Correre e scrivere di corsa
Sembra che lo sport più comune e più semplice di tutti sia diventato scrivere. Scrivono i giornalisti, scrivono i blogger, scrivono gli influencer, scrivono i runner. Non solo articoli su siti e blog, non solo post sui social, non solo commenti a foto e immagini, non solo libri. Ma non basta scrivere per saperlo fare. Come non basta infilarsi un paio di scarpe per poter dire di saper correre.
Sono arrivato ad un punto delicato, dove dovermi forzare a scrivere di corsa, senza però riuscire a farlo veramente. O almeno come mi piacerebbe tornare a fare. Ho dovuto cambiare, per forza di cose. Non riuscire ormai da più di un anno ad avere una continuità negli allenamenti, sta rendendo davvero duro poter parlarne in modo diretto. Di cose da dire ne avrei tante. Come anche quelle che mi piacerebbe fare. Ho qui di fianco al computer un foglietto con appuntati tutti gli argomenti per le prossime settimane, forse anche mesi. Articoli che parlano di corsa, di corse, di scarpe, di orologi, di libri, ma anche di gare. E pensieri che ogni giorno mi passano per la testa. Ma farlo senza esserne il vero protagonista non è la stessa cosa.
Non è per apparire. Quello non c’entra. E’ più una questione di stile. Ho le mie idee, le rincorro, le dimostro. Troppo facile raccontare stando seduti su una poltrona come fanno spesso in tante trasmissioni televisive. Quando Corro Ergo Sum è nato è stato davvero il mio diario di bordo. Raccoglievo le mie esperienze e le condividevo. Anche se ora posso ancora parlare e scrivere, ma senza esserci dentro fino in fondo non è la stessa cosa. Non ha la stessa profondità. Non voglio ridurmi come molti altri (blogger, ma non solo) a pubblicare comunicati stampa o fare concorrenza a siti o riviste del settore improvvisandosi maestri-del-sapere. Quello è un altro mondo, fatto di un’altra sostanza, diversa da quella dei sogni. Il mio è sempre stato fatto di sudore, fatica e traguardi. Non che ora non li abbia. Sono solo lontani. Il problema è non sapere quanto.
Ogni giorno leggo nuove storie di corsa. Una volta ero io a raccontarle. E vedo che questo manca anche a chi mi segue. E’ difficile riuscire a in-trattenere un pubblico che non riesce più ad avere quello che ha da sempre cercato. E il mondo del web è spietato in questo senso (e non solo il web). Mors tua, vita mea. Anche se... non basta una tastiera per saper dire. Nemmeno saper parlare. O scrivere. Ma neanche correre. Non trovo quella sana voglia di mettersi in discussione. Di provarci veramente. Con impegno. Serietà. Costanza. Se non per sé stessi, almeno per chi legge (o segue). Un giorno ci si alza e si immagina di essere diventati di colpo super...eroi. O super...scrittori. Puntando sempre ad obiettivi più alti (che poi, dipende dai punti di vista). Neanche il tempo di tagliare il traguardo di una dieci chilometri e si vuole già fare il giro del mondo di corsa. O scrivere un libro. E il resto? La passione? L’allenamento? L'esperienza? L’umiltà?
Mi manca correre, come mi manca scriverne. Non per essere il migliore. Ma per dimostrare che non è quello il modo. Che la passione (non solo per la corsa) è un’altra cosa. Raccontare le emozioni, le difficoltà, il percorso. Immaginare, sognare un traguardo e raggiungerlo. Correre e scrivere come viaggio introspettivo. Come specchio per chi legge. Non conta esserci. Ma essere.