Fatica Continua
L’estremo benessere della fatica sportiva. Due termini che sembrerebbero contrastanti. Benessere e Fatica. Due concetti, due sensazioni che possono stare insieme se letti nell'ottica della resilienza. Resilienza, il concetto introdotto nella corse e nello sport in generale da Pietro Trabucchi, e ormai diventato il cardine per chi fa sport di endurance: la capacità di superare gli ostacoli, di resistere allo stress, alla fatica e rimanere motivati sui propri obiettivi, magari cambiandoli in corsa, ed uscire dalla crisi più forti di prima. Fatica che quindi non è più solo subire, ma la prova che serve per crescere, per diventare più forti. Quella forza che ti spinge fino al traguardo e ti fa urlare ce l'ho fatta.
Una serata interessante. Un allenamento per la mente e per le motivazioni. Non serve sempre e solo correre per diventare più forti. L'occasione per incontrare gente che corre davvero e qualche amico, virtuale e meno. Io non ho mai (ancora) pensato a provare l'endurance o le ultramaratone, ho ancora troppi stimoli e voglia di migliorare nella corsa-più-classica, ma mi sono rivisto in molti concetti e racconti nelle testimonianze dei relatori della serata.
Il caro prof. Massini, che ha parlato della fatica sportiva più tecnica, chimica e fisica. Ivan Cudin, ultrarunner pluricampione vincitore della Spartathlon (245 Km, nda) e campione europeo di ventiquattrore (263 Km, nda), che ha raccontato la sua esperienza nel superare il limite-umano per star bene. Giorgio Garello, simpaticissimo ultra-maratoneta ed ultra-esperto di scarpe da corsa che ha raccontato la sua esperienza di ultra-vita attorno al concetto stesso di resilienza. E Paolo Venturini, tecnico giramondo della Fiamme Gialle che ha parlato della preparazione psico-fisica necessaria per affrontare il mondo endurance. Tutto sotto l'ala mediatica di Marco Marchei, ex-maratoneta e direttore di Runner's World e grazie a Claudia e Giorgio, fondatori di Corsa Continua e ideatori dell'evento.
Ultramaratona è tutto quello che parte dal quarantatreesimo chilometro in poi. Ma personalmente credo che la maratona abbia molto più in comune con il mondo ultra che con mezze e diecimila. Se non altro per un puro fatto chimico-fisico, il famoso muro, la crisi del trentacinquesimo chilometro. Per questo credo di essermi ritrovato in molti loro racconti e aneddoti pur non avendo mai provato a correre più di quarantadue chilometri. Le motivazioni, la preparazione, la pazienza, gli allenamenti, gli obiettivi, la forza della mente. Tutti elementi che ti spingono al di là dei propri limiti. Tutti corrono per stare bene e ognuno dovrebbe trovare il suo modo di farlo. Stare bene, intendo. C'è chi si accontenta di un secondo in meno sul cronometro, chi di uscire in compagnia degli amici. Chi, invece, vuole testare ogni volta un proprio limite, spostare al di là l'asticella, sentirsi vivo perchè è sopravvissuto. E' un percorso che fanno in molti, ma non per tutti. E' affascinante, ma allo stesso tempo anche inquientante. Sudare per stare bene. Per stare meglio. In fondo tutti lo facciamo, ognuno a modo suo.
Chiudo citando Giorgio Garello che a sua volta cita questa poesia, La mia vita non è stata una scala di cristallo, di Langston Huges.
Figlio, ti dirò che la mia vita
non è stata una scala di cristallo
ma una scala di legno tarlato
con dentro i chiodi e piena di schegge
e gradini smossi sconnessi
e luoghi squallidi
senza tappeti in terra.
Ma ho sempre continuato a salire,
ed ho raggiunto le porte
ed ho voltato gli angoli di strade,
e qualche volta mi sono trovato nel buio,
buio nero, dove mai è stata luce.
Così ti dico, ragazzo mio,
di non tornare indietro,
di non soffermarti sulla scala
perché penoso è il cammino,
di non cedere, ora.
Vedi io, continuo a salire...
E la mia vita,
non è stata una scala di cristallo.