Terapia d'urto
A mali estremi, estremi rimedi. Non so se serva un miracolo, una magia, solo un po' di speranza o incoscienza. Ma so che se c'è ancora una sola piccola possibilità che possa trovarmi sulla linea di partenza della Milano Marathon allora me la giocherò. E lo scoprirò solo il giorno prima. Se devo esserci, non ci voglio essere solo per partecipare. Ma per vincere.
Domenica l'ultimo medio-veloce a sette giorni dalla maratona è stato un assoluto disastro. La peggior vigilia che abbia mai corso. Nonostante i due giorni di pausa e la tecar per provare a disinfiammare la gamba, appena partito ho capito che sarebbe stato meglio non farlo. Fastidio al tibiale anteriore che è aumentato poco alla volta e sempre più rapidamente con l'aumentare del ritmo, passando ai tibiale posteriore, ai gemelli, al collo del piede, andando a irrigidire gamba e caviglia e facendomi correre in maniera del tutto scomposta. Il ritmo l'ho tenuto, partendo forse anche troppo veloce e con alcuni strappi, ma con troppa fatica. Chiudere un allenamento di 16 Km a ritmo maratona, con riscaldamento e defaticamento, a 161 bpm vuol dire che qualcosa è andato storto. Neanche nelle sedute di ripetute il cardio è mai stato così alto.
E la giornata di Pasqua mi è servita per metabolizzare la possibile rinuncia alla maratona. Impossibile, impensabile resistere per quarantadue chilometri in una condizione non ottimale, col rischio poi di peggiorare l'infortunio e prolungare l'agonìa. Ma in aiuto sono arrivati Gianluca e Davide. Terapia d'urto. Con Gianluca è funzionato. Con me ci stiamo provando. Di sicuro posso scongiurare lesioni. Ma in compenso un'infiammazione che comprende tibiale anteriore, tibiale posteriore e che va ad interessare tutta la zona dal polpaccio al piede. Le sensazioni non mentono. So che la miglior soluzione sarebbe il riposo, ma se c'è anche solo una piccola possibilità per correre a Milano, ci voglio provare. Ma senza rischiare di cadere in stop più lunghi.
Per cui, funzionerà in questa maniera. Approfittando dello scarico pre-maratona, seguirò le uscite previste dal prof. Massini per tutta settimana. Otto chilometri di lento oggi, otto chilometri con progressione finale domani, sei chilometri lenti di richiamo venerdì. In modo che gambe e cardio si stabilizzino e non perdano tono e ritmo. Contemporaneamente, tutti i giorni, terepia con Davide per cercare di disinfiammare la gamba e farla tornare al suo stato normale, approfittanto anche degli allenamenti con le Nike Pegasus 32, sicuramente più morbide rispetto a Asics MetaRun e Saucony Triumph ISO 2.
Nell'uscita di questa mattina, dopo la terapia di ieri, qualche risultato l'ho già avuto. Fastidio, ma non dolore. Anche il fatto di aver corso solo un lento (che poi si è rivelato un progressivo in realtà) ha sicuramente giovato. La cosa strana è stata sentire il dolore spostarsi poco alla volta da una zona della gamba all'altra. Prima la fitta al tibiale posteriore, poi verso l'anteriore, poi sul collo del piede, poi verso il gemello. Ma senza mai tramutarsi in dolore. Questo è quello che mi ha ridato la fiducia persa nei giorni scorsi. Ad oggi potrei solo pensare di essere spettatore alla maratona, ma forse una piccola speranza si sta riaccendendo.
La seconda cosa che mi preoccupa poi è quella di aver perso ritmo. Gamba. Fiato. Resistenza. Mi sembra impossibile, ma domenica ho davvero fatto tanta, troppa fatica. Forse condizionato dai problemi e dalla postura e sicuramente non aiutato dai due giorni di stop. Probabilmente ritrovare la motivazione potrebbe essere la medicina per guarire tutti i mali. In ogni caso, adesso, non mi resta che viverla giorno per giorno. Valutare di seduta in seduta sperando che Davide riesca nel miracolo. E sabato apriremo la busta. Si o no?