Campionato Brianzolo di Cross (Carate)
Ultimo Cross di stagione, come ogni anno a Carate Brianza. Nessuna ambizioni per classifiche o premiazioni, solo la voglia di fare bene guardando avanti. E così ho fatto. Di voglia ne avevo tanta, ma c'è sempre anche tanta paura di esagerare, di andare oltre e avere qualche ricaduta. Il percorso di Carate è un vero percorso da cross. Sembra facile, piano, ma è un continuo sali-scendi, spingi e riparti, terreno morbido, molle e duro. Le gambe fanno fatica, il ritmo cambia ad ogni curva mentre i chiodi si sirmpiono di foglie, di terra, di fango, di stanchezza. Ma è sempre bello esserci, per l'ultimo nostro sabato di sport. Poi ci sarà da aspettare un altro anno.
C'è tanta gente quando a correre sono prima i bambini e poi i ragazzi mamme e papà che si sbracciano e sgolano, a volte pure troppo. Il giardino della villa in cui è disegnato il percorso che ho sempre visto verde alla luce e al caldo del sole è un tappeto bianco di neve, attraversato da curve e rettilinei marroni. Fa freddo. La mia preoccupazione più grossa è la schiena, soprattutto per le brevi e pesanti discese dai dossi, con buche, sassi e radici nascoste dalle foglie. Rimanere in maglietta e pantaloncini è quasi una sfida. Mi scaldo a bordo percorso e i piedi sono bagnati già dopo qualche minuto. Alla partenza saluto gli avversari delle ultime settimane, amici oramai. Ci si conosce, come si conoscono i ritmi dell'uno e dell'altro, i pregi e i difetti, i punti deboli e quelli di forza. Vorrei provare a partire tranquillo e a spingere nella seconda metà, un po' come fa (bene) Chiara (tra le altre cose, premiata terza di batteria e vincitrice di categoria con cinque primi posti su cinque gare, nda). Cerco di trattenermi e penso di fare bene ma già al primo chilometro mi accorgo di essere troppo veloce, 3' 53". Provo a rallentare leggermente e a mantenere il passo. La prima parte di gara è un passaggio nelle sabbie mobili, con un serpentone tutto andate e ritorni dopo la terra ha lasciato posto a fango molliccio fino alle caviglie. Pesantissimo. Il passaggio nel boschetto dopo la piccola discesa e salita è invece duro e lascia riposare un po' di più i muscoli. Diversamente dagli altri anni, il lungo rettilineo che portava sul retro della villa è stato cancellato e allora ci ributtiamo nei veloci sali-scendi prima del rettilineo d'arrivo. Anche il secondo chilometro dice bene, con un buon 3' 57". Il problema è riuscire a mantenere il passo. Le gambe sono segnate, le scarpe inzuppate e ricoprte da uno strato di fango. la parte pesante iniziale lascia il segno nel secondo giro dove terzo e quarto chilometro sono nettamente più lenti, rispettivamente 4' 07" e 4' 04". Un po' mi riprendo col terzo giro, sapendo di dover dare tutto, ma non basta visto che ancora la prima parte la subisco oltremodo (4' 11"). Solo la vista della parte finale mi aiuta a dare il resto, superando qualche avversario e arrivando da solo sul traguardo dei 5,6 Km senza sprint al batticuore in 22' 33" (3' 53" il tratto finale). Circa lo stesso tempo di un anno fa quando le cose andavano alla grande, ma quella corsa era andata male. Strano come le stesse cose possano avere significati differenti a seconda di come le si guardino.