10 Km al Parco di Monza
Sicuramente provare la velocità in gara è un vantaggio. Ne ho avuto la riconferma ieri correndo con Franco sul percorso FIDAL del Parco di Monza. Dieci chilometri tirati, impegnativi, stancanti. Ma quando a fine allenamento ho guardato il cronometro sono rimasto incredulo. Tre minuti in più di un anno fa mi sono sembrati un'eternità. Ci sono tante cose che non mi tornano, ma anche tanti dubbi sul futuro.
Peccato soprattutto che alla fine Simone non si sia unito a noi nella nostra sgambata domenicale. Ma il suo tour de force USA-Italia-USA in soli tre giorni lo ha più che giustificato. Chissà quando tornermo a correre insieme. Se lo faremo. Io per fortuna non sono rimasto solo perchè sarebbe stata una mattinata ancora più dura. Ma ci sono tante cose che non capisco, prima fra tutte come sia possibile aver perso tutto il lavoro di un anno. Non ho minimamente pensato che avrei potuto eguagliare il personale sui diecimila, ma dopo la prova fatta con Giordano alla We Run Rome a fine anno, praticamente senza allenamento, ero convinto che un mese dopo avrei recuperato in parte quanto perso in questo autunno. Ma la realtà è stata ben diversa dall'immaginazione. Io più che seguire le direttive di prof. Massini non ho fatto. Ma evidentemente c'è molto da lavorare.
Oltretutto mattinata e clima sono stati perfetti per correre. Parco di Monza come al solito pieno di runners di ogni genere, dalle coppie di amiche con l'auricolare in comune, ai gruppi di amici che riempiono tutta la strada, ai più volenterosi occupati nelle ripetute, fino agli amanti del trail dispersi tra i sentieri nascosti tra le fronde degli alberi. E Chiara immersa nella sua ormai canonica camminata-veloce domenicale. Il percorso lo conosco molto bene. Partendo da Villasanta, all'altezza del sesto chilometro misurato, ci sono prima circa cinque chilometri di leggera salita e poi la seconda parte più facile. Ma tutt'altro che regolari.
Appena iniziata la nostra prova il ritmo è stato subito buono. Ma i primi chilometri lo sono sempre. 3' 48" al primo ed unico intermedio controllato per verificare di non essere troppo veloci e 3' 49" al secondo. Mi sarei accontentato di una media finale a 3' 50". Ma il piccolo strappetto al terzo chilometro risalendo verso la Villa Reale e il successivo passaggio sul vialone centrale del parco, in via Cavriga, mi hanno tagliato le gambe. E' la parte che solitamente soffro di più e l'idea di passarla nei primi minuti ho pensato potesse essere una buona soluzione per soffrirla meno. Ma la realtà è stata ben diversa dai programmi. La risalita verso il quarto chilometro si è dimostrata più dura del previsto, col ritmo sceso subito sui quattro minuti al chilometro. Passando sul lungo vialone di partenza/arrivo dei percorsi reali del parco, credevo di poter rifiatare e provare ad affrontare la seconda parte di allenamento con più slancio, ma mi sono accorto incrociando qualche amico e Chiara di non essere in grado di salutare se non con un abbozzato gesto della mano.
Forse da solo mi sarei arreso. Proseguendo la discesa ha dato un po' di respiro a gambe e cardio e la tensione è forse diminuita. Unita alla consapevolezza di essere già nella seconda parte di percorso, il ritmo è ripreso più agevolmente, ma non con meno sofferenza. Riguardando il grafico post-gara ho capito però quale siano le condizioni che il mio fisico predilige in corsa: i vialoni lunghi e dritti. E' incredibile come, nel passaggio successivo che segue il rettilineo che parte dalla parabolica del circuito, passo e cardio si siano stabilizzati e abbiano continuato costanti senza variazioni (3' 51"). Ed appena ricominciata la parte ondulata e curva l'altalena dei ritmi sia ripresa. Ho fatto davvero fatica ed è soprattutto per questo che il risultato finale di 39' 25" mi ha lasciato sorpreso (anche Franco, che sullo stesso circuito ha un personale di quasi quattro minuti in meno, nda). Sicuramente in gara le percezioni della fatica, le motivazioni e il ritmo sarebbero state diverse. Ma questo non giustifica la prestazione. Quello che mi preoccupa non è tanto il presente, ma quello che mi aspetta (o aspetterebbe) tra nove settimane, la maratona. Fulvio ho già visto che è corso ai ripari inserendo lavori sia di ripetute brevi per aumentare la velocità, sia di lungo per abituare gambe e fisico alla distanza. Lo scorso anno aveva fatto un miracolo in sole sei (o otto) settimane. Speriamo che quest'anno sappia fare ancora meglio.