[1] Maratona della Franciacorta (Adro)
La prima è andata. Almeno adesso so a cosa andrò incontro nelle prossime due tappe. O meglio, so cosa è stato ieri e cosa mi devo aspettare in termini di fatica, percorso e caldo. L'altra incognita che ancora rimane sono le tre gare consecutive nelle gambe. Ma di questo mi preoccuperò questa sera quando sarò sulla salita del diciassettesimo chilometro. Le aspettative sono state rispecchiate tutte: grand caldo, bellissimo percorso e tanta voglia di correre. Speravo in realtà di riuscire a godermi un po' di più i passaggi tra vigneti e colline verdi del bresciano, ma è andata bene così. Anche perchè viste le premesse di giornata è stato un miracolo che siamo riusciti ad arrivare ad Adro prima del via.
Quando Franco è passato a prendermi per partire, ci siamo trovati subito con un dubbio amletico: come ci entriamo in autostrada? Un incidente all'altezza di Trezzo d'Adda aveva già creato 17 Km sulla A4 esattamente nella nostra direzione e altrettante code chilometriche sulle strade urbane per arrivare ai caselli. Abbiamo girovagato nelle campagne della martesana per trovare una scorciatoia per poi arrenderci e impiegarci più di un'ora solo per riuscire a prendere il biglietto di entrata. Fortunatamente però nel frattempo la situazione si è sbloccata e un'ora prima dello sparo siamo riusciti ad arrivare alla partenza. Il tempo di cambiarci e un breve riscaldamento (che poi fare un riscaldamento col caldo che fa è sempre un dilemma) per poi posizionarci per il via. Più di 30°C e sole ancora caldo nonostante il tramonto vicino. Tante le maglie che corrono: Free Zone, Atletica Paratico, Atletica Franciacorta... e tante le facce forti. Al via è il solito sprint iniziale. La discesa aiuta le gambe a girare subito bene, ma dopo la lezione di Trieste, cerco di non esagerare troppo. Tra l'altro coincidenza vuole che il mio numero di pettorale sia lo stesso di una settimana fa, 52. La tattica di giornata prevede che si risparmino le forze, ma una volta in gara è difficile. Ci pensano però i primi strappetti a ricordarmelo e farmi controllare di più il passo. Franco è al mio fianco. Un po' avanti io un po' più avanti lui a tratti. Lasciato subito il paese la prima salita impegnativa su sterrato e ciottolato allunga decisamente le fila. Pensavo e speravo di riuscire a stare molto più vicino ai primi, ma il gruppo di testa è decisamente di un altro livello. D'altronde la terra di bergamaschi e bresciani non è per nulla di facile conquistare.
Nelle campagne praticamente corriamo da soli come se ci stessimo allenando. Il caldo non accenna a diminuire minimamente. Chi ha dato subito troppo in partenza si deve arrendere a subire tutti i chilometri restanti. Per noi invece, controllando di tanto in tanto il cronometro, sembra che il passo sia abbastanza regolare valutando di volta in volta salite e discese. Sfiorata Erbusco e lanciati verso il santuario di Adro dove sono posizionati arrivo e partenza, la prima lunga salita. Impegnativa per la lunghezza e la fatica già accumulata, non per la pendenza. Fortunatamente tutta la gara è ben corribile. Poi sono solo campi. Stradine sterrate lungo i campi. Vie asfaltate che attraversano i campi. Ciottolati alberati che attraversano i campi. E le immense ville di chi ha la fortuna di abitare in Franciacorta. Distese di vigneti e prati colmi di fieno che inebriano le narici con l'aria calda che sale da terra. Al quinto chilometro la prima e lunga discesa fino all'ottavo. La prima donna, Josephine Wangoi, ci supera di slancio mentre noi cerchiamo di riprendere anche un po' di fiato aiutati dal percorso. Le gambe cominciano ad essere pesanti. Il sudore riga testa e occhiali da sole. La canotta è ormai buona solo da strizzare. Scendiamo, scendiamo e scendiamo. E io comincio già a ripensare alla salita che prima o poi ricomincerà. Esattamente all'ottavo chilometro, tre alla fine. La prendo con calma. Ormai le posizioni sono quasi delineate e tra un gruppetto e l'altro la distanza è quasi costante. Franco prende qualche metro di vantaggio ma non voglio aumentare il passo che mi viene naturale per affiancarlo. Risaliamo la collina verso Adro. Il riferimento del Santuario è ben visibile anche in lontananza. Aspetto che il cronometro segni il nuovo intermedio e quello successivo fino all'ultimo chilometro. Alle spalle non sento nessuno avvicinarsi. Il dubbio che mi rimane è solo sapere quanti di quelli che ho davanti parteciperanno a tutte le tappe della maratona e quanti solo alla singola gara. Ma la risposta la potrò avere solo dopo l'arrivo. Inizia l'ultima parte di sterrato che sfiora il gonfiabile prima dell'ultimo breve ma impegnativo strappetto finale. Immagino si passi per quella strada che senza saperlo ho corso durante il riscaldamento. Per un breve tratto, dopo una curva affianco Franco, che poi riprende il suo vantaggio. Attraversiamo l'unico tratto di pubblico vicini all'arrivo e poi l'ultima salita. In cima allungo il passo. Le gambe riprendono subito ritmo. Riaffianco Franco e continuo in progressione. Non so se lui si accodi o se rimanga distaccato. Sento però alle spalle arrivare il passo di chi ci segue e senza mai voltarmi aumento, aiutato dalla discesa, fino alla linea del traguardo. Progressione che mi fa capire che ne avrei avuto ancora se avessi voluto aumentare il passo. Ma era la gara che volevo fare e il 44' 56" finale (4' 02" di media, 29° posizione generale) mi va più che bene. D'altronde siamo solo al 11,1 Km di una maratona. Chiara è poco più dietro, controllata come sa fare, e già terza in classifica generale.
Oggi sarà una sfida quasi decisiva. Gambe stanche e pensiero alle lunghe salite che ci aspettano. Sarà importante partire ancora più controllati per non perdere minuti preziosi nella seconda parte di gara. Facile dirlo dietro ad una tastiera. Sarà bene ricordarselo con la terra sotto i piedi.