Cariparma Running (Parma)
La danza della pioggia ha funzionato, ma va perfezionata. Ancora non so come interpretare questo primo vero lungo pre-maratona. Tre facce della stessa gara. Tre, come i giri da completare. Una cosa è certa: se avessi fatto una gara sui diecimila avrei fatto bene. Quello che mi manca, al momento, è la velocità sulla distanza. La resistenza. E pensare che appena partito ero rimasto sbalordito della facilità di corsa che avevo. Gambe pulite che giravano da sole. La sorpresa delle prima gocce di pioggia e il cielo grigio plumbeo. La salita mi è sembrata discesa. Poi... poi la pioggia è finita, gli avversari sono stati sempre di meno. Io e la strada. E la discesa è diventata salita.
Si ringraziano Arturo Barbieri e Podisti.net per la gentile concessione sull'utilizzo delle fotografie.
Di sicuro i 31,650 Km della Cariparma Running sono stati il test che sarebbero dovuti essere in vista della Maratona di Carpi. Per capire il livello della mia preparazione. Un buon allenamento. Il punto di partenza per l'ultimo mese. Adesso so, sappiamo, che se fino ad ora abbiamo lavorato sulla velocità, è il momento di passare a lavori di durata. Non che il chilometraggio fino ad ora sia stato leggero, ma nelle prossime settimane ci sarà da spingere ancora di più. La cosa che maggiormente temevo in assoluto era il sole che alla fine non c'è stato. La partenza alle 9.30 del mattino dà il vantaggio di non doversi svegliare troppo presto per chi arriva da fuori come noi, ma è anche un supplizio se la giornata è tipicamente estiva e soleggiata come lo scorso anno. Nonostante il margine di tempo che ci siamo presi, ci presentiamo in griglia di partenza a pochi minuti dal via. Con me e Chiara anche Simone. Compaesano. Coallievo del prof. Massini. Avversario di società. Compagno in gara. In pratica un mix perfetto per passare una giornata insieme. Partiamo affiancati, ma so che non dureremo molto insieme. Vorrei essere già al suo livello, ma a volte bisogna imparare a fare i conti anche con la realtà. E l'età. I problemi di pesantezza alle gambe avuti nelle scorse settimane sembrano scomparso all'improvviso. Cerco di non spingere troppo facendomi trascinare dai primi in gara sulle distanze dei diecimila e della mezza, ma il primo intermedio è comunque troppo alto, 3' 36". Rallentiamo, entrando nella piccola circonvallazione in centro città. Simone sta davanti, io poco più dietro. Conosco e scambio due chiacchiere con Gabriele, parmense amico di Laura, che ci sfila destinato alla sua mezza. Provo a rallentare, perchè in realtà non ci riesco come vorrei. Dovrei correre almeno la prima parte di gara sui 4' 5"/10" e provare ad aumentare nella seconda parte. Ma per i primi quattro non salgo mai sopra i 4' 00". Solo il quinto chilometro è un po' più lento in corrispondenza del secondo tratto di circonvallazione. Non siamo in molti lì davanti. Simone ha già preso qualche centinaio di metri ed io chiudo il primo grosso gruppone di testa. Dopo il primo ristoro, prima di entrare al Parco Ducale riprendo nuovamente il ritmo. Intanto è cominciato a piovere da qualche chilometro. Manna per il fisico, ma qualche problema in più per la stabilità, soprattutto nei tratti di pavè del centro, dove è facile scivolare. Non mi ricordavo che le strade fossero così tanto irregolari. I due chilometri del parco sono pesanti, sia come percorso (due andate e ritorni) che come terreno (terra battuta e sassolini). Il ritmo si abbassa di qualche secondo, ma appena ritornati sull'asfalto riprendo a macinare chilometri con le gambe che girano a dovere. Vorrei che fosse così per tutta la gara, ma so che non è possibile. Passo il 10 Km in 39' 02". Buon tempo, ma troppo veloce per le mie attuali condizioni. Gli ultimi cinquecento metri prima di passare per la prima volta sul traguardo sono pieni di gente: trenta chilometri, mezza, dieci competitiva, dieci non competitiva, cinque della family-run. Poi, come per magia, passato l'arco del traguardo, quasi il nulla. Come scomparsi. Qualche sparuto gruppetto di podisti davanti e dietro. Le ginocchia stanno bene. Fisicamente mi sento a posto. Ma proprio in corrispondenza del primo falsopiano, che alla partenza nemmeno avevo percepito, il ritmo comincia a calare. Nulla di preoccupante. Mi stabilizzo sui 4' 10" che avrei dovuto tenere ad inizio gara. Nel frattempo la pioggia poco a poco diminuisce. La fascia che ho accuratamente deciso di indossare sulla fronte fa appieno il suo dovere: trattiene il sudore senza farlo cadere sugli occhi e mantiene la testa al fresco assorbendo l'acqua che mi verso in testa ai ristori. Verso il 13 Km l'unico piccolo inconveniente di giornata: una signora con i sui due figli, tutti con ombrelli aperti, decidono di attraversare la strada esattamente davanti al ristoro-spugnaggio mentre sto arrivando. Mi faccio sentire gridando dalla distanza. Invece di spostarsi proseguono la loro passeggiata verso la messa proprio lungo il bancone delle spugne. Ne riesco solo ad afferrare una. E prima di finire di strizzarmela sulla fronte benedico la schiena della mamma che forse avrà imparato qualcosa di nuovo. Comincio a subire le salite che si alternano lungo tutto il percorso. Ogni tanto qualcuno mi supera, ma confido sempre che stia correndo la mezza dato il ritmo decisamente diverso dal mio. Dopo metà gara comincio a lottare con la testa. Guardo le vie, i cartelli e mi ripeto che facendo ancora un giro poi sarà sufficiente arrivare al traguardo. Solo dieci chilometri e il count-down. In realtà credevo di subire maggiormente il percorso a circuito. Invece suddividere tutto su giri di dieci chilometri è stato quasi un beneficio. Già al secondo passaggio so quale sia la traiettoria migliore ad ogni curva, ho il riferimento del posizionamento dei ristori, mi ricordo i tratti di maggior fatica, le salitelle, le discese, dove si trova il pubblico, in quali zone si incrociano i percorsi. Ma la seconda parte di gara è anche quella dove subisco maggiormente la stanchezza. Passo i 21 Km i 1h 26' e superato il traguardo mi trovo davanti ad un deserto completo. L'avversario che mi precede è un puntino bianco in lontananza. Dietro a me nessuno. I pochi tra il pubblico che conoscono la struttra della gara ci applaudono all'ultimo passaggio. I primi chilometri sono forse i più difficili. Ancora lontani un giro dal traguardo appena lasciato alle spalle. La circolazione sulle strade è già ripresa e ci si sente un po' abbandonati lungo il percorso. Soli. La cosa che più mi condiziona però è il ritmo che cala vistosamente, tra i 4' 20" e i 4' 30" al chilometro. Anche la testa cede e continuo a pensare alla maratona. Non riuscire a mantenere il ritmo mi abbatte. Complice anche l'umidità che già da un po' ha cominciato a salire dall'asfalto. Passando per alcune strette vie del centro la poca aria che circola diventa inesistente. Qualche piccolo sentore di crampo ai flessori, ma fortunatamente non si trasforma mai in qualcosa di più forte. Penso alla gara. Penso agli allenamenti. Penso alle prossime settimane. Penso a Chiara che è poco dietro. Penso a Carpi. E' quello che più mi martella in testa. E penso all'arrivo. Man mano che i chilometri passano so che non dovrò più ritornare allo stesso passaggio e conto la distanza che mi separa dal Parco Ducale: fuoriuscito ci sarà poi solo l'ultimo chilometro e mezzo. In due recuperano una posizione allontanandosi piano piano, ma non riesco a reagire, fino a quando non vedo il cartello dei 30 Km (2h 06'). Aumento leggermente il passo, ma con la strada in leggera salita non è semplice. Dalle retrovie sento arrivare le bici dello staff e a cinquecento metri dall'arrivo la prima donna mi sopravanza. Mi accodo. Sono le ultime energie e riesco a farmi trascinare fino ad un centinaio di metri dal gonfiabile dove riprendo la posizione che mi spettava dopo 2h 13' 32" di gara. Sono fradicio dalla testa ai piedi tra acqua e sudore. Avrei voluto chiudere almeno sette minuti sotto il tempo finale, ma evidentemente non era nè giornata nè periodo. Strategia sbagliata e probabilmente troppo umido. Ma... c'è sempre un ma. Quando leggiamo la classifica non possiamo poi che sorridere: 21° assoluto e 5° di categoria (Chiara 2h 20' 56", 6° donna e 2° di categoria, nda). La fatica che facciamo per arrivare alla macchina con i premi di categoria (parmigiano, fiocco, malvasia, lambrusco, pasta più varie ed eventuali...) è più di quella fatta in gara. Le ginocchia, che durante la corsa non si erano mai fatte vive, cominciano a protestare duramente. Segni che ti fanno capire, se ancora servisse, che non è stata una passeggiata. E non è ancora finita.