e smaltire le salite montane in vista di quelle marittime. Ma l’arrivo sull’isola non ha portato proprio benissimo. Ennesimo malanno stagionale (ormai ho perso il conto di quante influenze e raffreddori ho fatto dallo scorso settembre) e qualche giorno di riposo, ma solo dalla corsa. Il mare, soprattutto Tommaso, non aspetta. Avrei voluto correre in ogni città e spiaggia visitata, ma i miei programmi sono saltati. Purtroppo, direi, anche perché i temporali del tardo pomeriggio che hanno reso il clima mite nei primi giorni sarebbero state perfette per correre senza soffrire troppo caldo.
Ho ripreso confidenza con un po’ di attività fisica provando a nuotare nella baia di Putzu Idu. Mare basso, calmo, e soprattutto una costa dritta e riparata da prendere come riferimento. Avrei voluto chiudere i 2 Km (cosa che non sono mai riuscito a fare in una piscina, ma il Garmin Forerunner 645 mi ha tradito. In realtà l’ho utilizzato io nella maniera sbagliata, volendo provare a sfruttare il GPS in acque libere pur non avendone la funzione. Il risultato è stato un continuo sbarellamento del segnale che non ha registrato poi la distanza corretta. La prossima volta lo proverò in modalità piscina senza GPS, come sarebbe più corretto. Di positivo, invece, però ho sentito la facilità di nuoto, senza la necessità di dovermi fermare ogni 100 o 200 metri come in piscina, ma riuscendo a gestire delle distanze più lunghe. Forse, come nella corsa, essere all’aria (o in questo caso acqua) aperta è mentalmente più facile.
Il giorno dopo ho poi visitato correndo la costa interna. Un chilometro sul lungo mare, piccolo passaggio nel villaggio di Mandriola e poi un po’ di trail tra i sentieri dell’alta costa a picco sul mare di Capo Mannu. Giornata ventosa che ha aiutato la corsa ed ha reso ancora più affascinante la vista delle lunghe onde infrante sulla scogliera. Una corsa che mi è sembrata rimettermi in pace col mondo. Lontano da mondo. Soli io, la corsa e il mare. Ripidi e tortuosi sali-scendi tra la macchia mediterranea, con nelle orecchie il solo suono delle onde. Avrei voluto continuare oltre il giro di boa del quinto chilometro, ma fortunatamente ho ascoltato le gambe e non la testa.
Ultima è stata la tappa di Alghero. Avrei voluto provare a correre sul lungomare, sempre pieno ad ogni ora del giorno di runner, o dentro all’affascinante centro storico della città vecchia. Ma alla fine, tra giornate in spiagge lontane e il ritorno dell’influenza (che ancora adesso mi sta massacrando) non ci sono riuscito. Unica ed ultima tappa al nord è stata la corsa di Stintino, dopo un’intera giornata passata sotto il sole. All’imbrunire, con il sole calante dietro le colline. Un lungo su e giù visitando le strade residenziali vicino alla Spiaggia della Pelosa e a Cala Lupo. Una corsa che mi ha segnato gambe e fisico, forse già debilitato dall’ultima ricaduta.
E’ la prima volta che in vacanza corro così poco dopo tanti anni. Ne ho sempre approfittato per fare un po’ di carico o già per iniziare la preparazione per la maratona autunnale e aver infilato le scarpe da corsa così poche volte mi ha fatto uno strano effetto. Ma l’obiettivo era un altro questa volta. Per tutti e tre. E la medaglia al collo me la sono meritata.