Cariparma Running (Parma)
La Cariparma Running è sempre una certezza. Un'organizzazione impeccabile, un'ampia scelta di percorsi (da questa edizione tutti certificati FIDAL, nda), una vera city-run tutta in centro città, una buona dose di pubblico seppur poco rumoroso, una partecipazione numerosa. Magari non un parterre dei più blasonati, ma meglio ancora per chi vuole tentare uno dei dieci premi di categoria. Coppa, parmigiano, crudo non sono certo da buttare via. E quest'anno anche un clima alleato. Praticamente la giornata perfetta per correre. Ed è bello esserci quando si sente aria di festa, dentro o fuori le transenne. Ci sarebbe voluta una gara impeccabile, inattaccabile, da ricordare. Invece è solo venuto quello che mi ero ripromesso. In realtà in maniera diversa da come progettato, ma il risultato è quello che conta. Eppure non sono soddisfatto.
La cosa che non capisco è come possa essere più lento dell'ultima mezza provata quest'anno a Padova. Allora stavo preparando i diecimila e avevo solo voluto riprendere confidenza con la distanza, eppure ero andato addirittura meglio di oggi. Un martello, mi ricordo bene quella corsa. Contavo di migliorare in questi mesi, di poter provare addirittura ad abbassare il personale, ma sono nettamente lontano dalla forma migliore. Troppo carico? Poco carico? Lavoro sbagliato? Dovrò capire con Fulvio cosa non va o se magari secondo lui è solo questione di tempo. Di sicuro il lavoro in soglia è quello che manca e su cui dovremo pensare di organizzare le prossime settimane. Al prossimo test di Verona, dopotutto, non manca poi molto.
Avevo detto che avrei corso i 21 Km di oggi dai 3' 55" ai 3' 50". Mescolando un po' i ritmi alla fine è stato così. Solo che la strategia sarebbe dovuta essere un graduale aumento e non un miscuglio casuale. Ma probabilmente anche il percorso non si presta ad una corsa lineare tra curve, controcurve e continui sali-scendi. Non strappi impegnativi, ma variazioni che rompono il ritmo. A dir la verità il primo giro è stato anche abbastanza tranquillo. Avrei voluto seguire Gabriele (parmigiano) in partenza, ma ho visto subito che aveva un altro passo rispetto al mio ed ho desistito. Ho invece trovato Simone (Confalonieri) e Gianni (Pistis) ai quali mi sono accodato. Il passo, dopo lo scarico settimanale, è stato subito leggero. Le gambe hanno girato bene nonostante il poco riscaldamento pre-gara. Anzi, più di una volta ho cercato di rallentarmi per non esagerare nella prima parte. Il tempo di superare i primi chilometri della circonvallazione ed ho lasciato Gianni proseguire da solo. Il percoso ormai lo conosco a memoria, anche perchè le variazioni inserite quest'anno hanno modificato il percorsi dei dieci e dei trenta chilometri, ma non i ventuno. Nei primi cinque chilometri non ho praticamente accusato fatica. Tra l'altro con intermedi di altri tempi, nonostante corressi controllato. Forse anche merito della mattinata fresca. Il sole è uscito subito sopra i tetti delle case, ma di ombra ce n'è sempre stata in abbondanza. Oggi è anche stata la prima volta in cui ho avuto problemi con i ristori. A parte il primo bicchiere raccolto al quinto chilometro, e col quale tra l'altro mi sono solo sciacquato la bocca, i seguenti due sono stati un disastro. In entrambe ho fatto fatica ad afferrare i bicchieri di carta troppo ammassati e sono rimasto a bocca asciutta. Nel vero senso della parola. Ci sarà un motivo se preferisco le bottigliette.
Il primo momento critico, come ogni anno, l'ho avuto all'entrata del Parco Ducale. Non mi piace lo sterrato, non mi piace il ghiaino, non mi piacciono le foglie degli ippocastani che riempiono i sentieri, non mi piacciono i vialoni lunghi che lo caratterizzano, non mi piace la planimetria in sali-scendi su tutta la lunghezza, non mi piace la parte finale che si inerpica sul ponte che attraversa il torrente Parma. Non mi piace. Ma me lo sono fatto piacere lo stesso. E proprio appena entrati Franco dalle retrovie mi ha raggiunto, nonostante per lui i chilometri totali da percorrere fossero trenta e non ventuno. Ma ha anche corrisposto al mio primo chilometro lento e così per i seguenti fino al bivio che ha separato le nostre due diverse distanze siamo praticamente rimasti sempre insieme, uno dietro l'altro. Quando ci siamo divisi e sono rimasto con i soli miei avversari, mi sono accorto che sul percorso dei ventuno non eravamo poi molti lì davanti. Il continuo biiip al passaggio sul tappeto del controllo chip mi ha anche aiutato a capire a che distanza fossero gli inseguitori. La segnalazione degli intermedi ha cominciato a sballare un po' rispetto al chilometraggio ufficiale. Normale quando si corre in città con tante curve. Però la media è sempre restata in linea con le aspettative. Il vero cambio di passo, ma negativo, è arrivato poco dopo l'inizio del secondo giro.
I chilometri lanciati di inizio gara sono diventati ben più pesanti con più di dieci chilometri già accumulati. Le gambe sono state il problema principale, non il fiato. Pesanti, basse, quasi trascinate. O almeno questa è l'impressione che io ho avuto. Anche se, nonostante tutto, di posizioni non mi sembra di averne perse, anzi probabilmente ne ho anche recuperata qualcuno superando intanto anche quanti erano partiti un po' troppo forte per i trenta totali. Dopo aver mancato l'ennesimo bicchiere e aver visto calare atrocemente il ritmo, ho deciso di non guardare più il cronometro fino all'arrivo. A volte funziona. A posteriori posso dire che questa volta non ha influito molto. Sono andato a completa sensazione, assecondando le variazioni del percorso e quelle del mio corpo. Ma la scioltezza del primo giro non c'è più stata. Ho avuto qualche piccolo fastidio al flessore destro. Qualche sentore di crampo, ma nulla di preoccupante. Forse la mancanza d'acqua o la ormai poca confidenza con la distanza. Ma tutto passato abbastanza in fretta. Ho cercato di mantenere il ritmo, anche se avrei dovuto a spingere un po' di più. Il risultato è stato invece quello di andare più piano. Praticamente, rileggendo la tabella del gps, ho avuto un black-out tra il 12 km e il 18 Km. In questo c'è di sicuro da migliorare. Quello che invece mi ha colpito è stato il finale a ritmo ben più elevato, nonostanto l'altimetria fosse tutt'altro che amica. E non solo l'ultimo chilometro, ma anche il precedente (3' 47", 3' 42"). Che sia solo una questione di testa? Non lo so. Alla fine l' 1h 22' 14" (diciassettesimo assoluto e sesto di categoria) è il tempo che mi sarei aspettato. Eppure non riesco ad accontentarmi. Di sicuro gli stimoli non finiranno tanto presto.
A chi è andata decisamente meglio invece sono stati i compagni incontrati prima, lungo e dopo la gara. Chiara terza di categoria e decima assoluta e Franco primo di categoria e quindicesimo assoluto nei trenta chilometri. E poi Gabriele, Gianni, Simone e Marcella, tutti a premio e tutti con ottime prestazioni. Mi piacerebbe a volte, che tutto non finisse lì, dopo la gara, salutandoci sul percorso, ma che proseguisse in qualche trattoria. Le gambe sotto il tavolo, un bicchiere di vino e qualche piccolo segreto-podistico da raccontare. Magari la prossima volta sarà quella buona.