Ritiro
I presagi per una brutta domenica c'erano già tutti in partenza, ma non pensavo che le cose capitolassero in questa maniera. Appena alzato un nubifragio si stava abbatendo su tutta la bassa. Sono rimasto indeciso su cosa mettere in borsa, troppi vestiti avrebbero voluto dire troppi chili di acqua addosso. Mentre dalla macchina cammino verso il punto di ritrovo ho una fitta al ginocchio destro, all'altezza della bandelletta ileotibiale, la stessa che in settimana mi aveva dato qualche fastidio. Un dolore momentaneo, ma passa quasi subito. Alla partenza incontro i pochi del gruppo presenti e faccio i primi chilometri con Iacopo. In teoria avrei dovuto compiere un giro da 7 Km e poi uno da 30 Km, ma i cartelli della Stratreviglio già segnavano una variazione sulle distanze con il percorso da 30 Km ridotto a 27 Km causa impraticabilità dell'unico tratto su sentieri di campagna.
Poco male, il totale sarebbe comunque bastato come lungo per l'allenamento. La buona notizia è che alla partenza della pioggia non c'è nemmeno l'ombra. Uno scroscio forte pochi minuti prima di partire e poi clima umido ma perfetto per correre. Faccio i primi tre chilometri con Iacopo, forse anche un po' troppo voleci rispetto al ritmo da impostare. Al primo bivio ci lasciamo e ritorno verso il centro di Treviglio. Poco prima dell'arrivo incrocio Simone, oggi in veste di volontario lungo il percorso. Un saluto veloce, una sosta per bere un bicchiere d'acqua e riparto dopo 31' precisi. I primi tre chilometri sono ancora gli stessi fatti con Iacopo, ma al bivio prendo per Badalasco. Comincio sentire un leggero fastidio al ginocchio, ma cerco di convincermi che è solamente un fastidio momentaneo. Aumento leggermente il passo e le sensazioni cambiano. Quando passo il ristoro di Badalasco e mi immetto lungo le strade che portano verso Fara ho però la brutta sorpresa. Una fitta, poi ancora un'altra più forte. Sono al 6 Km, 13 Km totale. Rallento, cammino qualche metro e poi mi fermo. Il dolore al ginocchio diventa forte e quando provo a riprendere il passo mi accorgo di non riuscire più a correre. Resto fermo qualche minuto non sapendo cosa fare, poi mi giro e mi incammino lungo la strada appena percorsa per provare a tornare al ristoro. Anche camminando il dolore persiste. La testa va subito alla Maratona di Reggio Emilia. Come già lo scorso anno mi era capitato con la schiena, anche questa vola il carico di lavoro ha portato brutte conseguenze. Chiedo un passaggio per non rifarmi tutta la strada a piedi e mi accompagnano fino al ritrovo in centro a Treviglio. C'è già molta gente, ma non c'è ressa e dando un occhio all'interno del gazebo dei massaggi trovo un lettino libero. Approfitto del massaggio, fatto oltretutto da una ragazza tanto brava quanto bella, chiedendo delucidazioni anche per quel che riguarda il ginocchio. Mi tranquillizza dicendo che probabilmente è solo un sovraccarico di lavoro, come avevo anche io pensato. Il problema adesso è quelo di stabilire quanti giorni mi servono per il recupero completo. Perdere più di una settimana vorrebbe dire buttare al vento tutto il lavoro svolto fino ad ora e soprattutto rinunciare agli obiettivi di maratona. Ma per questo vedremo nei prossimi giorni. La cosa che invece più ha stupito è vedere come il fisico ancora una volta venga influenzato dalla mente. Quando la testa non è tranquilla c'è sempre il rischio di farsi male. E' stata la prima volta che in una corsa, che fosse agonistica o amatoriale, mi ritiro. Sono sempre andato in fondo anche quando ho avuto qualche problema, come a settembre col nervo sciatico, ma forse è meglio fermarsi subito per pochi giorni piuttosto che persistere e poi rimanere fermo per un mese. L'esperienza insegna.