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What's american boy

Cosa c'è di più bello che tornare a correre libero, dopo settimane di sofferenza tra bici e piscina e poi col dubbio di essere davvero tornato in grado di allenarsi veramente? Farlo con un amico. Quello che non si vede mai. Quello che ha preso ed è partito oltreoceano inseguendo il sogno americano. Credo che Babbo Natale un regalo più bello oggi non potesse farmelo.

What's american boyQuando questa mattina appena sveglio lo smarphone è vibrato per l'arrivo di un messaggio, mi ha subito strappato un sorriso. Proprio ieri ne parlavo con Chiara. Simone, Corro Ergo Sum Runner ad honorem a stelle-e-strisce, che a sorpresa è tornato solo per qualche giorno in Italia. E che non si è fatto scappare l'occasione di una corsa insieme tra le campagne della nostra amata Martesana. Mi raccomando, una corsetta tranquilla che sono fuori forma. Certo. Lui fuori forma. Alla fine ci siamo tirati un po' il collo a vicenda. Ma è stato bello fargli da cicerone sui miei percorsi e gustarceli insieme. Fargli riscoprire la bellezza della semplicità, della tranquillità. Lontano dal caos e dalla frenesia di Boston e San Francisco. Dalle corse a -10°C o dai tapis roulant. Forse anche per questo oggi dicembre si è presentato con 20°C. Mai visto un Natale così caldo in quarantadue anni.

Correre e parlare. Raccontare. Con la voglia che le strade non finiscano mai. Se ci fossimo immessi lungo il percorso di una maratona forse non ci saremmo nemmeno accorti di arrivare al traguardo dei quarantadue chilometri. Ma non essere più abituati alla corsa in compagnia ci ha fatto fare più fatica del dovuto. Parlare sfianca. Soprattutto quando poi si assecondano le gambe e la loro voglia di correre. Un viaggio lungo 12 Km che ci ha fatto attraversare l'oceano e poi ritornare indietro e poi ancora riattraversarlo. Non abbiamo mai corso spesso insieme in passato in allenamento. Gare si, ne abbiamo fatte tante. E sempre con la mia rincorsa. Avere una lepre davanti a sè è sempre un grande stimolo.

Siamo partiti in tranquillità, col sole ormai al tramonto. Attenzione nei tratti sterrati alle buche più nascoste e spazio a fiumi di racconti lasciandoci trasportare dal ritmo imposto dalle gambe. Più il passo è aumentato, più le parole sono uscite a fatica, ma senza mai fermarci nè in uno nè nell'altro. Sentieri di campagna che si sono trasformati nelle higway americane, la ciclabile del Canale Villoresi che è diventata terra degli ultimi chilometri della Wings for Life World Run, vicoli di paese che si sono addentrate tra i palazzi ghiacciati di Boston e viali della zona industriale che si sono aperte come in un portale verso la Tunisia. Solo il ritorno in paese ci ha riportati con i piedi per terra, il fiato ormai corto e i secondi che sono corsi inesorabili sul cronometro. Ci siamo salutati, ma è stato solo un arrivederci. Domani si replica. Con i chilometri che torneranno ad essere miglia e la terra che girerà ancora vorticosamente sotto i nostri piedi.