Maratonina di Mantova (Mantova) [A2]
Direi male. Sotto tutti i punti di vista. A due settimane dalla maratona una prestazione decisamente sottotono. Se doveva essere una verifica della forma tra quindici giorni sarebbe il caso di rimanere a casa. Ma fortunatamente non lo era. Ho scelto la Mezza di Mantova per aiutarmi nella seduta veloce che avrei dovuto fare, ma non è servito a molto. Cosa non è andato? Le gambe prima di tutto. Due macigni. Fatica a mantenere il ritmo. Fatica ad alzarle. Secondo, il tempo finale. Praticamente lo stesso due settimane fa a Monza. Peccato che allora il pecorso non era così piatto e che prima avevo già corso quattordici chilometri. Vero che la stessa distanza l'ho corsa sabato mattina, ma non può essere una giustificazione. Ultimo, il clima. 91% di umidità. L'ho subito un po' in settimana sulla Martesana, ma ieri era decisamente improponibile. Quello che non capisco però è perchè così non sia stato per tutti, visto che i primi hanno girato secondo i loro tempi normali. Non sono alla ricerca di scuse. Sto solo cercando di analizzare il perchè di una corsa imbarazzante.
Si ringraziano Podisti.net e Andrea Rossi per la gentile concessione sull'utilizzo delle fotografie.
Durante il riscaldamento la divisa mi era già completamente appiccicata addosso come se avessi appena finito la gara. L'umidità è la prima cosa che ho notato al mattino, anche perchè era impossibile non farlo. In fondo al ponte dietro alla linea di partenza però la vista era bellissima. Il castello di Mantova, al di là del lago, con le sue mura e i suoi torrioni. Al via un piccolo scatto controllato per guadagnare qualche posizione e un po' di spazio. Buono il ritmo. Memore della partenza a Parma non mi sono fatto trascinare dai primi cercando di impostare subito il mio passo. Secondo tabella mi si prospettavano tre serie consecutive di 6 Km a 4' 00" ed uno a 3' 50". Un buon ritmo per una mezza, attorno all'1h 24' finale, nulla di trascendentale. Sono ben altri i risultati che vorrei ottenere. Ma forse sarebbe il caso che cominci a fare i conti con la realtà. I primi chilometri sono passati indolori e secondo le previsioni. Un piccolo passaggio in centro a Mantova per fuoriuscirne subito e seguire la pista ciclabile che, risalendo i laghi, passa per il quartiere Cittadella ed arriva a Soave. Bello il percorso tutto curve della ciclabile. Immerso nel verde, leggermente ondulato. Alla nostra destra un torneo di pesca già iniziato da qualche ora. Fino a quando non prendiamo il piccolo ponte in ferro che ci porta al centro canottieri tutto bene. Il ritmo rimane attorno ai 4' 00" come da tabella. Un passaggio un po' sconnesso tra il quinto e sesto chilometro che mi fa aumentare un po' il passo. Quando poi prendiamo il lungo rettilineo prima del giro di boa è già tempo del primo allungo. Ma le gambe non vanno. Come bloccate. Avendo aumentato leggermente il ritmo il chilometro prima non me ne preoccupo. Cerco di ritornare sul passo di prima, ma mi accorgo di fare fatica. Sembra quasi che la strada sia insalita, ma in realtà più piatta non può essere. Soffro incredibilmente la lunga lingua d'asfalto che sembra non finire mai. Mentre il ritmo cala di pochi secondi alla volta, comincio anche a perdere qualche posizione. Ho caldo e sete. Non risco a sentire le gambe come vorrei. Le ginocchia non si alzano, mi sento pesante e lento. Attorno al 10 Km il ritmo di assesta sui 4' 10". Do la colpa all'umidità. Sento arrivare una donna alle mie spalle e voltandomi riconosco ancora la stessa che nel finale di Parma mi aveva rimontato nel finale. E anche all'undicesimo di Monza. Ma allora per me era venticinquesimo. Un moto d'orgoglio mi fa rimanere con lei per qualche chilometro mantenendo il passo, ma in corrispondenza del piccolo strappo del giro di boa cedo qualche metro. Fortunatamente dopo qualche centinaio di metri c'è finalmente il secondo ristoro che mi sembra un miraggio. Acqua e spugne. Sono fradicio di acqua e sudore da capo a piedi. Non ho un centimetro tra canotta, pantaloncini, calze e scarpe che sia asciutto. Ma passato l'effetto benefico dell'acqua la situazione peggiora. Spero che il problema sia imputabile all'umidità, ma comincio ad avere qualche principio di crampo ai flessori. Piccoli sentori, ma che ho imparato a conoscere da subito. E il ritmo cala. Le gambe sempre più pesanti, la posizione sempre più indietro. Se alla partenza non avevo davanti a me più di quindici runners, adesso ne ho più del doppio. Mi accorgo di non averne più. Corro a 4' 20" dopo quindici chilometri e mi sembra di essere al quarantesimo della maratona. E mi deprimo. Spero che a Chiara poco più dietro vada diversamente. Attorno al diciassettesimo ritorniamo sul tracciato già percorso all'andata. Terzo ristoro e un po' più di fiducia vedendo che i chilometri calano. Purtroppo non piove. Mentalmente ripercorro le centinaia di metri che mano a mano ritrovo. Passo il piccolo ponte in ferro dopo i canottieri, il parco lungo il lago. So che l'ultimo chilometro è posizionato all'imbocco del ponte prima del ritorno sull'altra riva. In lontananza lo intravedo anche se manca più di un chilometro. Fortunatamente nel finale recupero qualche posizione e quasi nessuno mi rimonta anche se il ritmo fino al ventesimo non migliora. dal ponte, però, l'ultimo chilometro è tutt'altro che una corsa in discesa. Prima un piccolo tratto sterrato, poi la salitella per risalirlo e tutta la prima metà di rettilineo in salita. Una mazzata. Le gambe sono diventate macigni. Provo a dare tutto il possibile vedendo il gonfiabile dell'arrivo. Dallo sforzo potrei dire di essere sotto i quattro-al-chilometro, ma il cronometro è di tutt'altra idea segnando un deprimente 4' 13". Chiudo i 21,1 Km in 1h 27' 43" ben al di sopra di quanto mi sarei aspettato. Quello che mi rimane da fare è riuscire a capire quale siano i motivi di tanta pesantezza. Spero che il prof. Massini abbia le risposte e non solo parole di circostanza. Spero che il lavoro fatto fino ad ora non sia stata tutta fatica inutile. Spero che le due settimane che mancano mi servano per recuperare forza e forma. Lo spero, perchè un anno fa, nemmeno dopo settimane di stop-forzato avevo fatto così fatica.