Garmin Forerunner 225 vs 220
Dopo più di un mese di test giornalieri tra allenamento e gare, posso finalmente tirare le somme sul confronto tra i due fratelli esponenti della linea Forerunner di Garmin, il 220 (cardio con fascia) e il 225 (cardio da polso). Non ho mai avuto dubbi sul fatto di essere di fronte a due prodotti completi e affidabili. Fin troppo accessoriati per quanto mi riguarda.
Ma quello è un gusto personale. Quando corro solitamente penso semplicemente a correre, ai miei obiettivi, ai miei allenamenti, concentrandomi su fatica e passo. Qualsiasi gps-cardio da polso è per me un accessorio alla corsa, per cui lo utilizzo come verifica di quanto sto facendo e non tanto come mezzo per fare. Per questo, quello che ho confrontato nella mia analisi, sono semplicemente le funzioni basilari, funzionali al mio tipo di approccio. Ma non per questo i due Forerunner sono passati in secondo piano. Anzi.
E' chiaro che la caratteristica che più ho avuto a cuore d'analizzare sia stata la risposta cardio dal polso. Erano anni che stavo aspettando un prodotto all'altezza. Ma non per questo le altre caratteristiche basilari, come passo o gps, sono andate in secondo piano. Confrontando modelli differenti mi è facilmente capitato di notare che molti fattori risultino sballati da prodotto a prodotto. Ma non in questo caso.
Al primo impatto i due modelli sono molto simili. Cassa tonda, display a colori, cinturino bucherellato. Cambiano leggermente le dimensioni (diametro di 48 mm e spessore di 16 mm per il Forerunner 225, diametro di 45 mm e spessore di 12 mm per il Forerunner 220) dovute probabilmente alla tecnologia in più che il Forerunner 225 deve contenere per la gestione del sensore ottico. Anche lo spazio dedicato al dispaly è esiguo rispetto alle dimensioni complessive della cassa, ma evidentemente la soluzione è la risposta allo stesso problema. La linea è un gusto soggettivo e personalmente credo che una forma quadrata si più funzionale ad una migliore presentazione dei valori sul display, ma allo stesso tempo esteticamente entrambi sono piacevoli da portare al polso anche dopo l'utilizzo sportivo. I cinturini, anche se simili, sono invece molto differenti. Al di là della linea, quello del Forerunner 225 risulta più gommoso e malleabile al tatto, più liscio e rigido invece quello del Forerunner 220. Diversità che sono giustificate dalla differente tipologia di allacciamento che necessitano durante la corsa. Le batterie hanno decisamente lunga durata e non le ho mai ricaricate più di una volta alla settimana pur correndoci tutti i giorni, ma sempre con ancora almeno un 20% di carica residua.
Dal punto di vista funzionale, per le caratteristiche basilari di un gps da corsa, durante l'allenamento non ho trovato grosse differenze. Il firmware caricato su entrambi i prodotti è pressochè identico (suppongo che quello del Forerunner 225 derivi da quello del Forerunner 220) e la versione del software che gestisce il gps è la stessa (nel mio caso la 3.30, nda). L'unica vera variante introdotta nel Forerunner 225 è la finestra dedicata al cardio in cui, un indicatore colorato, permette di identificare le varie fasi di frequenza cardiaca al primo colpo d'occhio. Le varie finestre con i valori di tempo, distanza, passo, cardio, velocità media, veolcità istantanea, calorie, etc. sono customizzabili e switchabili su entrambe i prodotti. Io ho personalizzato solo la prima schermata (le altre le trovo superflue durante la corsa, nda) inserendo in ordine distanza, tempo e frequenza cardiaca. Più il lap automatico (o manuale durante le sessioni di ripetute) dell'ultimo chilometro. La rilevazione del segnale gps (dopo la prima volta che lo si ricerca nello stesso posto) è istantanea e contemporanea e la segnalazione dei lap automatici (e quindi anche la relativa rilevazione di passo e media) ad ogni chilometro è praticamente identica. Mi è capitato uno scarto di qualche metro in qualche caso, soprattutto in percorsi con più curve o in mezzo alle case, ma assolutamente accettabile vista la percentuale di errore da assegnare a qualsiasi gps. Ho trovato molto utile l'utilizzo contemporaneo di bip e vibrazione per le segnalazioni importanti, che siano connessione con fascia o segnale gps o la rilevazione del lap automatico. Purtroppo sia il livello sonoro che di vibrazione del Forerunner 225 sono leggermente più bassi rispetto a quelli del Forerunner 220 e in alcuni casi, quando si è distratti o in mezzo alla confusione, capita di non sentirli.
Ma la cosa che più mi ha sempre fatto gola del Forerunner 225 è stata l'assenza della fascia nella rilevazione del segnale cardiaco. Premetto che tutte le fasce (anche di altre marche) provate fino ad ora mi hanno sempre dato molto fastidio, sia come costrizione pettorale, sia come sfregamento sulla pelle. Devo onestamente dire che invece la nuova fascia morbida Garmin, abbinata al Forerunner 220 (e accoppiabile anche al Forerunner 225) è stata tutt'altra cosa. L'ho indossata anche per allenamenti di venti chilometri senza sentire fastidi eccessivi e senza ritrovarmi poi con bruciori in corrispondenza delle zone di sfregamento. Ma correre liberi è comunque un'altra cosa. Se posizionamento e larghezza della fascia sono facilmente deducibili, lo stesso non si può dire invece per il corretto posizionamento del Forerunner 225 al polso. Ho dovuto (e voluto) fare alcuni tentativi prima di trovare la giusta configurazione.
Tracciati a confrontro: Garmin Forerunner 220, Garmin Forerunner 225, confronto su Garmin Connect (in blu scuro e rosso scuro Forerunner 225) e Strava
Mentre la fascia elastica si adatta perfettamente alla circonferenza del petto rimanendo aderente, per quel che riguarda il posizionamento sul braccio è necessario trovare il giusto equilibrio, non troppo vicino alle ossa del polso e non troppo alto sull'avambraccio (nel mio caso uno/due centimetri in più verso il gomito). Essendo la rilevazione del Forerunner 225 di tipo ottico (un sensore ottico dirige la luce attraverso la pelle e ne misura la quantità restituita, nda) è necessario che non ci siano interferenze di tipo luminoso verso il sensore. Per questo l'orologio ha un anello di silicone applicato sotto la cassa e deve essere legato stretto ed aderente al braccio. Inizialmente, la diversa allacciatura può risultare meno comoda (io ho sempre portato il mio vecchio Forerunner 10 in modo che ci fosse spazio tra cassa e braccio), ma in realtà durante la corsa non ho mai avuto fastidio. E' chiaro che va trovata la giusta misura (nel mio caso il nono buco del cinturino), nè troppo larga per non far entrare luce, nè troppo stretta per non farmare il flusso sanguigno. Braccio sinistro o braccio destro non fa differenza. Quello che invece ho notato ha fatto rendere al meglio il Forerunner 225 è stato bagnare il polso prima di allacciarlo. Evidentemente l'acqua (e, durante la corsa, la condensa di sudore che si crea tra cassa e pelle) facilità l'immediata rilevazione del segnale ottico.
A riposo, appena avviata la ricerca del segnale cardiaco, la velocità di restituzione della frequenza è nettamente più alta con la fascia del Forerunner 220. Praticamente istantanea. Come la reattività nei cambiamenti di frequenza, molto più veloce quando effettuata tramite elettrodi. Il sensore ottico ci impiega invece qualche decina di secondi a sintonizzarsi perfettamente sul battito. Ma in movimento le cose cambiano. Inizialmente, quando non avevo ancora l'abitudine di bagnare il polso prima di iniziare a correre, il Forerunner 225 ha impiegato qualche chilometro (circa una decina di minuti, il tempo del riscaldamento) prima di restituire i valori corretti di frequenza cardiaca, creando dei falsi picchi altissimi. Cosa non più successa in seguito, quando la corsa è inizia già con la pelle bagnata, come si vede perfettamente dai grafici di confronto sia di Garmin Connect che di Strava (vd. foto). Per tutto il tempo di corsa, sensore ottico e fascia hanno restituito esattamente gli stessi dati, con una percentuale massima di sfasamento di due battiti. Anche cambiando ritmo o fermandosi e ripartendo, non c'è stata diversità di rilevazione. Sono rimasto felicemente stupito dalla precisone.
Nelle immagini si possono analizzare i tracciati in due diversi tipi di allenamento (20 Km con variazione di velocità e 15 Km di lento) sui grafici ricavati da Garmin Connect (molto più precisi e fedeli) e da Strava. Nelle sovrapposizioni il segnale più scuro è quello del Forerunner 225 (blu nel caso del passo, rosso nel caso del cardio), quello più chiaro del Forerunner 220. Praticamente identici. Solo nel caso della rilevazione del grafico del passo riportato su Strava ci sono picchi non coincidenti (probabilmente dovuti all'interpretazione degli algoritmi), anche se poi la media è comunque corretta.
In realtà non ho mai avuto la necesssità di allenarmi o fare gare seguendo il battito cardiaco. In gara, soprattutto, non indosserei mai una fascia, non sapendo la reazione che potrebbe darmi durante la corsa. Analizzare e tenere sotto controllo la frequenza cardiaca nel mio caso è più una curiosità, una conferma, piuttosto che un metodo di allenamento. Mi ha fatto piacere riscontrare durante le varie prove che le mie sensazioni si siano perfettamente rispecchiate in quanto rilevato sia dal Garmin Forerunner 220 che dal Forerunner 225. Ma bisognerebbe prima imparare a conoscersi invece di affidarsi ciecamente a degli accessori. Certo, se dovessi, visti i risultati, come mio compagno di corsa ora sceglierei sicuramente il Forerunner 225.