Associazioni Sportive vs Fidal
Stiamo stati chiusi in casa per settimane. In attesa per mesi. In silenzio. Aspettando che l’emergenza passasse e che il mondo, non solo podistico, tornasse alla normalità. Una rincorsa non ancora finita. E ora che le strade sono riaperte è il momento di ripartire, ponendosi nuovi traguardi da raggiungere. Come runner. Ma prima come squadra.
Ero curioso, in questi ultimi giorni, di leggere le decisioni che il Consiglio Federale della Fidal avrebbe preso dopo la sua ultima riunione. In questi mesi di attività sospese, come giornalista ho speso tanto tempo a raccogliere informazioni, fare domande, leggere proposte, studiare ordinanze e decreti. Vista la situazione critica e di emergenza, mi è sembrato corretto che la precedenza fosse data a tutta una serie di tematiche ben più importanti di semplici runner che corrono. E che possono farlo benissimo (ora che si può) anche senza la necessità impellente di iscriversi a gare e indossare un pettorale.
Ma man mano che le cose sono migliorate, lentamente, che lo sguardo si è potuto spostare un po’ più in là, mi è sembrato giusto cominciare ad entrare più nel merito della questione. Dopo tutto, sono un runner ma anche il Presidente di una (seppur piccola) società, che ha la responsabilità (penale) sui suoi associati. Ma responsabilità anche in ambito di rappresentanza. Per questo, nelle scorse settimane settimane, su invito di altri presidenti nella mia stessa condizione, abbiamo deciso di confrontarci (virtualmente) e far fronte comune, per capire cosa potesse spettarci e cosa poter proporre come affiliati ad una Federazione. La crisi in atto, non ha certo risparmiato le piccole società di provincia, non tutte nelle medesime situazioni e con costi differenti da gestire in base alle attività annuali programmate (e poi magari annullate).
Nel nostro caso specifico, come Corro Ergo Sum Runners, l’unico mio personale pensiero è stato verso le spese di gestione di questi primi mesi dell’anno: costi societari di affiliazione, costi di tesseramento, costi di iscrizioni dei nostri atleti a gare poi annullate, doveri verso gli sponsor. Costi che comunque stanno pesando solo ed esclusivamente su chi non ha potuto poi usufruire di servizi per cui, comunque, ha pagato. E dato che la maggior parte degli introiti della Federazione derivano dai runner amatori (per il 2019, parliamo di 105.454 Master su un totale di 217.887 tesserati, a cui aggiungere poi 52.297 RunCard), mi sarei personalmente aspettato un po’ più di considerazione.
Va proprio in questa direzione la lettera che abbiamo inviato nei giorni scorsi sia alla Fidal Nazionale che a quelle Regionali (nel nostro caso quella Lombarda) con le richieste proposte da più ASD, per cercare di contenere le perdite (economiche e non) annuali e di provare a intraprendere nuove strade (di recupero) nei mesi futuri. Proposte che hanno toccati vari ambiti, da quello fiscale e di liquidità, a quello di tesseramenti e affiliazioni, a quello di eventi e sponsorizzazioni.
Tra le decisione prese dall'ultimo Consiglio Federale, l’unico punto che parlasse di Società Sportive (prendendo in considerazione quelle di non particolare rilievo nazionale) ha riguardato l’assegnazione del 50% dell’avanzo di amministrazione 2019 e il 100% di quello del 2020 ai singolo Comitati Regionali, per interventi proprio verso le varie associazioni presenti sul proprio territorio di competenza, senza però una vera direttiva sul da farsi e con la completa libertà di gestione. Troppo poco. Ma a sorpresa, proprio in questi giorni, il Presidente di Fidal Lombardia, Gianni Mauri, ha risposto all’invito delle nostre ASD e si è reso disponibile ad un tavolo di confronto nei prossimi giorni. Il tempo per discutere non è molto dato che si dovrà poi giungere a delle decisioni/proposte ancora più definite da presentare nuovamente al nuovo Consiglio Nazionale che si terrà a fine giugno.
Alla fine siamo runner. Ci piace correre, metterci in gioco, progettare nuovi obiettivi e provare a raggiungerli. Fare da spettatori non è nel nostro DNA. Mai.