Cogito... Ergo Sum
Spulciando tra le statistiche del sito ho scoperto con sorpresa che una delle maggiori chiavi di ricerca su google che portano su corroergosum.it è "significato corro ergo sum". In effetti non ci avevo mai pensato. In nessuna pagina è presente una spiegazione anche breve di cosa voglia dire questa frase, né da dove è tratta, né a cosa si ispira. E coincidenza vuole che proprio questo mese, sull'ultimo numero di Runner's World, sia stato scritto un articolo che inconsapevolmente cita il blog e spiega da dove ne deriva il nome. Ho trovato molto interessante tutto l'articolo che riguarda La Filosofia del Running e che analizza la Corsa dal punto di vista dei maggiori Filosofi della storia, ma in particolar modo ho trovato perfetto il capitolo su Cartesio. Corsa e pensiero. Un modo di essere, di esistere. Un modo di correre.
"Cogito ergo sum. Penso dunque sono. Per Cartesio l'uomo è sicuro di esistere in quanto è un soggetto che dubita, e quindi pensa. La certezza di "esserci" gli deriva dalla capacità di riflettere. Ma chi, almeno una volta nella vita, non ha pensato anche "Corro ergo sum"? Capita quando, calzate le scarpe e imboccata la strada, ci sentiamo improvvisamente liberi, vivi. Grazie ad un gesto così semplice e allo stesso tempo così naturale (correre, ma anche pensare) realizziamo tutto d'un tratto di esserci, reali in un mondo reale, e che c'è anche del buono in quello che ci circonda o che ci accade. I problemi e le preoccupazioni, anche solo per un'ora, ci scivolano via veloci sulla pelle. Ce li lasciamo alle spalle e non ci possono più raggiungere. Le sensazion di piacere e di libertà che la corsa regala sono come lenti colorate grazie alle quali tutto sembra più bello. La strada d'asfalto, la stessa che percorriamo in macchina per andare al lavoro; il parco dietro casa, che non pensavamo fosse così profumato; campagne, sentieri, boschi, pinete, ci appaiono diversi. Il runner cartesiano è quello che correndo se ne rende conto, riflette, pensa, e dunque "è". Corro ergo cogito ergo sum." [da Runner's World, N.11, Anno 7, Novembre 2012, Pag. 55-56. Articolo di Vanni Spinella]