Mezza Maratona sul Brembo (Dalmine)
E poi ti arriva la corsa che non t'aspetti. Ci sono poche cose che ultimamente mi fanno emozionare, ma quando per venti chilometri ad ogni passo, ad ogni goccia di sudore, senti e vedi che l'impossibile, l'insperato si sta materializzando non puoi non sentire i brividi che scendono lungo la schiena. L'anno era finito in modo memorabile, ma cominciare così un 2012 ancora da programmare fino in fondo mi dà tanta fiducia e una voglia di tornare subito in strada. Probabilmente è la data del 6 gennaio a portare bene. Lo scorso anno prestazione a sorpresa nella Ciaspolata in Val di Non, quest'anno personal best neanche minimamente preso in considerazione prima di scendere in pista. Probabilmente me lo merito, probabilmente è giusto così, perchè quando ci sono l'impegno, la passione, la voglia, il sacrificio i risultati non possono non arrivare.
Mi sono iscritto alla corsa solo tre giorni fa e questo fa comprendere che non l'abbia per nulla preparata. Una mezza idea ce l'avevo, ma fino all'ultimo ero stato incerto se provarci. Nelle ultime uscite di allenamento le gambe erano quai sempre stanche, appesantite ancora dalla Maratona di Reggio Emilia. Però anche la voglia di correre era tanta. Anche la curiosità di sapere da che punto ripartire per questo nuovo anno. Ho deciso così, all'ultimo, senza programmi, senza obiettivi e questa mattina mi sono presentato al via. Il tempo era da un punto di vista bellissimo, ma da un altro punto di vista piuttosto ostico. Cielo azzurro, terso, temperatura sopra i 6°C, ma anche tanto vento, freddo, pungente. Aria di neve. Anche sulla cima della Roncola si poteva vedere nitida una spruzzata di bianco. Alla partenza trovo i compagni di squadra della Martesana Corse e qualche altro viso conosciuto. Incrocio Eliana Patelli, eletta ormai a mia portafortuna personale. Quando c'è lei riesco sempre a migliorare il mio personale (lei vince sempre a prescindere). Poi mi porto alla partenza insieme a Simone e compare che non vedevo dalla sfortunata Mezza di Castel Rozzone di settembre. Ma quelli erano altri tempi. Alla partenza cerco di portarmi il più avanti possibile per non rimanere troppo imbottigliato e non avere troppo gap dal tempo di gara. Non so realmente cosa aspettarmi dalla corsa. Vorrei migliorare il mio personale, magari riuscire a mettere un quattro nella ventina dei minuti. Ma anche per quello c'è tempo più avanti, la Mezza di Treviglio di fine febbraio e poi la Stramilano a marzo. Non vorrei strafare per poi ritrovarmi ancora a piedi come a settembre. Decido di provare a partire a 4 min/Km e cercare di mentenere la velocità costante il più possibile. Come non detto. Allo sparo dello starter brucio già il primo chilometro a 3' 40" spaccati. Alzo la testa al primo intermedio e in effetti ho poco più avanti di me Eliana e capisco di essere troppo veloce. Provo a rallentare diminuendo il passo. La temperatura tra le vie di Dalmine è pressochè perfetta. Siamo in un piccolo gruppetto e il passo mi sembra regolare. Usciamo in direzione Treviolo e al passare dei chilometri non riesco a credere ai miei occhi, ma soprattutto alle gambe: tutti gli intermedi sono tra i 3' 50" e i 3' 55". Sinceramente ho paura di non riuscire a tenere un simile ritmo fino alla fine dei 21 Km, ma vedo che le gambe vanno in maniera costante e il fiato sembra reggere. Fuori paese ci sono i primi sali-scendi con il passaggio nei sottopassi della statale, una mazzata per le gambe. Speravo che non ci fosse troppa salita, ma conoscendo un po' la zona era probabile che qualche sconnessione ci fosse. Intanto, seppur controvento e nonostante le salite il ritmo rimane abbastanza regolare, con alcuni tratti ancora più veloci.
Passo i 10 Km in 38' 57" con un tempo appena superiore al mio personale sulla distanza. In effetti mi piacerebbe cimentarmi in un bel diecimila se ne avessi l'occasione. Dalla metà gara in poi comincia un'altra corsa, soprattutto per il vento che comincia a soffiare forte, di traverso o contrario. Rimango quasi solo per lunghi tratti e capisco che davanti non ho molta gente. Tra il dodicesimo e il tredicesimo chilometro faccio davvero fatica, un po' per la leggera salita e un po' per il vento. Provo ad accodarmi ai pochi che raggiungo ma ho il passo un po' troppo veloce per rimanere in scia. Andiamo verso Osio e la strada zigzaga parecchio. C'è anche un timido tifo per chi gioca in casa, ma a me basta incrociare un sorriso o sentire un "dai forza!" per prendere fiducia. Chi mi guarda non sa della mia sfida personale, non sa che sto per compiere la mia impresa e ad ogni passo capisco che diventa sempre più vera. Continuo a guadagnare e a rosicchiare secondi fino al diciassettesimo chilometro. Poco prima, in centro ad Osio, passiamo in mezzo a due ali di folla che coprono le transenne sotto al gonfiabile nel centro della piazza. Una botta di adrenalina che mi accompagna per quasi cinquecento metri.
Poi ho un piccolo crollo, un po' per la distanza e un po' per l'ultima salita appena prima del 18 Km. Perdo il passo e anche una ventina di secondi, ma ne ho in abbondanza per arrivare con un primato personale che neanche mai avrei programmato. Gli ultimi chilometri li faccio spalla a spalla con un runner di Bergamo, stesso ritmo, stesso passo. Un rettilineo lunghissimo che non sembra finire come nell'ultima maratona. Guardo un'ultima volta il cronometro al cartello dei 20 Km e segna 1h 18' e qualche secondo. So che è fatta. Le gambe nei calzoncini corti sono un po' intorpidite dall'aria fredda.
Provo ad alzare le ginocchia per dare spinta. Arriviamo davanti al gonfiabile che dovremo passare per due volte prima di fermarci. Riconosco mio Zio Sergio tra il pubblico che mi fotografa e mi incita. Altra botta di adrenalina. Le gambe vanno da sole fino al giro di boa per i cento metri finali. Dietro non mi può raggiungere più nessuno. Sorrido mentre lo speaker scandisce il mio nome poco prima che tagli il traguardo a braccia alzate: 1h 22' 55", praticamente un sogno, il mio. Mio Zio mi raggiunge subito. Ho il fiato corto ma un sorriso che non si potrà più spegnere prima di qualche giorno. Mi sarei accontentato di qualche secondo e invece mi sono migliorato di due minuti e mezzo. Quarantanvesimo in classifica finale, ottavo di categoria. Non so che dire. Poi, la ciliegina sulla torta davanti la ristoro finale, un abbraccio con la mia portafortuna...