Correre nel limbo
Sono ormai due mesi che il peggio è passato. Stiamo ritornando verso la normalità. Le strade sono state aperte, lo sport (almeno individuale) è stato riabilitato e tutti, in qualche maniera, siamo ritornati a correre. Eppure, c’è ancora qualcosa che non va. Un mondo di emozioni, condivisioni, prestazioni, sogni ancora bloccate nel limbo.
"Ruppemi l’alto sonno ne la testa un greve truono, sì ch’io mi riscossi come persona ch’è per forza desta; e l’occhio riposato intorno mossi, dritto levato, e fiso riguardai per conoscer lo loco dov’io fossi”.
Inizia con questa parole il canto quarto dell’Inferno della Divina Commedia, in cui Dante si sveglia al di là dell’Acheronte sull’orlo dell’abisso infernale. Un po’ come successo a noi dopo mesi di quarantena. E come Dante ci siamo risvegliati in un mondo nuovo, diverso, sospeso. Un limbo in cui non sappiamo come muoverci, dove andare, cosa aspettarci. Sempre sportivamente parlando.
La Fidal e il Governo, con i suoi DPCM, non ci stanno dando sicuramente una mano. Tutte le notizie apparse un po’ casualmente nelle ultime settimane hanno lasciato il mondo del running, e soprattutto quello degli amatori, fuori da tutti i giochi. Dopo le indiscrezioni uscite ormai due mesi fa sulle possibili regole da seguire per lo svolgimento delle manifestazioni di massa, tutto è tornato a tacere. Voci dicono che Federazione e maggiori organizzatori stiano lavorando per tornare a settembre in gara con eventi che possano ospitare un massimo di 5000 runner, ma nulla si vede ancora all’orizzonte. Allora come fare? Cosa fare?
Le reazioni in queste settimane sono state diverse. A provare a dare un aiuto alla ripresa (e non senza qualche polemica) c’è stata la diffusione delle gare virtuali. In tante e diverse conformazioni. Un modo per dare motivazioni a chi le stava cercando, per creare un minimo di spirito di gruppo, per riprovare in qualche modo a mettersi in competizione. Tante e diverse modalità, dalla corsa completamente libera su distanza e tempistiche, a gare contemporanee e con premi in palio, a eventi pensati per raccogliere fondi di beneficienza o solamente per provare a dare un obiettivo a chi ne era alla ricerca.
Nelle ultime settimane, sull’onda delle virtual race e favorite dagli sviluppi dei nuovi DPCM e delle regolamentazioni Fidal, hanno comunque iniziato a nascere piccole manifestazioni sportive locali. Gare, allenamenti o semplici prove cronometriche (come la nostra 5Krono della prossima domenica - scopri qui come partecipare) per poche centinaia di amatori che hanno voglia di mettersi in gioco. Un piccolo inizio, che la Federazione dovrebbe sfruttare e utilizzare per verificare possibili soluzioni per la ripresa, invece di demonizzare.
Sono però comunque molti i runner che dopo i mesi di pausa dall’abituale quotidianità di allenamento, non sono ancora riusciti a riprendere in mano le redini della propria preparazione, vuoi per una mancanza di stimoli, vuoi per un inevitabile calo di forma che non permette ancora di riprendere a fare quanto si era abbandonato ad inizio anno. Anche io mi trovo un po’ in questa fase, più per problemi miei (passati) che legati al lockdown, ma sto sfruttando queste settimane per riprendere con tutta calma e senza avere l’ansia di una prestazione o di dover essere al più presto in gara.
La miglior cosa da fare in questa estate (perché oltre a tutte le problematiche, oggi dobbiamo aggiungere anche il caldo alla fatica di ogni allenamento) è programmarsi per una tranquilla ripresa. Senza la necessità di ammazzarsi di ripetute e allenamenti di qualità a tutti i costi, ma provando a migliorare quello in cui più si è carenti.
In tanti pensano che riprendere in mano una tabella già utilizzata per la preparazione di una mezza o una maratona sia una buona soluzione. In realtà, non essendoci nel breve periodo nessuna possibilità o necessità di gareggiare, fare dei carichi che possano portare ad un picco di forma nel breve periodo non ha molto senso, dato che tutti gli alti, poi vengono seguiti dai bassi, e quindi nel giro di qualche settimana ci si ritroverebbe poi a dover scaricare quanto fatto, piuttosto che incrementare. Meglio quindi pensare al lungo periodo. Programmare tre o anche quattro mesi, con una ripresa graduale, ma verso un obiettivo non a troppo breve termine e con carichi di lavoro dilatati nel tempo.
Chi invece non ha alcuna voglia o stimolo e si ritrova a chiedersi il perché dover uscire, non si deve abbattere. La voglia ritornerà man mano che il limbo tenderà a svanire. L’importante in questo momento è non lasciarsi andare. Piuttosto, come in molti stanno facendo, meglio dedicarsi a un’altra attività come bici, nuoto, uscite in montagna... Mantenere la propria forma è importante, anche solo per non dover ricominciare di nuovo da zero. Se poi la nostra personale evoluzione ci porterà a diventare ciclisti piuttosto che runner non è certo un problema. Quello che davvero conta è stare bene e divertirsi nel fare quello che ci piace. A piedi o in sella a una bici.