Questo sito utilizza cookies, anche di terze parti, per personalizzare i contenuti e gli annunci, fornire le funzioni dei social-media e analizzare il traffico generato. Continuando a navigare in questo sito web acconsenti all'uso dei cookies.

Ciaspolada (Fondo)

L'assoluta novità di quest'anno è stata la partecipazione al Campionato del Mondo di Ciaspole 2013. Senza nessuna pretesa, ben chiaro. Ma un gettone di presenza. Un po' come quelle occasioni da prendere al volo. Quando mi ricapiterà di poter partecipare ad un campionato mondiale di qualcosa? Oltretutto sapevo benissimo in partenza quale fosse il mio stato di forma, per cui l'unico obiettivo è stato quello di provare a migliorare il tempo dell'ultima Ciaspolada, nel 2011, e divertirmi, anche in preparazione dei prossimi Cross. Con oltretutto l'incognita del percorso che ogni anno cambia sia come percorrenza che come distanza.

Il tempo ci ha fatto un regalo. O forse uno sgarro, dipende da come la si guarda. Sole, cielo azzurro e limpido, caldo, temperatura che si aggira tra i 10° e i 15°C. Le colline verdi dell'alta Val di Non, da Romeno a Fondo, attraversate da una lunga striscia bianca che ricopre in parte la pista ciclabile. Sembra essere fuoriluogo quella poca neve depositata con i camion e le ruspe, ma ad esserlo in realtà è tutto il resto, in un inverno che di invernale ha ben poco e che sembra più un principio di primavera. Alla partenza cappellini, guanti e completi pesanti danno più fastidio che altro. Entro con Chiara tra i primi sotto il cancello della primissima griglia di partenza riservata al Campionato Mondiale. Ci fermano e controllano le ciaspole, che non abbiamo ancora fissato ai piedi, per verificare che la misura non sia inferiore a quella permessa in gara. Mentre ci riscaldiamo davanti all'arco della partenza incontro Luca e Tito. Fa piacere vedere qualche faccia conosciuta e scambiare quattro chiacchiere. Loro sono più professionali di noi, con ai piedi delle vere ciaspole da corsa: qualche etto in meno e un po' più di agilità nel movimento. Un po' alla volta cominciano ad arrivare anche gli atleti di spicco e li vedo sfrecciare sulla neve come ai piedi avessero solo scarpe da running. Il grosso della manifestazione è invece assiepato in cima alla collina. Quasi quattromila persone per la marcia non-competitiva. Un po' meno rispetto gli altri anni, probabilmente a causa dell'epifania che cade di domenica e non in settimana. In attesa del via, dalla prima linea della partenza, guardo la lingua bianca allungarsi fino all'arrivo di Fondo. Sono solo pocomeno di sei chilometri (5,6 Km), ma so che saranno da sudare. La partenza è abbastanza confusa. Il rumore delle ciaspole che affondano nella neve pressata con i rampini di metallo diventa quasi un frastuono improvviso. Schizzi di giaccio che arrivano in faccia e uno scatto iniziale trascinati da più veloci che si accodano alla motoslitta delle riprese televisive. Dopo il primo curvone a destra e l'inizio della strettoia ho già il cuore in gola. Forse ho esagerato con la partenza. Mi devo abituare a partire più piano e soprattutto ricordare che i ritmi di un anno fa non ci sono più. Rallento un attimo il passo e nonostante tutto passo il primo chilometro a 4' 14". Da una parte e dall'altra mi sfilano in molti ma il gruppo di testa per tutta la prima parte di gara è lì davanti, capitanato dalla motoslitta. Affianchiamao Cavareno e mi aspetto da un momento all'altro di scendere la collina per entrare in paese, ma la deviazione non arriva mai. Solo qualche curva e qualche piccolo sali-scendi. La giornata di sole è quasi surreale. Sugli occhiali da sole cominciano a scendere le gocie di sudore che cadono dalla fronte. Risaliamo appena sulla collinetta e prima di tuffarci lungo la discesa che porta a Sarnonico mi sfilo i guanti dalle mani bollenti. Mi aspettavo di trovare molto più pubblico soprattutto nei tratti di paese lungo le transenne. Probabilmente ho anche legato male la scarpa sinistra perchè comincia a farmi male l'esterno del tallone e rinocosco il bruciore da vescica. Non sempre usare scarpe vecchie ha dei vantaggi, soprattutto quando sono diventate un po' troppo secche. Non posso fermarmi e riprendo controllando il cronometro di tanto in tanto. Gli intermedi sono sempre tra i 5' 05" e i 5' 10", più consoni alla stanchezza e alla fatica che faccio. Però dopo il cartello del quarto chilometro so bene che strada mi aspetta, la stessa di ogni edizione. Un lungo salitone per tornare sul dorso della collina, e una lunga discesa ondulata fino all'inizio di Fondo. Non forzo nei tratti di discesa e risparmio un po' di forze in vista dell'ultimo chilometro tutto in salita per arrivare nella piazza dell'arrivo. Sto testa a testa con una ragazza che è un po' meno costante di me. Ci superiamo a vicenda fino a quando prende il largo e non faccio nulla per riprenderla. Non è periodo per forzare. Il tedesco davanti a me cade inciampando nei suoi piedi, ma un po' se l'è cercata. Era da almeno mezzo chilometro che sgomitava con tutti balzellando da una parte e l'altra della pista. Entriamo in paese e rimangono solo gli ultimi sforzi per tagliare il traguardo. La lingua di neve è irregolarissima rispetto al passaggio sui prati. Zigzaghiamo tra piccoli e stretti vicoli fino al passaggio davanti alla chiesa. Non penso a nessuno sprint, gustandomi la passerella finale e fermando il cronometro a 28' 27". Tito è arrivato da un po', ma anche io non sono messo poi male. A ruota arrivano Luca e Chiara. Peccato che un problema tecnico abbia reso indisponibile tempi e classifica finale (ancora al momento incomplete, nda), lasciando solo spazio alla premiazione dei primi arrivati. Ma con un italiano (Baldaccini) e un'italiana (Morlini) Campioni del Mondo resta solo da festeggiare. Chissà, magari il prossimo anno ci sarà una bufera di neve e allora le cose cambieranno.